I protagonisti del giorno. Top e Flop del 29 novembre 2019

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP 

STEFANO BONACCINI

Il presidente dell’Emilia Romagna sta tenendo viva la partita delle Regionali praticamente da solo. La classifica sul gradimento dei Governatori elaborata da Swg dice che, insieme al collega del Veneto Luca Zaia, ha l’apprezzamento di 6 cittadini su 10. E che, rispetto al 2018, cresce del 15%. (leggi qui Gradimento dei presidenti di Regione: Zingaretti tiene, in vetta Zaia e Bonaccini).

Stefano Bonaccini

Un dato importante se si considera la grandissima offensiva politica che sta lanciando la Lega di Matteo Salvini in quella Regione. Stefano Bonaccini ha avuto immediatamente l’intuizione di spostare la campagna elettorale su piano locale, con un confronto diretto con Lucia Borgonzoni, candidata della Lega.

Eppure la partita sarà anche politica e quindi ci si avvia ad un testa a testa. Ma è chiaro che Bonaccini dovrà fronteggiare una vera e propria armata elettorale, quella del centrodestra.

Lui, considerando il precedente (perfino scaramantico) dell’Umbria, difficilmente poserà per una foto con Giuseppe Conte, Nicola Zingaretti, Roberto Speranza o altri. A petto in fuori.

ROBERTO CALIGIORE

Dalla polvere all’altare. O dalle stalle alle stelle. Certo è che se alla fine dovesse essere ricandidato a sindaco di Ceccano con il sostegno dell’intero centrodestra (i Partiti, non le civiche), allora Roberto Caligiore sarebbe ad un passo da una vera e propria impresa: la rielezione a primo cittadino dopo essere stato sfiduciato. (leggi qui Tuttavia… il candidato sindaco sarà Roberto Caligiore).

Roberto Caligiore

Ma c’è di più, perché a sostenerlo ci sarebbero praticamente tutti: dal senatore di Fratelli d’Italia Massimo Ruspandini al vulcanico Riccardo Del Brocco, dalla Lega a Forza Italia. E a Cambiamo.

Dopo la sfiducia lui è rimasto calmo, non ha sparato a zero su una coalizione che, diciamo la verità, l’aveva platealmente mollato. Anzi, scaricato. Può prendersi una delle più grandi rivincite della storia politica locale.

Non è che il centrodestra non abbia altre soluzioni, è che se Roberto Caligiore dovesse schierarsi “contro”, sarebbe tutto più complicato. Nervi d’acciaio.

FLOP

GIUSEPPE CONTE

Il tema non è il Mes in sé, ma se sia un salva Stati o uno stritola Stati. Ieri abbiamo avuto una riunione del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle e siamo tutti d’accordo sul fatto che questo accordo deve essere migliorato”.

Foto: © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Le parole del ministro degli Esteri e capo politico dei Cinque Stelle suonano come una “sentenza”. La traduzione dal politichese è chiara: il premier Giuseppe Conte deve fare l’ennesima marcia indietro.

Contemporaneamente il leader della Lega Matteo Salvini ha affermato: “Il mio problema  non è la querela, ma il fatto che Conte su Ilva non sa cosa fare, su Alitalia non sa cosa fare, sui trattati europei e sulla manovra non sa cosa fare”. 

È come se l’orologio della politica fosse tornato a luglio, al Governo gialloverde, quello dei due vicepremier (Salvini e Di Maio) che contavano più del premier. Inoltre, secondo autorevoli indiscrezioni, a rischiare potrebbe essere proprio Giuseppe Conte in caso di crisi di Governo. A volte ritornano. Di Maio e Salvini naturalmente.

MATTEO RENZI

Per quel che riguarda l’inchiesta sulla fondazione Open saranno i giudici a fare chiarezza. Il leader di Italia Viva Matteo Renzi è andato allo scontro con la magistratura, ricordando a molti le posizioni di Silvio Berlusconi.

Matteo Renzi

Ma il punto politico è un altro: su questa vicenda Renzi ha potuto toccare con mano il gelo nei suoi confronti da parte di quelli che dovrebbero essere gli alleati. Non una parola dal Pd di Nicola Zingaretti, parole politicamente ostili dai Cinque Stelle di Luigi Di Maio, silenzio “cosmico” da parte di Articolo 1 di Pierluigi Bersani e Massimo D’Alema. Nulla neppure da Giuseppe Conte.

Al di là di tutti, forse è il caso che Matteo Renzi si interroghi su un punto: è valsa la pena far cadere il governo gialloverde per mandare all’opposizione Matteo Salvini? A giudicare da come è andata a finire no. Dai nemici mi guardo io, dagli amici mi guardi Dio.