I protagonisti del giorno. Top e Flop del 16 luglio 2020

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

LORENZO GUERINI

Quando ad “incazzarsi” sono i più calmi, vuol dire che il vaso è colmo. Alessandro De Angelis, sull’Huffington Post, ha descritto mirabilmente la scena avvenuta in consiglio dei ministri la notte scorsa.

In questo modo: «A mezzanotte anche il più mite di tutti, mai una parola fuori posto, mai uno scatto, modi che gli valsero il soprannome dell’Arnaldo Forlani del Pd, anche lui sbotta, e questo misura la temperatura della situazione. Lorenzo Guerini si avvicina a Giuseppe Conte mostrando sul suo iPhone la prima pagina del Fatto, quella dove compare mezzo Pd sotto la scritta “United dem of Benetton”».

Lorenzo Guerini. Foto: © Imagoeconomica, Benvegnu’ Guaitoli

“Guarda il tuo amico Casalino – dice avvicinandoglielo ad altezza viso – ha fatto la prima pagina contro di noi. Adesso basta, così non si può andare avanti in questo modo”.

Non si scompone più di tanto il premier, più teso del solito, quasi non aspettasse altro: “Tu mi parli del Fatto? La tua amica De Micheli ha fatto uscire un documento riservato contro di noi, da avvocato ci sarebbero anche dei profili legali su cui intervenire».

Ora, la notizia vera è che nel Governo si discuta sulle gesta (vere o presunte) di Rocco Casalino. Ma Lorenzo Guerini, ministro della Difesa e leader di Base Riformista nel Pd, ha avuto il coraggio di toccare uno dei tanti nervi scoperti.

Ira funesta.

VINCENZO FORMISANO

Difficile superare un papà che da figlio cadetto, circondato dalle macerie della guerra, riuscì a mettere sù una banca. E non una qualsiasi: ma quella che inventò il ‘microcreditoprima che svariati Nobel iniziassero a scoprire che ad una persona va prestato quanto è in grado di restituire e non oltre. Così papà Donato Formisano accompagnò la ricostruzione e poi il nuovo benessere degli Anni 70.

VINCENZO FORMISANO

Il figlio Vincenzo Formisano è riuscito nell’impresa titanica di non restare schiacciato da una figura così ingombrante. Ed a costruirsi un proprio profilo pur restando accanto al papà. Altri si sarebbero buttati sulla danza classica, sulla chimica applicata, sulla mineralogia, piuttosto che affrontare una scalata impossibile.

Lui c’è riuscito. Diventando professore di Economia all’università, rappresentando un punto di riferimento nel mondo dell’innovazione applicata alle banche di territorio. Al punto che il ruolo di vice presidente della BpC è diventato quasi un accessorio. Nelle ore scorse l’elezione a vice presidente di Assopopolari, l’associazione che riunisce in Italia  in 60 banche popolari cooperative e del territorio, 186 società  finanziarie e oltre 250 corrispondenti con 600mila soci, 6,3 milioni di clienti, 276 miliardi di euro di attivo.

È il riconoscimento che arriva dalla più grande realtà di categoria. Per un ruolo operativo e tutt’altro che onorifico. Da svolgere in uno dei periodi peggiori per la storia economica nazionale: il post Covid.

L’economista in vetta.

ENZO SALERA

Il sindaco di Cassino non si è tenuto quel “buffone” che gli aveva rivolto Mario Abbruzzese. E ha deciso di passare alle carte bollate. Non poteva tenersi un’offesa del genere, pronunciata peraltro in pieno consiglio comunale. Non poteva perché chi indossa la fascia tricolore rappresenta la Città Martire. Ma non poteva tenersela neppure sul piano politico. Perché lui ha costruito la sua vittoria sulla base di una battaglia di principio: rifiutando l’appoggio di candidati provenienti dal centrodestra, mettendo in discussione la sua candidatura attraverso le Primarie.

ENZO SALERA FOTO © MICHELE DI LONARDO

Vero che gli è stato fornito un assist a porta vuota, ma Enzo Salera in questo modo ha potuto ribadire il “modello Cassino”. Che si sta affermando nel centrosinistra e soprattutto nel Partito Democratico.

E quel “modello Cassino” non contempla che possa finire a tarallucci e vino una seduta consiliare nella quale si pronuncia un “buffone” come se niente fosse.

Spietato.

FLOP

MARIO ABBRUZZESE

Più Enzo Salera avanza, più Mario Abbruzzese arretra. L’ex presidente del consiglio regionale e dominus di Forza Italia per anni, sembra aver smarrito quel sangue freddo che gli ha consentito di scalare molti gradini della vita politica. L’attacco scomposto al sindaco Salera ha evidenziato un nervosismo malcelato, che fra le altre cose va di pari passo con alleanze “improvvisate” con Giuseppe Golini Petrarcone e con altri suoi storici avversari.

Mario Abbruzzese Foto © Daniele Scudieri / Imagoeconomica

Inoltre non esce allo scoperto su quello che ormai è diventato il segreto che tutti conoscono. E cioè che Mario Abbruzzese è già nella Lega. Con Pasquale Ciacciarelli.

Non è scontato che il suo elettorato possa seguirlo nel Carroccio, ma intanto la chiarezza sarebbe un passo avanti. Altrimenti non potrà fare altro che continuare a cercare improbabili scontri dialettici in consiglio comunale.

Smarrito.

LUIGI DI MAIO

Nella tanto vituperata Prima Repubblica un leader politico che avesse accumulato tutte le sue sconfitte politiche o si sarebbe dimesso oppure sarebbe stato silurato. Ma il ministro degli esteri e capo unico dei Cinque Stelle può perdere ogni partita e restare tranquillamente al suo posto. Sulla vicenda di Autostrade ancora una volta Giuseppe Conte lo ha scavalcato in maniera plateale.

Luigi Di Maio

Mentre il gioco di squadra tra Nicola Zingaretti, Roberto Gualtieri e Paola De Micheli ha messo in evidenza il ruolo del Partito Democratico. Per non parlare delle innumerevoli e sistematiche sconfitte politiche ed elettorali che i Cinque Stelle hanno accumulato negli ultimi due anni e mezzo. Sarebbe pronto a sopportare tutto, perfino la leadership di Conte nel Movimento.

Perdere è il mio mestiere.