I protagonisti del giorno. Top e Flop del 26 marzo 2020

Top e Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP

GIUSEPPE CONTE

L’intesa annunciata in extremis non cambia la sostanza delle cose. Davanti alla solita ipocrisia del consiglio europeo stavolta il premier Giuseppe Conte è sbottato. In videconferenza. Dicendo nella sostanza: se è così grazie lo stesso, facciamo da soli.

Giuseppe Conte

Nel dettaglio. «Se qualcuno dovesse pensare a meccanismi di protezione personalizzati elaborati in passato allora voglio dirlo chiaro: non disturbatevi, ve lo potete tenere, perché l’Italia non ne ha bisogno. Nessuno pensa a una mutualizzazione del debito pubblico. Ciascun Paese risponde per il proprio debito pubblico e continuerà a risponderne. L’Italia ha le carte in regola con la finanza pubblica: il 2019 l’abbiamo chiuso con un rapporto deficit/Pil di 1,6 anziché 2,2 come programmato. Le conseguenze del dopo Covid-19 vanno affrontate non nei prossimi mesi ma domani mattina».

L’Italia, dunque, ha respinto la bozza in discussione al tavolo del Consiglio europeo sugli strumenti per fronteggiare la crisi economica legata al Coronavirus. Ma anche Francia e Spagna hanno chiesto che in 10 giorni la Ue trovi «una soluzione adeguata alla grave emergenza che tutti i Paesi stanno vivendo». Giuseppe Conte ha guidato la rivolta.

Il virus e l’orgoglio.

MARIO DRAGHI

Non ha mollato la presa. E in una lettera al Corriere della Sera ha specificato meglio il suo pensiero su una crisi che lui stesso ha definito di proporzioni bibliche.

Mario Draghi (Imagoeconomica)

Ha scritto Draghi: «La sfida che ci si pone davanti è come intervenire con la necessaria forza e rapidità per impedire che la recessione si trasformi in una depressione duratura, resa ancor più grave da un’infinità di fallimenti che causeranno danni irreversibili. È ormai chiaro che la nostra reazione dovrà far leva su un aumento significativo del debito pubblico.

La perdita di reddito a cui va incontro il settore privato – e l’indebitamento necessario per colmare il divario – dovrà prima o poi essere assorbita, interamente o in parte, dal bilancio dello Stato. Livelli molto più alti di debito pubblico diventeranno una caratteristica permanente delle nostre economie e dovranno essere accompagnati dalla cancellazione del debito privato».

Quindi ha aggiunto: «La questione chiave non è se, bensì come lo stato debba utilizzare al meglio il suo bilancio. La priorità non è solo fornire un reddito di base a tutti coloro che hanno perso il lavoro, ma innanzitutto tutelare i lavoratori dalla perdita del lavoro. Se non agiremo in questo senso, usciremo da questa crisi con tassi e capacità di occupazione ridotti, mentre famiglie e aziende a fatica riusciranno a rimettere in sesto i loro bilanci e a ricostruire il loro attivo netto». Io sono leggenda.

FLOP

CHARLES MICHEL

Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha dovuto incassare il no alla sua bozza. Anche in questo caso l’intesa annunciata in extremis non cambia niente. Bozza condivisa dall’ala rigorista dell’Unione Europea: Germania, Olanda e Austria, che continuano a dire no ai coronabond e all’accesso incondizionato ai fondi Mes. (leggi qui le premesse: Il nuovo bazooka consigliato da Mario Draghi)

Foto © Pietro Naj-Oleari, European Parliament

Ha scritto l’Agi: «La nuova bozza di conclusioni, respinta dall’Italia, era stata ulteriormente annacquata rispetto alla versione precedente. Questa mattina in una riunione del Coreper (l’organismo che riunisce gli ambasciatori), Olanda e Finlandia si sono opposte a un paragrafo in cui si chiedeva all’Eurogruppo di concludere il lavoro tecnico per attivare le linee di credito del Meccanismo europeo di stabilità entro la prossima settimana. Nell’ultima bozza che è stata fatta circolare tra le capitali, il Consiglio europeo invita l’Eurogruppo a sviluppare le specifiche tecniche necessarie per attivare il Mes nelle prossime settimane».

Nel pieno della “guerra” l’ala rigorista lascia da soli al fronte le nazioni più esposte. E il presidente Michel si adegua.

Incommentabile.

I BUROCRATI

Cambia ancora (per la quarta volta) il modulo dell’autocertificazione. Lo annuncia in diretta tv il capo della Polizia Franco Gabrielli, sorridendo lui per primo e citando l’ondata di ironia che finora la rete ha regalato a questi continui quanto incomprensibili cambi di moduli.

Il prefetto Franco Gabrielli

Riferisce La Repubblica: «Il modulo poi esplicita tutta una serie di situazioni di necessità per cui è consentito lo spostamento in modo da evitare interpretazioni diverse. E dunque tra gli stati di necessità sono compresi, ad esempio, il rientro dall’estero, le denunce di reati, gli obblighi di affidamento di minori, l’assistenza a congiunti o persone con disabilità. Cambia infine anche il riferimento alle sanzioni, ora multe amministrative, e non più penali, previste per chi viola le norme».

Ma nel pieno di una crisi del genere serve tutto questo? Non si può prevedere un modulo che possa durare nel tempo? No. Altrimenti la burocrazia che ruolo avrebbe?

Bizantini.

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