Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore
TOP
FRANCESCO ZICCHIERI
In molti pensavano (e speravano) che il suo ruolo nazionale fosse quello di fare le tessere nel centrosud. Invece Francesco Zicchieri, vicecapogruppo della Lega alla Camera, ha detto al Capitano Matteo Salvini che è ora di guardare al Centro. E lo ha fatto nella residenza romana del leader del Carroccio. Il suo nuovo ruolo è quello di radicare il partito nel centrosud. (Leggi qui «Matteo, è arrivata l’ora di guardare al Centro»).
Il ragionamento di Zicchieri è questo: 1) a destra la Lega ha fatto già il pieno; 2) non è possibile una competizione, a destra, con Fratelli d’Italia; 3) dal Lazio alla Sicilia c’è un elettorato enorme che si sente orfano di Forza Italia e dell’Udc. A questo elettorato la Lega deve guardare; 4) ma l’operazione non è quella di snaturare il Partito cambiando rotta, l’operazione invece è quella di allargare i confini mantenendo le radici.
Ma c’è pure un altro aspetto da considerare. La Lega ha difficoltà ad eleggere sindaci e consiglieri dal Lazio in giù e il “gap” può essere colmato soltanto cercando di diventare un riferimento per l’elettorato centrista.
Il 4 marzo 2018 nel Sud il Movimento Cinque Stelle ha fatto il pieno di voti, costruendo il risultato ottenuto. E se la Lega vuole davvero diventare una forza di governo con un respiro europeo è a quel tipo di elettorato che deve puntare.
Matteo Salvini gli ha risposto di andare avanti se ci crede. E Francesco Zicchieri ci crede, eccome se ci crede.
Guarda negli occhi il Capitano.
ANTONIO POMPEO
Il presidente della Provincia Antonio Pompeo e l’ex direttore generale Adriano Marini sono stati assolti dall’accusa di danno erariale dalla Corte dei Conti. (Leggi qui Gli avvocati non sono uguali: assolti Pompeo e Marini).
La questione era questa: entrambi erano stati accusati di aver procurato un danno di 70.000 euro alle casse dell’ente perché avevano conferito una serie di incarichi ad avvocati esterni nonostante vi fosse un ufficio legale interno. L’avvocato Sandro Salera ha invece dimostrato che i legali non sono tutti uguali e che ognuno ha una propria sfera di competenza. In sostanza gli avvocati non possono essere gestiti come fossero dei materiali di fornitura. Tutti uguali.
Per Antonio Pompeo una grande vittoria sia politica che amministrativa. I magistrati contabili hanno riconosciuto non soltanto il principio sopra enunciato, ma anche che l’ufficio legale dell’ente è sottodimensionato considerando la mole di lavoro che c’è.
Antonio Pompeo ha costruito tutte le sue fortune politiche sull’amministrazione della cosa pubblica. Sia da sindaco che da presidente della Provincia. Infine, la felice intuizione di essersi affidato ad un avvocato come Sandro Salera.
Diritto di scelta.
FLOP
PAOLA VILLA
Un mese di tempo perduto. Il sindaco di Formia Paola Villa nemmeno questa volta ha avuto una maggioranza che la sostenesse in Aula. Esattamente come il 30 novembre scorso. Quella volta rassegnò le dimissioni, avviò le consultazioni, recuperò appena un voto dei tanti perduti in questi 30 mesi di amministrazione. Ma un solo Consigliere rientrato in maggioranza non è stato sufficiente. In queste ore l’epilogo. (Leggi qui Formia, Paola Villa affonda: “Si va a casa con dignità”).
Il Consiglio Comunale di Formia non ha approvato gli equilibri di bilancio. La votazione si è conclusa con dodici voti a favore e dodici contrari: per il Segretario generale il punto non è né approvato né respinto.
Con coerenza, Paola Villa ha lasciato l’Aula dicendo “alla città va risparmiato questo spettacolo, ci si alza e si va a casa con dignità”.
Fine della storia, fine del civismo né di destra né di sinistra.
La prof torna a casa.
CONTE-RENZI
Qualche giorno fa, proprio in un flop, Alessioporcu.it aveva scritto: “Si odiano. Anzi, di più: si detestano. Ma nessuno dei due sembra rendersi conto davvero del particolare momento del Paese. Siamo alla vigilia di un piano vaccinale destinato a passare alla storia. Non soltanto per le dimensioni, ma anche perché rappresenterà veramente l’unica arma possibile per sconfiggere una pandemia terribile. Il tutto ancora nel pieno di una seconda ondata, che potrebbe perfino lasciare spazio alla terza…Hanno siglato una tregua di Natale che a Santo Stefano non reggerà”. (Leggi qui I protagonisti del giorno. Top e Flop del 19 dicembre 2020).
E’ andata esattamente come avevamo ipotizzato. Oggi Matteo Renzi ha detto al premier Giuseppe Conte: “Recovery plan è un collage raffazzonato e senz’anima. Se non c’è accordo Italia Viva lascia il Governo”.
Il presidente del consiglio Giuseppe Conte, dal canto suo, nulla ha fatto davvero per cercare di dare risposte alle domande di Italia Viva. I due si stanno sfidando nel momento più delicato della pandemia.
Matteo Renzi non vuole più Conte a Palazzo Chigi. Pensa a Mario Draghi. Mentre il premier non vuole andare avanti con Italia Viva. Ma il senso di responsabilità per il superiore interesse del Paese dove sta?
Galli nel pollaio.