I protagonisti del giorno. Top e Flop del 30 dicembre 2020

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

NICOLA ZINGARETTI

È venuto a Frosinone per il Vaccine day alla Asl. E, come nel suo stile, lo ha fatto dicendo la verità. Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha detto che sicuramente queste giornate rappresentano un concreto segnale di speranza. Da una pandemia del genere non si esce se non con il vaccino. Ma ha pure aggiunto che non siamo alla fine dell’incubo. Guai a pensarlo.

Nicola Zingaretti con Mauro Buschini, Sara Battisti e Pierpaola D’Alessandro

Occorrerà del tempo, circa un anno, per arrivare ad una percentuale di vaccinazioni che possano garantire una certa immunità di gregge. Nel frattempo non si deve e non si può abbassare la guardia. Il che vuol dire utilizzo delle mascherine, rispetto del distanziamento sociale e tutto il resto. Ma vuol dire anche partecipare da protagonisti a una stagione di vaccinazione destinata a trovare posto nei libri di storia.

Zingaretti ha voluto insistere molto su questi concetti proprio nel giorno in cui la prima infermiera vaccinata in Italia è stata oggetti di attacchi e minacce sui social, al punto che ha dovuto chiudere i suoi profili. Il presidente della Regione Lazio ha voluto in questo modo far capire che certamente non si può imporre la vaccinazione, ma che nel contempo è fondamentale rendersi conto che esiste un bene collettivo da salvaguardare. “Lo dobbiamo a tutte le persone che sono morte”, ha detto Zingaretti.

Condottiero in mascherina. 

PIERPAOLA D’ALESSANDRO

Ha superato l’ennesimo esame con il massimo dei voti. Organizzare la prima giornata di vaccinazione anti Covid non è uno scherzo. Lei però è andata oltre, perché ha voluto far capire che alla Asl si ragiona tutti insieme. Certamente è lei, Pierpaola D’Alessandro, a prendere le decisioni. Ma lo fa coinvolgendo i dirigenti, i medici, i responsabili di unità operative complesse. La Asl di Frosinone è sempre più un organismo collettivo.

C’erano tutti oggi. Sembra che sia alla guida della Sanità ciociara da anni, invece non sono passati neppure due mesi. Durante i quali ha cambiato la rete ospedaliera e ha affrontato l’ondata di piena del Covid in Ciociaria, sia come contagi che come decessi. Lo ha fatto con decisione e competenza. Ai Pronto Soccorso non ci sono più le ambulanze in fila con a bordo pazienti Covid da visitare. I reparti stanno fronteggiando la situazione in maniera decisa e ordinata. E stiamo parlando di una situazione indubbiamente seria. (Leggi qui L’anno dei tre manager e la sanità rivoluzionata).

Il 2021 sarà l’anno delle vaccinazioni e Pierpaola D’Alessandro vuole bruciare le tappe senza lasciare indietro nessuno. Ha perfino redatto una Carta della Asl per raccomandare la vaccinazione. Facendo leva sul senso di responsabilità di medici, infermieri e operatori socio-sanitari. Non si ferma un attimo.

Instancabile.

ANTONIO POMPEO

No, questa volta non il Presidente della provincia di Frosinone. Bensì il Presidente della Consulta dei Comuni serviti da Acea Ato5. Perché dopo anni di confronti muscolari, scontri giudiziari, iter di rescissione, i sindaci si sono messi al tavolo ed hanno esaminato sia i conti che i progetti. Ed hanno approvato il Bilancio di previsione 2020-2022. È la prima volta che accade. (Leggi qui Acea, la strategia del dialogo porta 7 milioni ai Comuni).

Antonio Pompeo

Si tratta di un’inversione totale di tendenza e di approccio. Resa possibile dal nuovo management di Acea Ato5 inviato ad amministrare il ramo ciociaro della multiutility romana: dall’amministratore delegato Roberto Cocozza al presidente Luigi Palmigiani fino al responsabile commerciale Paolo Falconi (quello che ha realizzato sul piano pratico le rateizzazioni su misura per tutti, volute da Ad e Presidente).

Ma resa possibile anche grazie al ruolo svolto da Antonio Pompeo ed al dialogo costruito dietro le quinte, ricostruendo le strade del dialogo.

Il primo risultato pratico: 7 milioni nella casse dei Comuni. Soldi che erano bloccati proprio a causa delle liti.

Non fa acqua da tutte le parti

FLOP

ANTONIO TAJANI

Ancora una volta alle voci di corridoio non sono seguiti fatti concreti. Qualche giorno fa circolavano in modo vorticoso indiscrezioni circa un imminente cambio della guardia al coordinamento regionale di Forza Italia, con Paolo Barelli prossimo a prendere il posto di Claudio Fazzone. Invece non è successo, perlomeno finora. (Leggi qui “Via Fazzone da Forza Italia” Ma lui: “Strano, non lo so”).

Antonio Tajani è un big della politica italiana: vicepresidente di Forza Italia e del Ppe. E sicuramente non significa svelare il terzo segreto di Fatima dire che non fa i salti di gioia per il fatto che a guidare il Partito nel Lazio sia Claudio Fazzone. Ma il punto è un altro: un capo vero sa affrontare tutte le circostanze, non lascia che gli scivolino accanto.

Se con una certa frequenza sembra che stia per succedere qualcosa e poi non avviene niente, allora è chiaro che ciò non rappresenta il massimo. Meglio sarebbe se smentisse subito le voci infondate: eviterebbe di creare false aspettative, stroncherebbe un clima di confusione che proprio non serve in questa fase. Inoltre si potrebbe perfino ribaltare la prospettiva: possibile che non ci sono spazi e modi per poter convivere politicamente bene con Claudio Fazzone?

Gli attimi che non colsi.

LUIGI DI MAIO

Non proviamo neppure a scherzare: il capo dei Cinque Stelle è lui. Ma nei momenti topici si fatica a vederlo e lui fatica a fare la differenza. Il Governo ha posto la fiducia sulla legge di Bilancio e lo ha fatto nel momento più difficile e delicato. Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha ribadito che non scherza e molti dei suoi fedelissimi hanno sottolineato che la crisi può essere davvero dietro l’angolo.

Luigi Di Maio commenta i risultati del referendum. Foto © Livio Anticoli / Imagoeconomica

Il premier Giuseppe Conte da un lato non ha altra scelta che provare a risolvere la situazione da solo, dall’altro può contare davvero soltanto sul Partito Democratico di Nicola Zingaretti.

Il Movimento Cinque Stelle sa che in questa legislatura non ci sono spazi per maggioranze alternative a quella attuale, però in questo modo non può andare oltre. Cioè può soltanto provare a restare in sella il più possibile. Invece forse ci sarebbe bisogno anche di politica. Magari motivando le truppe pentastellate anche nella prospettiva di una crisi di governo e di un ritorno anticipato alle urne.

Luigi Di Maio però sceglie di non intervenire. Va tutto bene, basta che non si lamenti se poi Giuseppe Conte gli sfilerà il partito.

Finché la barca va.