I protagonisti del giorno. Top e Flop del 12 giugno 2020

Top e flop

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

SILVIO BERLUSCONI

Di giorno cuce la tela del dialogo con Giuseppe Conte e fa entrare in campo Gianni Letta. Di notte scuce quella stessa tela e lo fa discutendo a distanza con Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Silvio Berlusconi, Foto Stefano Carofei © Imagoeconomica

Nel pomeriggio continua a fare quello che ha sempre fatto e grazie al quale da più di un quarto di secondo è protagonista della vita politica italiana: analizzare (non limitarsi a leggere) i sondaggi. Ha fiutato l’aria, ha capito che la priorità degli italiani non è certamente quella di sapere quanto e come durerà il Governo. E ha visto che il centrodestra resta comunque maggioritario.

Ma soprattutto sa che la crisi economica che si abbatterà sull’Italia a settembre sarà tale da mettere in difficoltà Governo e maggioranza. Certamente non ha più un Partito che va oltre il 30%, ma riesce in ogni caso a capitalizzare quella percentuale che oscilla tra il 5% e il 7%.

Sa che il centrodestra non può fare a meno di lui, per governare più che per vincere. Soprattutto in Europa. E sa che Giuseppe Conte in questo modo sarà sempre più schiacciato sui Cinque Stelle. Tra i malumori crescenti del Partito Democratico.

Vecchia volpe.

MATTEO ORFINI

Il Partito Democratico continua a scendere nei sondaggi e nessuno dice nulla. Nessuno tranne Matteo Orfini, che al quotidiano La Repubblica ha detto: «Svegliamoci sull’emergenza sociale. Diamo la colpa agli altri, ma al governo ci siamo noi». Mettendo il dito nella piaga, piaga che nel Pd in tanti fanno finta di non vedere.

Matteo Orfini

L’alleanza con il Movimento Cinque Stelle non funziona perché, Orfini lo ha sottolineato, i Dem hanno accantonato battaglie che volevano portare avanti. In tutti i settori: dall’immigrazione alla politica estera. L’emergenza sociale però è il vero terreno sul quale i Democrat stanno battendo in ritirata.

L’emergenza Covid ha ulteriormente allargato il confine del disagio sociale. I provvedimenti annunciati dal Governo non arrivano oppure non sono sufficienti. E l’unica vera misura che si doveva adottare è rimasta ferma. Vale a dire i finanziamenti a fondo perduto. Era necessario ed era ora che qualcuno lo dicesse. Anche brutalmente.

Grillo parlante (attenzione ai Pinocchio).

MAURO BUSCHINI

Due giorni fa un violento nubifragio ha messo in ginocchio la Valle dei Santi in provincia di Frosinone, allagando centro abitati e buttando giù ponti. Nelle ore scorse la Regione ha guidato un vertice con la presenza di Astral, Protezione Civile e addirittura il Capo di Gabinetto Albino Ruberti. La Regione c’è, ci ha messo la faccia, si muoverà per dare una risposta. E darla in fretta.

In teoria sarebbe una cosa normale. Non lo è in un Paese nel quale un premier appare in diretta tv a reti unificate per fare annunci che poi non trovano riscontro negli atti concreti. Con il rischio di mettere in discussione la credibilità di tutte le altre istituzioni.

Il presidente del Consiglio Regionale del Lazio Mauro Buschini ha accettato questo rischio. Mobilitando la Regione e portando nella Valle dei Santi quelli che hanno il compito di mettere mano al disastro generato lì dalla natura. Dopo appena due giorni.

La vera sfida a distanza tra l’evanescenza del premier e la concretezza della Regione guidata dal Segretario nazionale Pd sta soprattutto qui.

La straordinarietà resa normale.

FLOP

LUIGI DI MAIO

È lui il regista degli Stati Generali, che non hanno alcun senso in questa fase. Perché gli Stati Generali si fanno quando l’emergenza è finita, per programmare la ripartenza. In Italia l’emergenza non è affatto finita. Non dal punto di vista sanitario: oggi 379 nuovi contagi (252 in Lombardia) e 53 morti. Dal punto di vista economico poi la situazione è drammatica e andrà sempre peggio.

Luigi Di Maio

Ma il disastro maggiore è a livello politico. In un colpo solo, con gli Stati Generali, Luigi Di Maio ha ricompattato il centrodestra, ha scavalcato il Parlamento (luogo deputato al confronto) e ha costretto il Partito Democratico ad ingoiare il rospo.

In una parola: ha indebolito e isolato la maggioranza giallorossa. Dimostrando ancora una volta il vero obiettivo dei Cinque Stelle: resistere a dispetto dei santi. Perché dopo questa legislatura il Movimento avrà un peso marginale.

Un disastro tira l’altro.

CARLO BONOMI

Ma come, dopo tutti gli attacchi di queste settimane, adesso Confindustria risponde “presente” all’invito agli Stati Generali? Il Governo non ha dato alcuna risposta: non sulle semplificazioni, non sulla partenza dei cantieri, non sui finanziamenti a fondo perduto. E neppure sulla capacità di spesa, senza la quale i finanziamenti messi a disposizione dell’Europa non serviranno a nulla.

Carlo Bonomi, presidente di Confindustria. Foto © Carlo Carino / Imagoeconomica

Cosa è cambiato rispetto alle settimane scorse? Niente. Cosa definisce il confine tra un piano vero e una passerella inutile? Niente. Non ci sono stati riscontri dall’esecutivo a guida Giuseppe Conte.

Anzi, un riscontro c’è stato: l’accoglienza glaciale delle proposte avanzate da Vittorio Colao, che, quelle sì, potrebbero rimettere in moto il Paese.

Il fatto è che il Governo è monopolizzato dalla cultura antimprenditoriale dei Cinque Stelle. Ma Confindustria, dopo avere ringhiato, ha deciso di partecipare agli inutili Stati Generali. Per poi magari abbaiare alla luna.

Passaggio a vuoto.