I protagonisti del giorno. Top e Flop del 10 giugno 2020

Top e flop

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

CARLO COTTARELLI

Carlo Cottarelli ci è già passato: nel 2013-2014, quando fu incaricato di “tagliare”. Lo chiamavano mister spending review. Lui il Piano lo fece davvero ed era valido. Ma la politica si voltò dall’altra parte, dopo averlo commissionato quel Piano. Adesso c’è un altro Piano, quello di Vittorio Colao. La politica si è già voltata dall’altra parte, perché attuare certe prescrizioni significherebbe fare il record di impopolarità.

Carlo Cottarelli Foto: © Imagoeconomica Alessia Mastropietro

E in Italia nessuno se la sente, perché nessuno guarda alle prossime generazioni. Ma solo alle prossime elezioni. E infatti il premier Giuseppe Conte ha annunciato gli Stati Generali dell’economia prima che Colao presentasse il suo progetto. Commissionato dal Governo.

All’Huffington Post Carlo Cottarelli ha detto: «Eppure se vado dal medico e chiedo cosa devo fare, poi sono io che decido, però forse devo spiegare perché certi consigli non li voglio accettare, se li ritengo sbagliati o inattuabili, sennò non si capisce come mai ci sono andato. La questione è anche di trasparenza. Se il Governo decide di non attuare questo piano, se non lo vuole attuare deve comunque spiegare cosa c’è di sbagliato. La task force Colao forse è stata creata più come strumento di comunicazione che per implementare sul serio qualcosa, altrimenti non si spiegherebbe perché il suo piano per il rilancio dell’Italia non sia stato presentato insieme al presidente del Consiglio».

Cottarelli ha fatto “tana” alla politica che vuole restare nell’eterna dimensione del gattopardo. Cambiare tutto per non cambiare nulla.

Fustigatore.

MAURIZIO STIRPE

Non è sfuggito a nessuno che in questi ultimi mesi Maurizio Stirpe ha interpretato più volte la voce ufficiale di Confindustria, associazione della quale è vicepresidente da anni. Con delega al lavoro e alle relazioni industriali. Nel corso di un’intervista a Radio Radio ha detto tante cose, ma una in particolare: «Ecco, se gli Stati Generali servissero a fare chiarezza su questi termini allora sarò io il primo a dire che è valsa la pena farli. Ma se invece dobbiamo assistere ad una passerella con affermazioni di principio, buoni propositi senza chiare indicazioni di percorso, modalità e tempistiche allora è meglio non farli». (leggi qui «Conte abbia il coraggio di ‘suicidarsi’ politicamente per il Paese»).

Maurizio Stirpe Foto © Imagoeconomica / Rocco Pettini

Il tutto nell’ambito di un ragionamento nel quale Maurizio Stirpe ha toccato i punti fondamentali per un vero rilancio del Paese. Lodando il Piano Colao, quel Piano che la politica ha già congelato senza neppure leggerlo.

L’economia ai tempi del Covid sta facendo emergere tutte le differenze tra i vari Paesi, i diversi Governi, le differenti posizioni dei partiti. Si prevede un autunno caldissimo sul fronte del lavoro. E sinceramente il Governo non dà la sensazione di padroneggiare la memoria.

Maurizio Stirpe non sta facendo sconti, dimostrando quanto ormai conti nel sistema confindustriale. Da anni. Affonda il colpo senza soluzione di continuità.

Spietato.

ERNESTO TERSIGNI

Ha fatto da tramite fra il sindaco Roberto De Donatis e la cordata di imprenditori che è disposta a riaprire la trattativa per ultimare il complesso edilizio ex Tomassi di Sora. Poi però in Consiglio, quando è stato chiaro che il suo voto non era indispensabile, il sindaco l’ha scaricato.

L’ex sindaco Ernesto Tersigni disteso su un tavolo durante il Consiglio

Non se l’è tenuta, l’ex sindaco Ernesto Tersigni ha accusato il suo successore di averlo utilizzato. E soprattutto di mentire sui reali costi per la realizzazione della cittadella della scuola.

Poi, invitato uscire dall’aula, per protesta si è allungato sul tavolo riservato alla stampa. Innescando uno show con tanto di Polizia Municipale intervenuta per allontanarlo.

È riuscito a spostare su di sé l’attenzione nonostante il pesante scontro politico frontale che fino a quel momento aveva tenuto banco fra il sindaco ed il suo ex delegato ai Lavori Pubblici Massimiliano Bruni.

Teatrale ma efficace.

FLOP

FRANCESCO ZICCHIERI

Ma se un presidente di una squadra di calcio licenzia tanti allenatori, è un bene oppure no? La risposta è no e infatti nel calcio i grandi club non mandano a casa il mister un anno sì e l’altro pure. In politica non è poi tanto diverso.

Francesco Zicchieri © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Nel Lazio Francesco Zicchieri è il capo della Lega. O almeno dovrebbe esserlo: coordinatore regionale e parlamentare.

Da qualche settimana ha ripreso pure il ruolo di commissario provinciale. Da quando è arrivato in Ciociaria non ha fatto altro che cambiare responsabili provinciali: prima Kristalia Rachele Papaevangeliu, sostituita da Fabio Forte. Poi via anche Fabio Forte, che pure da coordinatore provinciale aveva “attrezzato” un’ottima squadra sul territorio. Al suo posto arrivò Carmelo Palombo, anche lui sacrificato sull’altare del cambiamento continuo.

Quindi l’onorevole Francesca Gerardi, “promossa” (ut amoveatur) a vicecoordinatore regionale per toglierla di mezzo nella gestione del partito in Ciociaria. (leggi qui Promoveatur o amoveatur: cosa c’è dietro al ritorno di Zicchieri a Frosinone).

Nella Lega sono entrati e usciti in tanti in questi due anni. A cominciare da Alessia Savo e Giuseppe Patrizi. Solo per fare due nomi. Nei vari livelli comunali la stessa identica cosa.

Adesso Zicchieri fa capire di voler puntare su Nicola Ottaviani, tenuto ai margini del Partito per un anno. E anche su Pasquale Ciacciarelli, che ha come mentore Mario Abbruzzese, uno degli avversari del primo Francesco Zicchieri. Il quale si ispira al “divide et impera”. Ma sul territorio la Lega non cresce.

Girotondo sterile.

GIUSEPPE CONTE

Ha subito scolorito il Piano Colao. Ed è l’ennesimo segnale della solitudine politica del presidente del consiglio. Il Partito Democratico, attraverso il segretario Nicola Zingaretti, gli ha mandato a dire che continuerà a sostenerlo soltanto perché non esiste un’alternativa.

Il Movimento Cinque Stelle si sta guardando intorno: vero che non è in discussione l’appoggio al premier, ma una eventuale segreteria Di Battista rimetterebbe in discussione molte cose.

Il presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte

Dario Franceschini si sta muovendo nell’ottica di un “ponte” con Forza Italia proprio per isolare Conte. Lui appare orfano della fase del lockdown, dei decreti e di tutto il resto. In questo particolare momento sta scontando anche il fatto di non essere parlamentare e di non avere un partito di riferimento.

Il gradimento degli italiani nei sondaggi lascia il tempo che trova. Il fatto è che non incide.

Marginale.