I protagonisti del giorno. Top e Flop del 10 dicembre 2020

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

ENZO SALERA

Non è mai bello dover dire “Vi avevo avvertito”: ma è innegabile che nei mesi scorsi il sindaco di Cassino Enzo Salera avesse avvertito che con il taglio di circa 350 parlamentari si sarebbe risparmiato nulla ma si sarebbe persa la possibilità di avere un Deputato ed un Senatore eletto dai Comuni del Cassinate. È andata a finire esattamente come aveva detto lui.

Tutto nel silenzio della politica locale. Nessuno che abbia alzato la testa. Fino a ieri. Enzo Salera ha convocato la Consulta dei sindaci, ribadendo il ruolo guida del Comune di Cassino in quel circondario. Andava fatto, doveva farlo Cassino, così è andata. (Leggi qui I sindaci alzano la testa: “No al taglio dei parlamentari di Cassino”).

Il fatto che solo una parte dei Comuni abbia risposto a quell’invito è un segnale tutto da interpretare. Saranno i prossimi giorni a dire se ci sia soltanto disillusione, se ormai nessuno creda più alla possibilità che deputati e senatori possano inciudere sui problemi del territorio come avveniva invece ai tempi della I Repubblica.

Oppure se il problema sia proprio il ruolo di portabandiera chr sempre più spesso Enzo Salera sta ricoprendo, iniziando a prendere le misure per la carica di Presidente della Provincia di Frosinone.

Lui non ha dato peso ai numeri. Importante era dare un segnale dal territorio. Lo ha dato.

Segnali nel grigiore

MATTEO RENZI

Ha affermato un principio e ha avuto il coraggio di farlo al Senato, guardando in faccia il presidente del consiglio Giuseppe Conte. Il principio è quello che la politica non può essere sostituita dalle task force di Conte, ispirate da un Movimento Cinque Stelle trasformatosi nella principale forza di sistema del Paese. Perché sono proprio i Cinque Stelle ad aver teorizzato il superamento del Parlamento. Renzi ha detto che «la riforma del Mes va nella direzione giusta».

Matteo Renzi

Ma non può bastare. Ha aggiunto: «I duecento miliardi sono una conquista ma anche una grande responsabilità. Noi non scambieremo il nostro sì alla proposta di governance con uno strapuntino. Non stiamo chiedendo che nella cabina di regia ci sia uno nostro. Il 22 luglio abbiamo chiesto una cosa: di fronte ai 200 miliardi da spendere o il parlamento fa un dibattito vero, oppure perdiamo la dignità delle istituzioni». Ha aggiunto in un crescendo rossiniano: «Un governo non può essere sostituito da una task force. Dove sono i sindaci, dove sono i sindacati, dove sono le associazioni di categoria?».

«Non va bene che ci arrivi nottetempo alle due di notte un progetto di 128 pagine che deve diventare un emendamento alla legge di Bilancio senza che venga discusso dal Parlamento. Non è solo un problema di metodo, ma anche di merito. Io al governo misi 7 miliardi alla Sanità e si parlò di tagli, per me ce ne vogliono il doppio, il triplo. Dico una cifra: 36, quelli del Mes…».

Lo hanno applaudito perfino dai banchi della Lega. Comunque vada a finire, Matteo Renzi ha messo a nudo l’idea di governo che hanno il premier Conte e i Cinque Stelle. L’Italia sta andando a sbattere e l’unica cosa che si fa è quella di moltiplicare comitati e task force. Che continui ad appoggiare l’esecutivo oppure no, Matteo Renzi ha fatto capire che per governare un grande Paese come l’Italia occorre la politica. Proprio quella che i Cinque Stelle vogliono cancellare.

Lampi da rottamatore.

ANGELA MERKEL

Il discorso di ieri della Cancelliera tedesca dimostra per quale motivo è un vero gigante della politica mondiale e perché la nostra classe dirigente non è all’altezza. Angela Merkel ha chiesto ancora ai Lander, responsabili della Sanità, un lockdown più severo di quello attualmente in vigore in Germania per rallentare la diffusione del Coronavirus.

In un discorso che è stato definito il «più emozionale della sua carriera», la cancelliera ha fatto appello alla responsabilità della popolazione, perché riduca al massimo i contatti soprattutto in vista del Natale. Altrimenti «la pandemia sarà nuovamente fuori controllo». Nell’intervento al Bundestag, Angela Merkel ha citato la relazione degli scienziati dell’Accademia Leopoldina che hanno definito insufficienti le attuali misure. E suggerito da subito maggiori restrizioni sull’intero territorio federale almeno fino al 10 gennaio.

Angela Merkel

È un fatto che la curva delle infezioni non accenni ad appiattirsi in modo significativo neppure in Germania, dove nelle ultime 24 ore sono stati registrati quasi 21.000 nuovi casi. Ma soprattutto è salita la quota dei decessi, con il nuovo massimo di 590 morti. 

