I protagonisti del giorno. Top e Flop del 23 settembre 2020

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

CALIGIORE-ROTONDO

Sono stati confermati sindaci dei due Comuni più grandi ed importanti di questa tornata elettorale: Ceccano e Pontecorvo. A Ceccano Roberto Caligiore ha chiuso i giochi al primo turno, tornando ad indossare la fascia tricolore dopo essere stato sfiduciato. (Leggi qui La lezione delle Comunali / Ceccano).

Caligiore, Sementilli, Rotondo

Adesso ha davanti a sé quattro anni di mandato nei quali, in teoria, avrà meno spazi di autonomia importanti. Perché a differenza di quattro anni fa non è a capo di uno schieramento civico ma è stata la Politica a sceglierlo per rappresentarla. C’è un però che cambia le carte in tavola. Però la sua lista civica ha ottenuto risultati migliori di quelli dei Partiti. 

Insomma, oggi è più politico rispetto a quattro anni fa e questo può rivelarsi importante quando deciderà di concorrere alla Presidenza della Provincia. Nel momento cruciale, dopo la sfiducia, ha avuto il sangue freddo di non rompere i rapporti. Oggi incassa un risultato che nasce in quel momento.

Anselmo Rotondo si è aggiudicato l’ennesimo derby con Riccardo Roscia: per appena 200 voti obbietterà qualcuno, che sono comunque più di quelli con cui vinse cinque anni fa. (Leggi qui La lezione delle Comunali / Pontecorvo).

Pontecorvo non è una piazza semplice per nessuno e Anselmo Rotondo ha dovuto affrontare l’ostruzionismo degli alleati più di quello degli avversari. A contrastarne l’elezione bis è stato un candidato di Fratelli d’Italia sostenuto da una parlamentare della Lega, proprio a lui che è di Forza Italia.

Alla fine si è tolto la soddisfazione di essere promosso dagli elettori. Come? Governando.

Confermati speciali.

FIORDALISIO-SEMENTILLI

Percentuale bulgara (o alla Luca Zaia) per il sindaco di Patrica. Lucio Fiordalisio in questi anni ha fatto il sindaco, setacciando il territorio continuamente. Senza mai fermarsi.

Il sindaco di Patrica Lucio Fiordalisio

Inoltre per quanto riguarda la materia dell’inquinamento ambientale, Lucio Fiordalisio non ha guardato in faccia nessuno. Neppure nel centrosinistra e nel Partito Democratico. Nonostante fosse un dirigente provinciale di primissimo piano nel Pd, non esitò a scrivere una lettera di fuoco alla Regione governata da Nicola Zingaretti, il suo Segretario. Allo stesso modo non ebbe esitazioni a prendere cappello e lasciare il Partito. (Leggi qui Pd, fuga dalla reggenza: Fiordalisio sbatte la porta).

Ha un modo di interpretare il ruolo con efficacia. Quattro anni fa aveva iniziato un percorso amministrativo che adesso cercherà di portare a termine. Ma ha anche un altro merito politico, quello di essere riuscito ad avere il consiglio comunale che sperava. Non è poco.

Piero Sementilli è tornato sindaco di Ripi dopo la traumatica sfiducia di qualche mese fa. Paradosso vuole che a non esserci più in Consiglio Comunale ci siano quelli che lo avevano sfiduciato: nemmeno hanno presentato la lista. I fatti gli hanno dato ragione. (Leggi qui La cena al Vicoletto avvelena il sindaco di Ripi: cade l’amministrazione).

In politica i fatti contano più che in altri settori.

Popolari e vincenti.

 FLOP

BATTAGLINI-ROSCIA

Samuel Battaglini lo aveva detto non appena si era candidato a sindaco. Tutto voleva fare meno che vincere. I risultati e le percentuali gli hanno dato ragione e allora la domanda fatta allora torna di attualità: per quale motivo si è candidato a sindaco?

Samuel Battaglini

Per essere eletto consigliere comunale (obiettivo centrato). E per mantenere così il diritto a conservare l’incarico all’interno dell’Associazione Nazionale dei Comuni d’Italia.

Probabilmente anche per lanciare un ponte tra mondi politici diversi. Ma chi concorre a sindaco dovrebbe avere l’ambizione di farcela. Altrimenti meglio restare a casa.

Per Riccardo Roscia è forse arrivato il momento di interrogarsi su cosa fare. Si è battuto fino in fondo, ma il risultato è la conferma che i cicli politici si chiudono. E il suo probabilmente si è chiuso.

Diversamente sconfitti. Ma sconfitti.

DI BATTISTA-DI MAIO

Intendiamoci, Alessandro Di Battista ha ragione quando dice che siamo in presenza della peggiore sconfitta politica del Movimento Cinque Stelle. La vittoria del al referendum non bilancia il disastro alle regionali in Puglia, in Toscana, in Liguria. Ovunque.

ALESSANDRO DI BATTISTA, SULLO SFONDO LUIGI DI MAIO E DAVIDE CASALEGGIO

Ma un leader politico non aspetta il “day after” per certificare l’inizio di un percorso che molto probabilmente si concluderà con una scissione.

Luigi Di Maio ha ammesso che alle Regionali si doveva fare meglio. Ma allora perché non spingere per l’alleanza con il Pd? Entrambi hanno rappresentato la fase della speranza del Movimento Cinque Stelle, ma quegli anni sono ormai lontani.

I Cinque Stelle, ha ragione Di Battista, hanno perso la spinta propulsiva dell’inizio. E questo determina il calo sistematico dei voti. Ma sia Di Maio che Di Battista non cambieranno atteggiamento. Il primo resterà di governo. Il secondo proverà a fare un’altra cosa.

Disuniti per sempre.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright