I protagonisti del giorno. Top e Flop del 14 gennaio 2021

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

NICOLA ZINGARETTI

Il segretario del Partito Democratico ha dichiarato “guerra” a Matteo Renzi, facendo passare un messaggio chiarissimo: del leader di Italia Viva non ci si può fidare.

Ai microfoni del Tg1 Nicola Zingaretti ha detto: «Un errore gravissimo contro l’Italia, perché avremo bisogno di lavoro, investimenti, di lottare contro il virus. È un atto contro questo nostro Paese». E poi: «Tutti i Partiti di maggioranza e il presidente Conte avevano assicurato la disponibilità ad un nuovo patto di legislatura, la scelta di Italia Viva, di fronte a questa responsabilità, è ancora più incomprensibile. Adesso è a rischio tutto, gli investimenti per il nostro Paese, è a rischio sicuramente anche il Mes, perché è una scelta che frena il processo di ricostruzione. Oggi ci sono 500 morti e noi abbiamo una crisi di governo. Io non lo capisco». 

Nicola Zingaretti

Quando nacque il governo Conte bis il Partito Democratico ma anche i Cinque Stelle e Leu si fidarono dell’intuizione di Matteo Renzi, riuscendo a mettere in atto un’operazione politica inimmaginabile qualche giorno prima. Lo stesso Nicola Zingaretti, pur tra mille dubbi, scelse quella strada.

Poche settimane dopo il varo del Conte 2 Matteo Renzi consumò la scissione. Ecco, il segretario nazionale del Pd stavola non ha voluto concedere a Matteo Renzi quello spazio lì. Dicendo sostanzialmente che l’ex rottamatore non è affidabile. Il riferimento ai 500 morti al giorno per la pandemia è la pietra tombale per ogni tipo di trattativa.

Incazzato. Finalmente.

DARIO FRANCESCHINI

È il capo delegazione del Partito Democratico al Governo e il più democristiano di tutti. Clemente Mastella a parte. Ha rilasciato questa dichiarazione: «In Consiglio dei ministri ho ribadito che chi attacca il Presidente del Consiglio attacca l’intero governo, e che Giuseppe Conte sta servendo con passione e dedizione il proprio Paese nel momento più difficile della storia repubblicana».

Dario Franceschini

Una posizione durissima, una mossa dell’arrocco a favore di Giuseppe Conte. Eppure se c’è un nome alternativo a quello di Giuseppe Conte come presidente del consiglio, quello è Dario Franceschini. Tutti i Dem hanno scelto l’hastag “avanti con Conte”, come il Movimento Cinque Stelle. Però proviamo a guardare la situazione sotto un altro punto di vista. Da una diversa prospettiva. Il Pd farà di tutto per cercare di sostenere ancora Giuseppe Conte.

Ma se poi alla fine si arrivasse ad una scelta del tipo “o si cambia il premier o si va alle urne”, chi potrebbe dire no ad un’opzione Franceschini? I primi a sostenerlo sarebbero proprio i Cinque Stelle. Il ministro della cultura è un fine conoscitore delle strategie politiche.

Dottor Sottilissimo.

FLOP

MATTEO RENZI

Aprire una crisi di Governo adesso è davvero un atto spericolato e inspiegabile sotto ogni punto di vista. Matteo Renzi, ex presidente del consiglio e leader del Pd, nell’estate del 2019 fece cadere l’esecutivo gialloverde per “non dare pieni poteri a Salvini”. Oggi, mandando all’aria tutto, ha aperto un’autostrada al centrodestra di Matteo Salvini (Lega), Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) e Silvio Berlusconi (Forza Italia).

Matteo Renzi. Foto Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

La verità l’ha detta Romano Prodi. Il ruolo di Matteo Renzi ricorda quello di Fausto Bertinotti. Perché il segretario del Partito della Rifondazione Comunista, facendo cadere due volte il Governo del professore di Bologna, spalancò le porte a Silvio Berlusconi.

Non si capisce davvero dove voglia arrivare, considerando che tutto vuole fare meno che le… elezioni anticipate. Nella conferenza stampa di oggi ha offuscato le due ministre che aveva fatto appena dimettere. E lo ha fatto  concedendo loro la parola soltanto dopo un lungo soliloquio.

Rispetto al 2019 non ha spazio politico. E neppure una maggioranza alternativa in Parlamento. E’ il numero uno a “rottamare”, ma l’ultimo quando si tratta di costruire.

Pierino. E basta.

GIUSEPPE CONTE

Non si è dimesso e non si dimetterà. Formalmente perché tra una settimana il Governo dovrà chiedere al Parlamento un voto sullo scostamento di bilancio, dal quale dipendono le risorse per il decreto “Ristori”.

Sicuramente Conte utilizzerà questo argomento sul piano della comunicazione in questi giorni. Però resta il fatto che non ha mai creduto che si potesse arrivare fino a questo punto.

Giuseppe Conte

Da settembre Matteo Renzi, ma anche il Pd gli chiedono una verifica e un rilancio dell’azione di Governo. Lui ha fatto finta di nulla, pensando che la pandemia potesse rappresentare una sorta di “salvacondotto politico” per scongiurare la crisi. Evidentemente ha intenzione di fare finta di nulla provando a raccattare una maggioranza di “responsabili” in Parlamento. Ma non può essere questa la strada maestra per chi rappresenta un Paese travolto e fiaccato dalla pandemia. Con la necessità di ottenere i fondi del Recovery Plan.

Eppure, al netto di tutto, vanno dette due cose. La prima:  se questo “teatrino” lo avesse fatto il centrodestra, i Cinque Stelle si sarebbero fatti… reggere. Invece ora cercano in tutti i modi di blindare Giuseppe Conte. Il premier assume un atteggiamento kafkiano e non apre la crisi. La seconda: in una democrazia vera, forte e autorevole un’alternativa c’è sempre, quella delle elezioni. Ma per poterci arrivare occorrono le dimissioni di chi una maggioranza non ce l’ha più.

Giuseppe Conte invece non intende alzarsi dalla poltrona.

No che non mi schiodo.