I protagonisti del giorno. Top e Flop del 12 novembre 2020

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

PIERPAOLA D’ALESSANDRO

Ha completamente cambiato l’assetto ospedaliero della provincia di Frosinone. E lo ha fatto nel momento più critico dal punto di vista sanitario, considerando l’ondata d’autunno del Coronavirus. (Leggi qui Covid, via alla rivoluzione. D’Alessandro cambia tutto).

Un momento della Conferenza Stampa

Gli ospedali di Frosinone e di Cassino dovranno occuparsi di malati Covid, quelli di Sora e Alatri di tutto il resto. Nella nuova organizzazione ha coinvolto anche il presidio di Anagni e la Casa della Salute di Pontecorvo. Non solo: Pierpaola D’Alessandro, manager della Asl da una settimana, ha anche dato dei forti segnali nel campo dell’innovazione tecnologica. Ci sarà la telemedicina.

Soprattutto però ha messo in campo il concetto di una medicina territoriale sconosciuta da queste parti. È la medicina del futuro però, perché stiamo vedendo tutti come il Covid abbia letteralmente maciullato il concetto stesso di medicina basata sulla centralità degli ospedali.

Alla Asl di Frosinone l’aveva voluta Stefano Lorusso, come direttore amministrativo. Ha dimostrato subito di sapersi calare in qualunque tipo di ruolo e ha svolto anche la carica di facente funzioni quando sia Lorusso che Patrizia Magrini (allora direttore sanitario) furono costretti al ricovero per aver contratto il Coronavirus. È stata scelta da Nicola Zingaretti e Alessio D’Amato per guidare la Asl di Frosinone nel momento più brutto della pandemia. Un atto di fiducia enorme.

Ora ha dimostrato, con la nuova organizzazione, che può fare la differenza.

Promossa sul campo.

ANTONIO TAJANI

Su Twitter ha lanciato un messaggio chiaro al Governo di Giuseppe Conte. “Quella tra maggioranza e opposizione deve essere una vera collaborazione istituzionale, non un semplice confronto attorno ad un tavolo. Insomma, non bastano appelli formali di palazzo Chigi. Serve sostanza: Bilancio da scrivere insieme con doppio relatore“. (Leggi qui Zingaretti ‘chiama’ Tajani e smina la strada a Conte).

Antonio Tajani. Foto © Marco Cremonesi / Imagoeconomica

Forse spigoloso nel tono ma è un’apertura nella sostanza. Nella quale si è infilato subito Nicola Zingaretti, dicendo che maggioranza ed opposizione hanno il dovere di dialogare: perché l’ondata di Covid non sta per finire presto, le conseguenze che lascerà saranno enormi e cambieranno il Paese. “Il fatto che si stanno assumendo delle decisioni che caratterizzeranno il modello di sviluppo futuro debbono portare a chi ha responsabilità di governo a raccogliere le disponibilità di chi è all’opposizione, ma vuole dare il proprio contributo”. In pratica: va bene, parliamo, nel rispetto dei ruoli, per il bene del Paese e delle prossime generazioni.

Se l’ex presidente del Parlamento Europeo non avesse lasciato quel preciso spiraglio, Nicola Zingaretti non si sarebbe potuto infilare, invitando il Governo a non far cadere nel vuoto quel messaggio.

Il fatto è che il Covid ci porterà ad un diverso “modello di sviluppo futuro” come lo ha definito Zingaretti. Ed una riforma di questa portata non si decide da soli, non si fa a colpi di maggioranza. Non è un caso che ad tentare di intrecciare una linea di dialogo siano stati proprio due politici esperti e di vecchia scuola, come Antonio Tajani e Nicola Zingaretti.

Roba da statsti.

FLOP

LUIGI DI MAIO

Ore 21:12, le agenzie di stampa battono un dispaccio dal titolo ‘Coronavirus: Di Maio, A Napoli situazione fuori controllo, il Governo intervenga‘.

Il testo è molto allarmato e descrive la situazione Covid a Napoli. “A Napoli e in molte aree della Campania la situazione è infatti fuori controllo“. Racconta di un paziente trovato morto nel bagno all’ospedale Cardarelli, persone curate in auto nei parcheggi, altre che muoiono in ambulanze del 118 a cui non viene assegnata la destinazione; altre ancora che neanche vengono prelevate da casa nonostante le continue chiamate. Chiede al Governo di intervenire.

LUIGI DI MAIO. FOTO © PAOLO CERRONI / IMAGOECONOMICA

Qualcuno spieghi a Luigi Di Maio che il Governo è lui: ne fa parte a pieno titolo come Ministro degli Esteri; così come ha fatto parte del Governo precedente, come ministro dello Sviluppo Economico.

Una dichiarazione come quella lanciata in serata fornisce l’immagine di un Governo allo sbando, incapace di rendersi conto della situazione: l’esatto contrario di ciò che occorre in questo momento al Paese. Perché il Covid sta avvolgendo tutta l’Europa, il peggio non è ancora arrivato e tra poco la gente si renderà conto che le immagini descritte da Di Maio a Napoli rischiano di replicarsi in tutti gli ospedali d’Italia.

Lo sapevamo, i virologi ci avevano avvertito, abbiamo fatto una parte di ciò che si poteva. Ma abbiamo dimenticato la più importante: insistere sull’unica arma efficace, l’unica capace di evitare che tutti arrivino tutti insieme ai Pronto Soccorso. E cioè mascherina, distanza, lavare le mani. Solo se arriviamo scaglionati c’è la possibilità che il sistema resista. (Qui il portale Salute Lazio).

Luigi Di Maio ed il governo di cui fa parte hanno avuto paura di dire la verità al Paese. Winston Churchill, il giorno in cui salì al Governo, disse ai sudditi di Sua Maestà: “Vi prometto sangue, sudore e lacrime” e quando arrivarono, tutti furono dalla sua parte perché capirono che aveva detto la verità. Qui siamo a Di Maio che capisce solo oggi ciò che i virologi gli avevano detto a maggio.

Dilettante allo stato puro.

LUCA FRUSONE

Il Movimento Cinque Stelle a livello nazionale è ormai alle corde. Fa parlare di sé soltanto quando ci sono delle polemiche da cavalcare: il ruolo marginale di Beppe Grillo, il fortissimo ridimensionamento di Davide Casaleggio, le eterne manovre di Alessandro Di Battista, le tecniche democristiane di Luigi Di Maio.

Non appena però si passa dal campo della politica politicante ai problemi concreti e seri (la pandemia) i Cinque Stelle scompaiono. Insieme alla loro punta di diamante, il premier Giuseppe Conte.

Luca Frusone © Imagoeconomica / Daniele Scudieri

A livello provinciale va anche peggio, considerando che i Cinque Stelle sono inesistenti nei Comuni, alla Provincia, negli enti intermedi. Luca Frusone è al secondo mandato parlamentare, ma non ha lasciato alcun segno in Ciociaria.

Il Movimento non esiste, quei pochissimi lampi che ci sono stati in questi anni sono stati completamente spenti da un’inerzia assoluta che va avanti da almeno due anni. Adesso però la situazione è cambiata, perché con 345 seggi in meno sarà davvero un’impresa ottenere una candidatura e poi essere eletto. (Leggi qui L’insostenibile impalpabilità dei Cinque Stelle in Ciociaria).

Doveva essere lui a prendere per mano il Movimento e farlo crescere, invece è rimasto chiuso nella sua torre d’avorio. Seguendo l’esempio del vero capo dei pentastellati: Luigi Di Maio.

Deserto dei tartari.

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