I protagonisti del giorno. Top e Flop del 12 maggio 2020

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

FRANCESCO ZICCHIERI

Ha fatto capire a tutti che in provincia di Frosinone non c’è altra Lega all’infuori di lui. Nella conferenza stampa organizzata a Frosinone, al Parco del Matusa, ha lanciato messaggi a tutti. (leggi qui La Lega va al confronto interno: troppe tensioni).

Francesco Zicchieri © Imagoeconomica, Stefano Carofei

È partito dall’attacco frontale al segretario nazionale del Pd e presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Ma è al Partito che ha parlato. Per far capire che il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani è un elemento fondamentale del Carroccio. E che di conseguenza non possono esserci tensioni con il gruppo consiliare, non su temi amministrativi importanti come la tassa per l’occupazione del suolo pubblico. Neppure è pensabile che Ottaviani non venga difeso dagli attacchi del Pd. Però… il sindaco deve coinvolgere il gruppo consiliare.

Zicchieri ha voluto anche sottolineare che il consigliere regionale Pasquale Ciacciarelli non rappresenta un problema per il Partito, ma semmai un valore aggiunto. Messaggio pure alla parlamentare Francesca Gerardi, coordinatrice provinciale del Partito: chi occupa un ruolo del genere deve mediare evitando non soltanto le polemiche ma anche prese di posizione divisive.

La Lega è una, non c’è spazio per differenziazioni. Anche se sono proprio le scaramucce interne a consentire a Zicchieri di intervenire per sottolineare che il capo è solo lui. Come da diversi anni a questa parte.

Padre padrone.

GIULIO ALBANESE

«Prima di stupirsi, forse ci si dovrebbe rendere conto di che cosa significhi finire nelle mani di Al Shabaab. È l’equivalente di Boko Haram in Nigeria. Gente che te ne fa di cotte e di crude. Chi conosce la tradizione spirituale e mentale di questa ragazza? Scrivono che forse è incinta, che ci ha offeso presentandosi vestita così, che “abbiamo pagato per una musulmana”… Direi che sia il caso d’astenersi da ogni giudizio».

Silvia Romano

Padre Giulio Albanese, 61 anni, a lungo comboniano in Kenya, è direttore di agenzie come Misna e di giornali come Popolo e Missione. Con queste parole ha difeso Silvia Romano, vittima di vergognosi insulti (anche social) in queste ore.

Dopo un anno e mezzo di prigionia nelle mani di uno dei più feroci gruppi terroristici. Come se fosse lei il carnefice, come se l’annuncio della conversione all’Islam fosse una patente di complicità con i terroristi.

Neppure un’emergenza come quella del Coronavirus ha stemperato facili giudizi nel nostro Paese. Padre Giulio Albanese volto ricordare a tutti che questo è il momento del rispetto. E basta.

Voce nel deserto.

FLOP

ROBERTO GUALTIERI

Il decreto Rilancio, quello che deve stanziare 55 miliardi di nuovi aiuti agli italiani, è stabilmente nelle sabbie mobili dei veti incrociati tra Partito Democratico, Italia Viva e Cinque Stelle. Serve ancora tempo, visto che non è stata trovata una soluzione su temi come l’Irap, le banche, il turismo, la regolarizzazione dei migranti.

Roberto Gualtieri © Imagoeconomica, Paolo Cerroni

Agli industriali non basta lo sconto da 2 miliardi, al Tesoro si cercano nuovi soldi. Scrive l’Huffington Post: «È stato il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ad annunciare domenica sera un intervento sull’Irap, l’imposta sulle attività produttive: “Abboneremo il saldo e l’acconto Irap di giugno” per le imprese di dimensioni medie».

«Lo ha fatto quando era ancora in corso il vertice con il premier Giuseppe Conte e i capi delegazione della maggioranza, facendo rientrare così i malumori dei renziani che per tutte le otto ore della riunione hanno tenuto il punto sulla necessità di un segnale».

Ma poi Italia Viva ha ripreso il cannoneggiamento. Il ministro Gualtieri non si è stancato di mediare a vuoto? Con il risultato di annacquare ogni possibile risultato? Il decreto doveva essere varato ad aprile. Siamo a metà maggio.

Bombardato.

LUIGI DI MAIO

C’è un piccolo particolare: il ministro degli Esteri è lui. La Repubblica ha rivelato che Luigi Di Maio si è infuriato perché è stato estromesso dal premier Giuseppe Conte dalla gestione della fase decisiva che ha portato alla liberazione di Silvia Romano.

Luigi Di Maio

Contemporaneamente gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno fatto sentire tutta la loro delusione perché è stato pagato il riscatto e nell’operazione sono risultati determinanti i servizi segreti turchi di Erdogan.

Ve lo immaginate Giulio Andreotti ministro degli Esteri estromesso da una situazione del genere? No. Infatti.

Inoltre, le posizioni filocinesi di Di Maio hanno scavato un solco con i tradizionali alleati al di là dell’Atlantico. Ma Luigi Di Maio continua imperterrito a far credere che conti qualcosa.

A sua insaputa.