I protagonisti del giorno. Top e Flop del 3 novembre 2020

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

ZINGARETTI & D’AMATO

È chiarissimo che sta per iniziare la battaglia di Roma e del Lazio sul Coronavirus, quella che l’assessore Alessio D’Amato aveva annunciato una settimana fa. Oggi c’è stata la frenata del lunedì, determinata dal calo dei tamponi. Ma da domani si annunciano giorni di fuoco anche perché il Dpcm del Governo dovrà definire i 21 parametri che determineranno i lockdown zonali e le misure di restrizione.

NICOLA ZINGARETTI E ALESSIO D’AMATO. (FOTO CARLO LANNUTTI / IMAGOECONOMICA)

Una metropoli come Roma farebbe tremare i polsi a chiunque. Ma intanto il Lazio parte con due vantaggi: primo, ha il più alto numero di tamponi effettuati. Secondo: ha meno contagiati rispetto ad altre regioni importanti. Inoltre è evidente che Nicola Zingaretti come segretario del Partito Democratico ha pure la preoccupazione di tenere la rotta sul medesimo percorso del Governo.

Novembre sarà il mese determinante per la pandemia. Zingaretti e D’Amato in questi giorni si sono confrontati sia con gli esponenti della maggioranza e con quelli dell’opposizione. Proprio in previsione dell’adozione di misure restrittive impopolari. Ma è esattamente questo che caratterizza un’azione di governo fatta di prevenzione, di concretezza e perfino di condivisione. Sono riusciti ad attuare quel confronto con le opposizioni che a livello nazionale a Giuseppe Conte non è riuscito.

Squadra di Governo… Regionale, per ora.

SERGIO CIPPITELLI

Al momento di prendere cappello e andare via per scadenza del suo mandato da Commissario all’Ater non ha atteso neanche un minuto. Eppure per legge aveva 45 giorni di tempo, retribuiti, per organizzare il passaggio di consegne. Non ne ha approfittato. Segno di un amministratore non incollato alla poltrona.

Sergio Cippitelli

Ma non è questo a colpire di Sergio Cippitelli. Semmai colpisce il suo messaggio ai dipendenti, ai successori, alla Politica in genere. Salutando, non si è concentrato sui numeri, sulle ristrutturazioni portate a termine, sugli appartamenti costruiti, sui lavori di adeguamento portati a termine. Il suo è stato un messaggio etico.

Ha raccomandato a tutti: «Preoccupatevi di chi abita nelle nostre case. Spesso ci sono drammi umani legati alle condizioni precarie di chi non ha i soldi per potersi permettere un affitto più alto». Un messaggio in controtendenza rispetto alle logiche di tutti coloro che occupano qualunque altro tipo di poltrona. Sempre preoccupati della successiva candidatura e dell’incarico che verrà.

Cippitelli invece ha dato una lezione di stile prima che di politica e questo alla fine peserà di più di qualunque tattica o strategia.

Monsignor Cippitelli.

FLOP

GIOVANNI TOTI

Partiamo dalla frase testuale che ha scritto nel tweet: «La maggioranza dei morti per Covid sono persone per lo più in pensione, non indispensabili allo sforzo produttivo del Paese».

Vale la pena di ricordare che prima di essere eletto due volte presidente della Regione Liguria e prima ancora di essere il portavoce di Silvio Berlusconi, Giovanni Toti ha svolto per anni, ad altissimi livelli, la professione di giornalista. Ecco perché il suo scivolone è doppiamente grave e quindi imperdonabile.

Giovanni Toti. Foto © Leonardo Puccini

Dovrebbe sapere meglio di chiunque altro che nella società contemporanea più importante dell’essere è il comunicare. Lui poi ha cercato di metterci una pezza dicendo «È un passaggio scritto in modo maldestro e mi dispiace se ha ferito qualcuno. Ma la sostanza è chiarissima». In realtà questa è apparsa come una toppa peggiore del buco. Perché intanto proprio quell’espressione maldestra gli è costata la presidenza della Conferenza delle Regioni, carica per la quale il grande favorito ora è il Governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga.

Giovanni Toti dovrà riflettere molto. Dal momento che proprio la sua collocazione politica, nonostante l’inesistenza nazionale del suo movimento Cambiano, poteva rappresentare un elemento di novità nel panorama di Centrodestra.

È bastata una frase sbagliata per annullare un anno di costruzione paziente ed efficace di una coalizione diversa. Ora è tornato marginale.

Non indispensabile.

BEPPE SALA

Forse gli è sfuggito che nessuna altra zona italiana è messa peggio di Milano per quanto riguarda l’attuale situazione del Covid-19. Al punto che i medici della città sollecitano «Un lockdown totale ed immediato» per tutta la cintura urbana. Ma il sindaco Beppe Sala ha subito alzato la barricata dicendo che nemmeno ci devono pensare.

La domanda sorge spontanea: in virtù di quale trattato di epidemiologia Sala smentisce perfino la logica? Milano è una metropoli grandissima e sempre proiettata in avanti. Tuttavia è indubitabile che da 9 mesi la capitale economica del Paese, nonché capoluogo della regione Lombardia è inchiodata sulla drammatica conta di nuovi casi di link e di decessi.

Beppe Sala

Fra l’altro in questo modo il sindaco non riesce neppure a differenziare la sua posizione e quella del Partito Democratico dalle strategie della Lega. E del governatore Attilio Fontana. Ma soprattutto da uno come lui ci si aspetta perfino il coraggio dell’impopolarità e non la banalità del negare l’evidenza.

Nelle prossime ore il Governo indicherà i criteri da seguire per le chiusure di città, di Province o di Regioni. Servirà la capacità di attuare in tempi rapidi i vari scenari. Non serviranno a niente le impuntature non suffragate da dati scientifici.

Non gli è bastato l’aperitivo?