I protagonisti del giorno. Top e Flop del 25 febbraio 2020

Foto © Imagoeconomica / Livio Anticoli

Top e Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP

AMADEUS

Sarà Amadeus il testimonial degli spot istituzionali che dovranno informare e rassicurare gli italiani rispetto all’emergenza Coronavirus. Fresco del successo ottenuto con la 70esima edizione del Festival di Sanremo, il conduttore è considerato un volto conosciuto e rassicurante, adatto ad entrare nelle case degli italiani.

Amadeus © Imagoeconomica / Livio Anticoli

Lo ha scelto il ministro della Salute Roberto Speranza. A riportare la notizia è il Fatto Quotidiano. Così: «Amadeus dovrà ora affrontare una nuova sfida: entrare in tutte le case degli italiani, dando le le informazioni utili sul Coronavirus, sensibilizzandoli al problema, rassicurandoli, ma nello stesso tempo invitandoli ad avere tutti i comportamenti raccomandati. È lui il testimonial scelto dal governo per gli spot istituzionali che si stanno predisponendo in queste ore.

Sono a questo punto considerati inadeguati (per non dire sbagliati) quelli con Michele Mirabella come protagonista. “Non è affatto facile il contagio”, diceva il primo, mandato in onda ai primi di febbraio. Con il nostro Paese che risulta essere il terzo nel mondo per numero di infetti, non è il momento di minimizzare troppo. Una scelta derivata dalla necessità di trainare il più possibile il messaggio, grazie alla riconoscibilità del personaggio». Ormai un conduttore istituzionale. Non sono solo canzonette.

GIULIA GRILLO

Giulia Grillo, ex ministro della Sanità e ora deputata pentastellata non ha dimenticato di essere stata bersaglio di molti big del Movimento per la sua campagna a favore delle vaccinazioni. È tornata a parlarne in piena emergenza Coronavirus, in un’intervista a Il Messaggero.

Giulia Grillo

Ha detto: «Importanti esponenti no-vax quando ero ministro mi fecero la guerra. Una guerra che alla fine ho perso, uno dei motivi, forse, per il quale non sono più ministro. Penso a tanti big che adesso sono ancora ministri, come lo erano nel Conte , che non mi hanno mai difeso e preferirono, all’epoca, seguire l’orientamento del gruppo parlamentare. La mia posizione sull’obbligo vaccinale era mediana e anche di buonsenso. Ma c’era una parte che in maniera netta chiedeva l’abolizione dell’obbligo delle certificazioni vaccinali a scuola. Appena arrivati al governo si voleva tutto e subito. Un errore. Ci possono stare diverse sensibilità, in questa materia. Ci mancherebbe. Diverso è invece pensare sempre a una vena di complottismo. Soprattutto quando si ha a che fare con la salute degli italiani e occorre avere giudizio».

Ha aggiunto: «Dissi solo una cosa logica: togliere l’obbligo senza pensare al contempo a misure di tutela per gli immunodepressi aveva e ha poco senso».

E sull’emergenza Coronavirus l’ex ministro ha spiegato: «Già una settimana fa avevo sommessamente proposto di stringere i controlli su tutti i voli in arrivo in Italia. Invece, non sono stata ascoltata. Mi auguro ora che l’esecutivo, come sta facendo, possa mettere in campo tutte le iniziative necessarie per arginare i contagi». La vendetta è un piatto che si consuma freddo.

FLOP

ATTILIO FONTANA

Il presidente della Regione Lombardia prima ha attaccato il premier Giuseppe Conte. Dicendo: «Da Conte parole infondate e inaccettabili». La frase è quella sull’ospedale che non avrebbe rispettato i protocolli.

Attilio Fontana © Imagoeconomica / Canio Romaniello

Ha attaccato Fontana: «Spero che queste uscite siano una voce scappata, senza rendersi conto, oppure vuol dire che il governo inizia ad essere fuori controllo. Io sono stato zitto finora, ho accettato che si tacesse, però se accusano il sistema sanitario lombardo, allora non posso più tacere. Noi avevamo proposto un mese prima che scoppiasse l’epidemia di essere messi nelle condizioni di aumentare i controlli, di mettere in quarantena tutti gli studenti che rientravano dalla Cina. Siamo stati accusati di essere razzisti, di voler diffondere il panico. Il presidente del Consiglio disse in quell’occasione fidatevi di me, ci penso io. Allora ora non può dire che siamo noi i responsabili. Se il premier si mette ad accusare le Regioni, significa che sta seguendo un’altra strategia. È la strategia della disperazione. Probabilmente sta cercando di attaccare altri per cercare di sviare l’attenzione».

