I protagonisti del giorno. Top e Flop del 24 gennaio 2020

Top e Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP 

MARCO DAMILANO

La notizia l’ha pubblicata proprio L’Espresso, diretto da Marco Damilano. Così: “Tutti i magistrati competenti hanno infatti dichiarato completamente infondate le querele per diffamazione proposte (e pubblicizzate) dal leader leghista, quando era ancora ministro dell’Interno, dal suo vice, Giancarlo Giorgetti, già sottosegretario alla presidenza del consiglio, e dal tesoriere del partito, l’onorevole Giulio Centemero”.

Marco Damilano

La sentenza dei giudici spiega che il lavoro dei giornalisti dell’Espresso rappresenta «indiscutibilmente» un esempio di «giornalismo d’inchiesta», che secondo la Cassazione va considerato «l’espressione più alta e nobile dell’attività d’informazione».

Le motivazioni del verdetto, depositate oggi, precisano che «con il giornalismo d’inchiesta l’acquisizione delle notizie avviene autonomamente, direttamente e attivamente da parte dei professionisti e non mediata da fonti esterne mediante la ricezione passiva di informazioni». Parliamo dei 49 milioni di euro confiscati alla Lega. Dunque, i giornalisti dell’Espresso hanno fatto il loro lavoro. E lo hanno fatto benissimo. C’è un giudice a Berlino.

GIORGIA MELONI

“Io sono Giorgia, sono una donna…”. Dal palco di Ravenna Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, ha usato l’ironia nel giorno finale di una campagna elettorale, quella per le regionali dell’Emilia Romagna, durissima, cattiva e senza esclusione di colpi.

Giorgia Meloni

Sul palco c’era tutto il centrodestra unito, con Matteo Salvini (Lega), Silvio Berlusconi (Forza Italia) e appunto Giorgia Meloni. La quale però ha avuto anche un altro merito: dire il vero obiettivo della coalizione. Cioè vincere in Emilia per dare una spallata al governo Conte.

Infatti la Meloni ha preannunciato, nel caso di risultato positivo, che è sua intenzione chiedere il voto anticipato un minuto dopo. Sul palco ha oscurato sia Silvio Berlusconi che Matteo Salvini. Leader.

FLOP

VITO CRIMI

Mi dicono che sono la persona giusta per condurre il Movimento in questo momento di crescita, alla luce della mia lunga esperienza. Ma non farò nessuno strappo, lavorerò in continuità con il percorso che Luigi ha avviato e che io devo portare avanti alla luce delle criticità rilevate”.

Luigi Di Maio e Vito Crimi Foto © Imagoeconomica / Alvaro Padilla

Così Vito Crimi, in un’intervista al Corriere della Sera. Quindi ha aggiunto sugli scenari di governo dopo il voto dell’Emilia Romagna: “Il governo ha un cronoprogramma da definire e attuare, al di là delle tornate elettorali. Dobbiamo abbassare le tasse, come già abbiamo iniziato a far e per 16 milioni di italiani con il taglio del cuneo fiscale, obiettivo che dobbiamo perseguire grazie alla riforma dell’Irpef. Abbiamo obiettivi molto ambiziosi, su quelli vogliamo essere giudicati al termine del mandato”.

Niente crisi di governo, dunque, in ogni caso e comunque vada. Lo stesso concetto che ripeteva Luigi Di Maio. Aridateci Giggino.

MATTEO RENZI

È stato il grande assente di questa campagna elettorale nazionale mascherata da regionale. Tutti gli altri leader sono stati protagonisti. Matteo Salvini ha portato il verbo della Lega in ogni singolo condominio, Giorgia Meloni ha messo in evidenza il “baricentro” di Fratelli d’Italia.

Matteo Renzi © Imagoeconomica / Marco Cremonesi

Silvio Berlusconi sogna la vittoria in Calabria per rilanciare Forza Italia. Nicola Zingaretti si è messo sulla linea del Piave del Pd. I Cinque Stelle si sono fatti del male da soli, ma comunque restano protagonisti. Da Italia Viva nessun segnale.

Dove è finito il Matteo Renzi che ha buttato giù Salvini dal Governo? Chi l’ha visto.