Ecco, la Merkel ha definito inaccettabile il prezzo da pagare, vale a dire 590 vite umane. In Italia nei giorni scorsi di vittime da Covid ne sono state contate fino a 993. E in tante occasioni tra i 600 e gli 800 morti al giorno.

Ma nessun politico di casa nostra ha avuto la sensibilità e il coraggio di dire che il prezzo che si sta pagando è pazzesco. Da dieci mesi tutti si stampo nascondendo dietro l’età dei pazienti o la presenza di altre malattie, come se queste circostanze rendessero accettabile il gravissimo tributo in termini di vite umane. E nella nostra classe dirigente politica c’è la corsa a chiedere misure meno severe e ad allentare la presa. La Merkel ha dato una lezione a tutti.

Gigantesca.

FLOP 

SALVINI-MELONI-BERLUSCONI

Non ne imbroccano una e dimostrano che magari all’opposizione possono pure guadagnare qualche voto, ma la dimensione governativa il centrodestra non ce l’ha. Il capo della Lega Matteo Salvini sogna (letteralmente) spallate alla maggioranza che non arrivano mai. Ha portato l’intero centrodestra su un terreno di mera opposizione su tutto senza mai dare la sensazione di poter vincere una sola battaglia parlamentare.

Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni, Matteo Salvini © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Un conto sono le Regionali e le Comunali (dove la Lega compete alla grande), altro discorso è la dimensione nazionale e internazionale, che non c’è. Semplicemente non c’è. La verità è che, privato dello strumento dell’immigrazione, il re è nudo.

Giorgia Meloni fa un gran gioco, ma ha difficoltà a fare gol. Cioè a prendere davvero la leadership di una coalizione schiacciata sulle posizioni e sulla linea di Matteo Salvini.

Certamente all’opposizione sta crescendo come consensi, ma per arrivare al Governo serve ben altro. Per esempio provare a contrastare davvero la Lega di Salvini su vicende come il Mes o la pandemia. Quanto a Silvio Berlusconi, la giravolta sul Mes ha reso evidente a tutti che Forza Italia è marginale. Perfino all’opposizione. Non determina nulla. E in più ha fatto incazzare il Ppe. L’Italia resta una repubblica parlamentare e alla fine la differenza si fa lì. Dove invece il centrodestra perde sistematicamente.

Privi di strategia.

GIUSEPPE CONTE-ROCCO CASALINO

Sono loro ad azionare le leve di comando e della comunicazione di Palazzo Chigi. E questo già basterebbe per il flop. L’avvocato del popolo presidente del consiglio per caso e lo spin doctor sull’onda lunga del Grande Fratello. Il premier barcolla ma non molla. Ma soltanto perché il Pd non trova il coraggio di archiviare un’esperienza che sta portando l’Italia a fondo.

Giuseppe Conte ha detto in aula: «Per cambiare l’Ue è decisivo ben altro percorso. In questa prospettiva ritengo che debbano essere riconsiderate in modo radicale struttura e funzione del Mes, affinché sia trasformato in uno strumento completamente diverso. L’Italia si farà promotrice di una proposta innovatrice che porti a superare la natura di accordo intergovernativo legato a un paradigma che ritengo obsoleto, rispetto alle sfide che abbiamo davanti. L’obiettivo è integrare il nuovo Mes nel quadro dell’intera architettura».

Giuseppe Conte

Con un ultima battuta rivolta al Movimento 5 Stelle: «Resta la responsabilità finale delle Camere sulla ratifica della riforma».  Naturalmente la risoluzione di maggioranza impegna il governo «ad assumere che ogni decisione sul ricorso alla linea di credito sanitaria del Mes sia assunta solo a seguito di un preventivo ed apposito dibattito parlamentare. E previa presentazione da parte del Governo di un’analisi dei fabbisogni. Nonché di un piano dettagliato dell’utilizzo degli eventuali finanziamenti»

Alla fine del dibattito è arrivato il semaforo verde della Camera sulle comunicazioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte in vista del prossimo Consiglio europeo. I voti a favore sono stati 314, i contrari 239 (tra questi appena 6 M5S), 9 gli astenuti. Ma tutto questo non è bastato ad evitare il durissimo attacco di Matteo Renzi. Ma a Conte interessa una cosa soltanto: restare a Palazzo Chigi.

Lo sta facendo da quasi tre anni sulla base di una comunicazione che mai parla di sostanza. Soltanto ghirigori retorici che finiscono con il non dire nulla. Parole in libertà. E in questo c’è la regia di Rocco Casalino. Il punto di forza del premier è proprio la sua… debolezza. Nel senso che i Cinque Stelle sanno che un ritorno alle urne aprirebbe loro come una scatoletta di tonno. E così Giuseppe Conte e Rocco Casalino dettano i ritmi.

Io speriamo che me la cavo (ma non durerà per sempre).