I protagonisti del giorno. Top e Flop del 16 gennaio 2021

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

ENRICO LETTA

In fondo quella frase è impossibile da dimenticare. «Enrico stai sereno» ha rappresentato il primo indizio politico di quello che poteva essere il ruolo di Matteo Renzi nella politica italiana. Enrico Letta, intervistato dal Corriere della Sera, si è tolto parecchi macigni dalle scarpe. Definendo la crisi di governo aperta da Matteo Renzi «follia pura». Poi ha detto: «Trovo incomprensibile e incredibile che l’Italia e in parte anche l’Europa debbano andare dietro le follie di una sola persona. Ma la situazione oggi è molto diversa, lui allora era il segretario del Pd, oggi è il capo di una cosa che è più piccola del Psdi».

Enrico Letta Foto © Imagoeconomica / Alessia Mastropietro

Proseguendo: «Nelle elezioni del 2018 ha fatto lui le liste elettorali del Pd. Si tratta di un potere inerziale di interdizione, con il quale ha messo in ginocchio la politica italiana. E ci fa fare nel mondo la figura del solito Paese inaffidabile, pizza, spaghetti, mandolino». Per Letta le critiche di Renzi al Recovery Plan sono strumentali. Perché la vera volontà è quella «di cambiare il quadro politico e provare ad avere un ruolo che gli consenta di resistere. Per farlo ha bisogno di uscire da una logica di centrosinistra. Una follia. Da parte di chi è stato premier c’è bisogno di un senso di responsabilità doppio, invece qui siamo all’opposto. Parlo da semplice cittadino, senza interessi in gioco. Ma sento di dover uscire dal mio abituale riserbo perché i danni all’Italia sono enormi».

Ha aggiunto Enrico Letta: «Conte ha fatto molto bene a sfidare Renzi, perché la sua strategia non è un rimpasto di governo, ma far saltare il banco. Conte lo ha capito e ha detto “o dentro, o fuori”. Ora non può che esserci un passaggio alle Camere, il Parlamento è sovrano e deciderà».

«Mi sembra che Renzi si sia chiamato fuori definitivamente e poi la politica non è una sceneggiata napoletana. Nel momento in cui decidi di rompere è finita. Dovrebbe interrogarsi, chiedersi perché non ci sia un leader o un giornale straniero che gli dia ragione. E perché solo il 10% degli italiani pensa stia facendo una cosa intelligente»

Un’analisi politica lucida, cruda e spietata, da parte di una delle “risorse” della Repubblica. Un’analisi che sembra preludere alla sconfitta di Renzi alle Camere.

Matteo stai sereno.

MASSIMO GALLI

Per l’infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano il sistema dei colori non ha funzionato. Anche lui, come il collega Andrea Crisanti, ha trovato il coraggio di dire la verità.

Spiegando: «Il concetto è che il virus cammina sulle persone. Le circostanze con grandi concentrazioni diventano circostanze pericolose e aiutano il virus a circolare e diffondersi. I colori vanno nella direzione imposta dai numeri, il sistema purtroppo non ha funzionato granché. C’è stata molta confusione perché talvolta si sono cambiati i colori troppo velocemente. Si è consentito qualche giorno di shopping, ma adesso il risultato è che i parametri non scendono. Siamo dentro in pieno alla seconda ondata e dobbiamo invertire la tendenza».

Massimo Galli

Poi ha detto la sua sulla somministrazione del vaccino a chi ha avuto il Covid. Spiegando: «Chi lo ha avuto ha un rischio basso di riprenderlo. Non ci sono dati sull’efficacia o tossicità del vaccino, devono certamente andare in coda. In Italia, due milioni di persone interessate dalla malattia e questo significa che occorrono per loro 4 milioni di dosi che invece devono andare ad altre persone. Pfizer, che è l’azienda del vaccino che stiamo usando, lo ha scritto chiaramente che quelle persone vanno escluse». Quindi non ha concesso appello sull’ipotesi di ritardare il secondo richiamo spostando il termine da 21 giorni a 120.

