I protagonisti del giorno. Top e Flop del 29 agosto 2020

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

ELSA FORNERO

«Molte persone sono abituate a pescare nel torbido». Elsa Fornero commenta così la notizia di essere stata messa alla gogna da un sondaggio sul sito Facebook di Lega – Salvini premier intitolato “Scegli il peggior ministro”.

ELSA FORNERO. FOTO © MARCO CREMONESI / IMAGOECONOMICA

Le quattro ministre sono: Elsa Fornero (ex titolare del Lavoro durante il governo Monti), Lucia Azzolina (Scuola), Luciana Lamorgese (Interno) e Teresa Bellanova (Agricoltura).

Al quotidiano La Repubblica la Fornero dice: «Quel che io direi…. E’ che non voglio usare il mio tempo per parlare di Salvini. Ritengo che sia un piccolo uomo che non si rende conto della sua pochezza. Rispetto gli elettori di Salvini perché non possono avere quella consapevolezza oggi necessaria per cercare di capire e sostenere chi fa scelte un po’ più lungimiranti. Invece di accontentarsi sempre del brevissimo periodo».

«A questo voglio dedicare il mio tempo, e non voglio occuparmi di chi parla a spoposito di cose che non conosce, mostrando i muscoli come fa Salvini da gaglioffo qual è».

Gaglioffo è lo stesso termine usato da un’altra ministra, Lucia Azzolina. Elsa Fornero ha bacchettato in questo modo il Capitano.

Non ti curar di lor, ma guarda e passa.

ROMANO PRODI

Il fondatore dell’Ulivo ha stroncato nettamente le ragioni del sì al referendum. Così: «La modesta diminuzione dei costi (0,007% della spesa pubblica italiana) come effetto del minore numero dei parlamentari non viene quasi più presa in considerazione». (Leggi qui Il Pd rispetta i patti, Prodi affonda il referendum).

«Essa rimane sepolta tra le paurose cifre della finanziaria e la nuova dimensione degli interventi europei. Il centro dell’attenzione si sta progressivamente spostando nella più ragionevole direzione di quale sia la migliore organizzazione del Parlamento. Questo per garantire ad esso efficienza e rispetto della Costituzione».

Romano Prodi

E poi: «Il vero problema non sta infatti nel numero, ma nel modo in cui i parlamentari vengono eletti. Anche senza elaborare profonde analisi teoriche, l’elettore si è reso progressivamente conto che deputati e senatori non sono stati eletti, ma sostanzialmente nominati dai partiti e, come tali, coerentemente si comportano. Non avendo alcun necessario rapporto col territorio, non hanno ormai (salvo pochissime eccezioni) alcun legame organico con gli elettori. Non mettono più in atto i periodici incontri con le diverse categorie o i diversi quartieri e paesi degli elettori e non hanno nemmeno un ufficio locale».

Quindi: «Solo una minima parte degli elettori conosce il nome del parlamentare che, almeno in teoria, rappresenta il suo territorio. Semplicemente perché non lo rappresenta. Per il cittadino normale diventa quindi del tutto indifferente se sia meglio avere un deputato ogni novantamila o ogni centoquarantamila abitanti. O se sia davvero un danno che una regione sia rappresentata da un numero di senatori molto ridotto».

Scacco matto in tre mosse.

FLOP

LUIGI DI MAIO

Nuova gaffe internazionale del ministro degli Esteri e unico capo dei Cinque Stelle. Luigi Di Maio, durante l’incontro a Roma con il suo omologo cinese Wang Yi, ha sfoggiato un’abbronzatura da alcuni definita «esagerata», merito dei giorni trascorsi in Sardegna. Le fotografie sono diventate subito oggetto di meme ironici, rilanciati in Rete: c’è chi lo ha paragonato al conduttore Carlo Conti, chi a Barack Obama. Ma non sono mancati, nemmeno, paragoni con la stella dell’Nba Michael Jordan.

Il meme di Luigi Di Maio

A quel punto Di Maio si è “allargato”, pensando di poter essere ironico e simpatico. Ha detto: «Ragazzi… prometto che la prossima estate metterò la crema 50. E grazie per avermi reso questa giornata più leggera».

A quel punto il vento è cambiato e le critiche sono piovute. Fino alla stroncatura del New York Times.

«Negli Usa chi fa ironia sul blackface si dimette o viene licenziato». Poi, sempre oltreoceano, c’è chi ha ricordato: «Alcuni hanno sostenuto che rilanciare le immagini riflette la visione provinciale del signor Di Maio sul mondo. Che non prende in considerazione le conversazioni globali sul razzismo che avvengono fuori dall’Italia». Altri hanno detto che «le immagini ignorano la discriminazione subita dai neri in Italia. Dove i migranti africani spesso sono alle prese con violenza e intolleranza».

Non è manca nemmeno il riferimento alla precedente «gaffe» sul tema, fatta nel 2008 da Silvio Berlusconi. «Barack Obama? Giovane, bello e abbronzato», disse parlando del neo-presidente Usa. Salvo, poi, aggiungere: «Voleva essere un grande complimento, una carineria assoluta nei suoi confronti… Se non hanno il sense of humour…».

Ma Di Maio ha superato il Silvio nazionale.

Fatto… nero.

 MATTEO RENZI

Rieccolo. Il leader di Italia Viva ha voluto attaccare il premier Giuseppe Conte. A chiacchiere. Scrive l’Huffington Post: «L’ex rottamatore ha lanciato due messaggi in bottiglia al premier. Il primo ha un nome e un cognome: Mario Draghi. “E’ il nome più credibile – ha spiegato a La Repubblica il senatore di Rignano – una riserva della Repubblica”. “Eviterei di tirarlo per la giacchetta” ha aggiunto, chiosando sibillino “non adesso almeno“».

Matteo Renzi

«Il secondo ancora più diretto: “Dal Mes capiremo che vuole fare Conte da grande. Se chiede il Mes significa che vuole guidare l’Italia. Se non chiede il Mes significa che vuole guidare solo i grillini. A lui la scelta”. Dall’entourage del presidente filtra irritazione e la convinzione che le parole di Renzi non preludano ad alcunché: “La posizione sul Mes non è cambiata. Non è la priorità, dobbiamo capire come spendere bene i soldi del Recovery fund.

Insomma, a parole un ultimatum da prendere sul serio. Nei fatti poi, finora, i messaggi di Matteo Renzi si sono tutti rivelati… scarichi. Alla fine l’ex rottamatore si è sempre allineato. Tutto vuole, meno che le elezioni.

Effetti per nulla… speciali.