Poi, intervenendo in consiglio regionale, ha sdrammatizzato: «È una situazione senz’altro difficile, ma non così tanto pericolosa: il virus è molto aggressivo nella diffusione ma molto meno nelle conseguenze. È poco più di una normale influenza e questo lo dicono i tecnici».

Infine però, il Corriere della Sera ha fatto quello che un giornale dovrebbe sempre fare: andare sul campo. E scrivendo: «Ventotto chiamate al numero di emergenza per il Coronavirus istituito dalla Regione, ventiquattro a quello del Ministero, per un totale di un’ora e un quarto al telefono, dalle 11.20 alle 12.35 di martedì mattina, tra attese con il sottofondo di una segreteria («L’utente è momentaneamente occupato …») e suono della linea che cade. I tentativi del «Corriere» cadono irrimediabilmente nel vuoto, il test sul campo offre uno spaccato di quello che succede in questi giorni ai milanesi che provano a contattare i servizi per le loro preoccupazioni sanitarie, talvolta serie».

Insomma, maggiore cautela non guasterebbe, specialmente in una situazione di tale serietà. Precipitoso nella comunicazione.

MATTEO RENZI

L’ultimo sondaggio realizzato da Swg mostra i cambiamenti nelle intenzioni di voto rispetto ad una settimana fa. Lo spiega Libero: «È notevole il calo della Lega, che perde 1 punto ma resta comunque il primo Partito per distacco con il suo 31,3%. Forse però questo dato suggerisce a Matteo Salvini meno esposizione sull’emergenza da Coronavirus in Italia.

Matteo Renzi Foto © Carlo Lannutti / Imagoeconomica

Passo indietro importante anche per il Pd di Nicola Zingaretti, che fa segnare -0,5 e rischia di tornare sotto il 20% (al momento è rilevato al 20,1%). Il Movimento 5 Stelle recupera lo 0,4 ma con il suo 13,4% viene comunque tallonato da Fratelli d’Italia, con Giorgia Meloni che rimane stabile all’11,3%. Un piccolo segno positivo per Forza Italia (5,4% e +0,3), mentre Matteo Renzi con la sua Italia Viva continua a perdere consenso: in una settimana ha perso lo 0,4, attestandosi al 3,8%».

Insomma, l’attivismo politico di Matteo Renzi delle ultime settimane non ha prodotto nulla. Anzi, un effetto boomerang. Tanto rumore per nulla.

TESTACODA

In un messaggio social il sindaco Milano Beppe Sala ha dato una lezione di comunicazione ai tempi del Coronavirus. Affermando: «Piuttosto che pensare di correre ai supermercati ad accaparrarsi alimenti, cerchiamo di spendere del tempo per prenderci cura di coloro che sono più gracili, i nostri anziani in particolare che sono soggetti al rischio. Questo è quello che fa una società sensibile e matura. Il governo e soprattutto la Regione Lombardia che ha deleghe in materia di salute hanno stabilito delle regole per limitare la diffusione del Coronavirus. Vorrei dire una cosa molto cara e semplice: queste regole non si discutono, si applicano, dobbiamo fidare della loro competenza e della ratio di questa iniziativa, quella di aggredire la diffusione di questo virus. È vero che i numeri stanno aumentando, è anche possibile che aumentino perché proattivamente si va a cercare l’identificazione di coloro che sono stati colpiti da questo virus». Milano che resiste.

Alessandro Di Battista

La prima proposta che Alessandro Di Battista lancerà sul tavolo ancora sgombro del congresso a 5 stelle, sarà la cancellazione del pareggio di bilancio in Costituzione. La seconda, riguarda tutt’altro tema: due giorni obbligatori di telelavoro a settimana per gli impiegati della pubblica amministrazione. Lo ha scritto Annalisa Cuzzocrea su La Repubblica. Anticipando l’asse con Luigi Di Maio, sulla base del quale Alessandro Di Battista vuole scalare i Cinque Stelle. Sicuri che in questo momento (emergenza Coronavirus) la gente è interessata a certe strategie politiche. Siamo quello che comunichiamo. E quando lo comunichiamo.