Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore
TOP
ROBERTO SPERANZA
«Credo che vedremo la luce nei primi mesi del 2021, perché avremo nuovi strumenti per combattere la sfida al Covid. E nel corso del 2021 usciremo dalla fase più drammatica». Queste le parole del ministro della Salute, Roberto Speranza, in visita allo stabilimento Sanofi di Anagni, dove partirà la produzione del vaccino anti-Covid a cui stanno lavorando, in collaborazione, le multinazionali Sanofi e Gsk. (Leggi qui Anagni capitale anti Covid: dopo Catalent anche Sanofi).
Ha detto Speranza: «Siamo davanti a mesi di resistenza. Dobbiamo resistere con gli strumenti che abbiamo, che sono prima di tutto i comportamenti corretti delle persone».
Il ministro non sbaglia un colpo. Né politicamente né mediaticamente. Ed i numeri del sondaggio di Nando Pagnoncelli per la trasmissione DiMartedì su La7 sono clamorosi: il gradimento di Speranza è il 39%. Davanti a Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia al 35% e a Matteo Salvini della Lega al 31%. Poi Nicola Zingaretti segretario del Pd, con il 30%, a precedere di un soffio Luigi Di Maio (29%). Seguono l’altro dem Dario Franceschini (sempre al 29%) e la renziana Teresa Bellanova appaiata al 25% da Silvio Berlusconi e Alfonso Bonafede. Chiudono l’altro grillino Vito Crimi(19%) e Matteo Renzi, che con il suo 15% è ormai stabilmente ultimo in queste graduatorie.
Serietà, moderazione, mitezza, competenza. Roberto Speranza prosegue la scalata.
Vaccinatissimo.
FRANCESCO DE ANGELIS
Come presidente del Consorzio Asi sta puntando tutto sulla viabilità e sulla riqualificazione delle aree dismesse. Non a caso sta seguendo in prima persona la vicenda dell’area ex Permaflex di Frosinone. L’approvazione della variante d’uso da parte del consiglio regionale ha rappresentato una grande spinta, ma non era così scontata. Anche per il fuoco di sbarramento che era partito da Roma.
Ma De Angelis, come al solito, ha disinnescato tutte le mine prima. Adesso “vede” la presidenza del Consorzio industriale regionale unico, che equivarrà almeno a due ministeri.
Pure in questo caso sa che in molti (anche della sua parte politica) cercheranno di fargli lo sgambetto, ma lui è abituato a dribbling e tunnel. Non perde di vista le elezioni comunali di Frosinone, che possono diventare il “biglietto” per la candidatura alla Camera e al Senato. Chi lo conosce bene sa che ha la sindrome del collezionista. Insomma, consigliere e assessore regionale, europarlamentare, presidente del Consorzio industriale. Gli mancherebbe Camera o Senato.
Il compagno Frank non ha perso né l’entusiasmo né la capacità di giocare in modo trasversale. Ha salutato con attenzione l’elezione di Miriam Diurni al vertice di Unindustria Frosinone. Spera di fare la stessa cosa con Marcello Pigliacelli presidente della Camera di Commercio del Basso Lazio. Segue ogni scenario.
Decatleta della politica.
FLOP
MATTEO RENZI
È iniziato il controesodo da Italia Viva al Pd. Il deputato Nicola Carè ha varcato il Rubicone del “si torna a casa”. Spiegando: «Lascio Renzi e torno nel Pd per dare forza alle idee riformiste. La strada intrapresa non era quella giusta. Penso che non sia più il tempo di percorsi velleitari e di chiudersi dentro recinti sempre più stretti. E che occorra, per me, avere la sincerità di riconoscere che la strada intrapresa da Italia Viva non sia quella che io avevo immaginato».
«Non rinnego nulla di quanto fatto durante questi mesi. Ma l’ambizione di costruire un’altra forza politica capace di dare rappresentanza a un mondo moderato evidentemente non è stata condivisa. Non da un elettorato che, come ci racconta anche il voto nelle Regioni, è refrattario a frammentazioni. Torno nel Pd per l’esigenza che sento di fare politica in una comunità plurale. In cui sia possibile avere luoghi di confronto e di condivisione che solo il Pd è attualmente in grado di garantire».
Parole che segnano la sconfitta politica di Matteo Renzi, battuto a sinistra e al centro da Nicola Zingaretti. La scissione dopo aver favorito la nascita del Governo Pd-Cinque Stelle è un errore politico difficilmente ripetibile.
Rottamato.
IANNARILLI-PAVIA
Antonello Iannarilli vorrebbe candidarsi alla Regione Lazio nelle file di Fratelli d’Italia. Ma alle comunali di Alatri non darà mai il via libera alla candidatura a sindaco di Enrico Pavia in quota Lega. Enrico Pavia vorrebbe indossare la fascia tricolore ad Alatri, ma non vuole neppure sentir parlare di un’intesa con Iannarilli. I due in questo modo si “elidono” a vicenda.
Non hanno considerato il fatto che al capo supremo di Fratelli d’Italia Massimo Ruspandini e al leader maximo della Lega Francesco Zicchieri non frega nulla di quello che faranno ad Alatri. Anzi, meglio se non concludono niente.
Invece di litigare Iannarilli e Pavia dovrebbero fare asse ad Alatri, per provare ad intestarsi la vittoria nella roccaforte del presidente del consiglio regionale Mauro Buschini, pezzo da novanta del Pd. Invece preferiscono farsi la guerra.
Capponi di Renzo. Travaglino, quello dei Promessi Sposi.
STAPPO IL… TAPPO
Nuovo durissimo attacco ai vertici del Movimento Cinque Stelle da parte di Alessandro Di Battista. Parole che anticipano uno strappo. O uno stappo del tappo. Alessandro Di Battista ha parlato in un’intervista registrata a Piazzapulita.
Ha detto: «Così facendo si andrà verso una direzione di indebolimento del Movimento 5 Stelle. E si diventerà un partito più come l‘Udeur, buono forse più per la gestione di poltrone…».
Di Maio come Mastella quindi.
Dibba grillo parlante.