I protagonisti del giorno. Top e Flop del 13 febbraio 2020

Top e Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP 

ALESSIO D’AMATO

Il ruolo centrale dello Spallanzani nell’emergenza mondiale legata alla diffusione del Coronavirus ha posto la sanità regionale, oltre che nazionale, sotto i riflettori. E siccome tutto ha un ritorno anche sul piano politico, l’assessore regionale alla sanità Alessio D’Amato ha voluto illustrare personalmente l’impegno che si sta profondendo.

Alessio D’Amato

Da tempo D’Amato è il vero braccio operativo della giunta guidata dal presidente Nicola Zingaretti, che è anche segretario nazionale del Partito Democratico. Inoltre è di poche settimane fa l’uscita del Lazio da un lungo e sfibrante commissariamento.

Infine, in queste ore D’Amato ha smentito seccamente tagli all’assistenza domiciliare nella Regione. Presidia ogni fronte sul piano amministrativo, ma sta crescendo in maniera esponenziale pure politicamente. Uomo immagine (e di sostanza).

PIERFERDINANDO CASINI

Eletto da indipendente nelle file del Pd, l’ex leader del Ccd ieri ha votato per non mandare Matteo Salvini a processo. E in aula ha detto: “Guardate colleghi, quello che oggi succede per Salvini, un giorno potrà riguardare Zingaretti o qualcun altro… Si tratta di decidere se i principi sono validi sempre o solo a seconda delle persone”. Aggiungendo un significativo: “La ruota gira”.

Pierferdinando Casini

Poi, in un’intervista a La Repubblica, l’ex braccio destro di Arnaldo Forlani ha spiegato: “Il mio voto è coerente: la politica non può essere espugnata. Il giudizio politico lo danno gli elettori e non può essere delegato a un magistrato. Vede, da Salvini mi divide tutto. Io in aula ho sempre votato contro i suoi provvedimenti. Ma devono essere gli italiani a mandarlo a casa, o a dire che non può fare più il ministro dell’Interno, non i magistrati, con tutto il rispetto. Invece continuiamo a delegare ai magistrati una sorta di supplenza. Per vigliaccheria, debolezza, senso di colpa. Del resto quando tra i politici c’era gente che prendeva tangenti non si poteva essere credibili, e l’opera della magistratura è diventata una  supplenza. Io dico: stiamo attenti. Perché può diventare una spirale. Non significa essere indulgenti con i corrotti, ma inflessibili sulle prerogative della politica“.

La politica dell’orgoglio. O l’orgoglio della politica?

GIANLUCA QUADRANA

Un dettaglio, una sfumatura, appena accennata all’interno di un discorso: solo due parole “sostituzione etnica”. Che non sono sfuggite a Gianluca Quadrana, consigliere regionale del Lazio eletto nella Lista Zingaretti.

Quell’espressione è stata utilizzata dal consigliere Chiara Colosimo (Fratelli d’Italia) per illustrare un emendamento cn cui introdurre aiuti alle famiglie nel primo anno di nascita dei figli. Iniziativa meritoria, non tecnicamente applicabile, sulla quale Gianluca Quadrana si è detto favorevole “a titolo personale“.

Poi però ha iniziato a sparare ad alzo zero. Contestando quell’espressione “sostituzione etnica” usata da Chiara Colosimo non a caso: non è una sprovveduta, tutt’altro è una delle più esperte nell’Aula della Pisana. Infatti, l’attacco di Quadrana le ha consentito di gridare che “sono i numeri a dire che nascono più figli di stranieri che di italiani” sbrigandosi a chiarire “ma io nel mio testo non ho fatto differenza, non mi attribuite cose che non ho detto”.

Gianluca Quadrana, incurante della trappola politica, consapevole che se non lo avesse sottolineato nessuno se ne sarebbe accorto, invece non ha fatto finta di niente ed ha tuonato: «Non sono credente. Ma sono molto rispettoso della religione. E mi sento parte di una cultura lata e diffusa che è quella del Cristianesimo. Parlare di bambine e bambini riferendosi ad una farneticante sostituzione etnica non è cristiano e non è neanche umano, quando dite queste cose siete disumani. Vergognatevi». Il Consigliere senza confini.

FLOP

GIOVANNI TOTI

È in campagna elettorale per la conferma come presidente della Regione Liguria. Obiettivo ampiamente alla sua portata. Ora però si capisce bene anche il perché della nascita di Cambiamo, un movimento che non è mai decollato e che però sarà importante per il peso specifico dello stesso Toti nella fase delle trattative politiche per le Regionali.

Giovanni Toti © Imagoeconomica, Sara Minelli

Ha detto infatti il Governatore della Liguria: “Un accordo si troverà, non mi preoccuperei più di tanto. Si deve ragionare Regione per Regione la spartizione a tavolino può essere un approccio iniziale ma non certo quello definitivo. Occorre valutare il candidato migliore, quello che è più in grado di coagulare la società civile intorno a un progetto che funzioni, che ha il miglior favore dell’opinione pubblica al di là delle singole bandiere di partito. Mi preoccuperei di più se fossi nei nostri avversari: non mi è chiaro chi si candidi in Campania, se il governatore uscente o meno, non mi è chiaro neppure chi sia il mio sfidante in Liguria”.

La riconferma a presidente è quasi garantita, il decollo di Cambiamo assolutamente no. Nessuno per tutti e tutti per me.

LUIGI DI MAIO

«Sicuramente l’Egitto è un Paese cruciale per la stabilità del Mediterraneo. Se si vogliono difendere i diritti umani e si vuole la verità su Giulio Regeni non si può prescindere da una relazione con l’Egitto». Così parlò Luigi Di Maio, ministro degli esteri della Repubblica Italiana.

Rispondendo al Corriere della Sera sulla vicenda riguardante Patrick George Zaki, studente di 27 anni all’Università di Bologna, arrestato tra il 6 e l’8 febbraio mentre andava a trovare la sua famiglia in Egitto. È accusato tra l’altro di «promozione di terrorismo e violenza», in carcere in Egitto e torturato per 30 ore.

Luigi Di Maio. Foto © Imagoeconomica / Alessia Mastropietro

Con il precedente tragico di Giulio Regeni ci si aspetterebbe dall’Italia ben altro atteggiamento. Di Maio ha aggiunto: “L’ambasciata sta portando avanti tutte le azioni che servono non solo per ottenere tutte le informazioni, ma per interessare i cosiddetti organi di garanzia”.

Neppure si può sottolineare che Zaki è egiziano. In realtà è italiano, studia nel nostro Paese. L’Egitto sarà pure cruciale nello scacchiere del Medio Oriente, ma possibile che l’Italia non riesca mai a dare la sensazione di poterla spuntare nella difesa dei propri cittadini? Braccino ingiustificabile.

IL TESTACODA

La situazione politica sta precipitando a velocità supersonica. Tra il premier Giuseppe Conte e il leader di Italia Viva Matteo Renzi la rottura è totale. Entrambi danno la sensazione di voler andare a sbattere. Basta che il cerino resti nelle mani dell’altro. Come bimbi capricciosi.

Con Matteo Salvini in difficoltà e con Silvio Berlusconi non nelle condizioni di poter esercitare la leadership, nel caso di elezioni anticipate per Giorgia Meloni si aprirebbe un’autostrada nel centrodestra. Non resta che attendere.