Ha tuonato Galli: «Dissento su tutta la linea. Lo hanno fatto in Inghilterra perché sono alla canna del gas. Hanno 47.000 casi al giorno, se non 50.000 e non sapendo cosa fare hanno deciso di ritardare il richiamo di Pfizer per coprire tutti. Ma gli studi registrativi dicono altro. Fanno un razionamento di tipo bellico e devono avere il coraggio di dire che lo fanno per necessità. Che stanno facendo una sperimentazione, i dati ufficiali dicono che la copertura si ha dopo 7 giorni dalla seconda dose a 21 giorni. Punto. Il resto è follia».

Il punto è semplice: il mondo è devastato da una pandemia prodotta da un virus che si muove in maniera esponenziale. Qualunque attività umana invece agisce su un piano lineare. Vuol dire che non esiste altra possibilità se non quella di affidarsi agli scienziati. Occorrerebbe un periodo lungo di lockdown mentre si effettua la vaccinazione a tappeto. Invece la politica, non solo italiana, si sta intromettendo con il rischio di generare un effetto domino pericolosissimo. Galli lo ha detto chiaramente.

Orgogliosamente controcorrente.

FLOP

BEPPE GRILLO

Con ogni probabilità Giuseppe Conte resterà al suo posto e potrà farlo grazie ai “responsabili”. Anzi, ai “costruttori” come si dice adesso. La vera novità politica della giornata è la nascita del gruppo Maie-Italia23 al Senato. Il Movimento Associativo Italiani all’Estero già vota con la maggioranza, quindi non sposterà nell’immediato degli equilibri. Però servirà da calamita per i parlamentari che vorranno manifestare il loro appoggio al presidente del Consiglio. Vogliono diventare «il gruppo che fa riferimento a Giuseppe Conte a Palazzo Madama».

Beppe Grillo Foto © Stefano Scarpiello / Imagoeconomica

Però è chiarissimo a tutti che se l’operazione “responsabili” (o “costruttori”) andrà avanti, molto del merito sarà del sindaco di Benevento Clemente Mastella, vero regista dell’operazione. Bene, circola in rete un video di qualche tempo fa nel quale Beppe Grillo (il fondatore del Movimento Cinque Stelle) ne diceva di tutti i colori proprio su Clemente Mastella. I Cinque Stelle sono nati con il “vaffa-day”, attaccando la Casta, gridando agli inciuci e condannando la manovre di Palazzo.

Ora non schiodano dai ministeri, utilizzano una maggioranza parlamentare che non ha più corrispondenza nel Paese e resteranno in sella grazie all’inciucio degli inciuci. Tutto legittimo, ma se l’avessero fatto Silvio Berlusconi o Romano Prodi? Grillo si sarebbe fatto reggere. Adesso invece va a caccia di “costruttori”.

Appeso a Clemente.

ATTILIO FONTANA

La zona rossa, ma anche quella arancione, è un provvedimento di tutela della salute pubblica. Ma evidentemente la politica preferisce sempre buttarla in caciara. Attilio Fontana, Governatore della Lombardia, ha detto: «Non condividiamo la scelta di inserire la Lombardia in zona rossa per cui, proporremo ricorso. Ho chiesto al ministro Speranza di ripensarci. Invieremo delle accurate note per spiegare le motivazioni della nostra opposizione. Sono stato cauto e ho preteso sempre il rispetto delle regole».

Attilio Fontana © Imagoeconomica / Alvaro Padilla

«Questo scenario darebbe un colpo devastante a una grossa fetta dell’economia lombarda. Più volte ho chiesto al governo di rivedere i parametri perché basati su dati vecchi, in questo caso del 30 dicembre. Dati che, oltretutto, non tengono conto di importantissimi indicatori a noi favorevoli, come per esempio l’Rt sull’ospedalizzazione. Purtroppo non abbiamo ancora ricevuto risposta».

Se gli scenari sono basati su dati vecchi, il discorso vale per tutta l’Italia. Ma quello che invece non si sottolinea mai è come la situazione sia delicatissima proprio sul piano dei contagi e della circolazione del virus. Altrove sono in vigore dei lockdown tipo marzo e aprile. La Lombardia ha pagato un prezzo altissimo alla pandemia. Magari provvedimenti del genere dovrebbero essere condivisi dalle istituzioni. Invece si guarda sempre e soltanto alla campagna elettorale.

Contro a prescindere.