I protagonisti del giorno. Top e Flop del 30 ottobre 2020

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

BRUNO ASTORRE

Dove c’è mediazione c’è… Bruno Astorre. Il senatore e segretario regionale del Partito Democratico è riuscito a siglare un’importante tregua con Carlo Calenda, europarlamentare e leader di Azione. Il tema è fondamentale: le elezioni di Roma, la madre di tutte le battaglie politiche. (Leggi qui Tregua fino a gennaio, poi Calenda e Pd decideranno).

BRUNO ASTORRE

Cosa è successo? Carlo Calenda vuole candidarsi a sindaco ma allo stesso tempo non intende andare allo scontro e alla rottura con il Pd di Nicola Zingaretti. Dopo l’intesa con Bruno Astorre la soluzione trovata è stata la seguente: arrivare a gennaio e poi decidere il da farsi. Con Calenda pronto ad andare fino in fondo nel caso non si dovesse raggiungere un’intesa.

Non è un modo per calciare il pallone in tribuna ed aspettare che l’arbitro fischi la fine della partita. Tutt’altro: è un modo per approfittare della pausa imposta dalla pandemia; sfruttarla per lasciar decantare i toni troppo accesi, il modo troppo spigoloso con il quale la candidatura di Calenda è nata. I segnali netti d’un cambio di approccio ci sono tutti: l’ex ministtro ha detto d’essere disponibile ad affrontare le Primarie: è un segno di rispetto verso le liturgie e le ortodossie del Pd che Calenda non sopporta. Ma proprio per questo il segnale è più apprezzato.

Intanto è importante non perdere il filo di quella che potrà essere una coalizione destinata ad andare oltre Roma. Cioè di un centrosinistra che guarda alle liste civiche e che prova ad “attrarre” anche una parte del Movimento Cinque Stelle.

La verità è che il Pd non ha un proprio candidato, avendo dovuto fare i conti con molti no: da David Sassoli a Enrico Letta. Bruno Astorre è un democristiano non pentito, che riesce a mediare con chiunque. Anche tra Calenda ed il Pd. E’ questa caratteristica che gli consente di andare d’accordo, contemporaneamente, con Nicola Zingaretti e Dario Franceschini.

Il Pacificatore.

FRANCESCO ZICCHIERI

Lo schema è sempre lo stesso: lasciare (all’inizio) carta bianca al coordinatore provinciale della Lega, per poi arrivare alla conclusione che in realtà nessuno riesce a guidare la Lega in Ciociaria. Lo ha fatto con Kristalia Papaevangeliu, poi con Fabio Forte, quindi con Carmelo Palombo, infine con Francesca Gerardi. Ora nel ruolo di coordinatore provinciale c’è il sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani.

Francesco Zicchieri © Imagoeconomica, Livio Anticoli

A Sora l’esordio nel nuovo ruolo non è andato benissimo. Inoltre si sta creando una vera competizione tra lo stesso Ottaviani e il consigliere regionale Pasquale Ciacciarelli. (Leggi qui Ad un passo dalla rottura: il tavolo del centrodestra trema).

Francesco Zicchieri è della provincia di Latina, ha appena perso le comunali nella “sua” Terracina. Sa bene che con 345 parlamentari in meno sarà complicatissimo ottenere la ricandidatura. Lui è un fedelissimo di Matteo Salvini ed è “uscente”. Può centrare l’obiettivo se dimostra che nessun altro può guidare il Carroccio in Ciociaria.

La “variabile” è rappresentata però da quella che potrà essere la reazione di Ottaviani. Ma Francesco Zicchieri ha dalla sua il fatto che quasi sicuramente la prossima legge elettorale sarà proporzionale. E quindi basterà barrare il simbolo.

Divide et impera.

ERNESTO SALVINI

Non è facile farsi da parte dopo 17 anni nei quali si è dato tutto alla propria squadra. Non per soldi, non per onore del contratto firmato: ma per passione pura.(Leggi qui Salvini, l’addio morbido del direttore gentiluomo).

Ernesto Salvini. Foto © Giornalisti Indipendenti

Quella che ha consentito ad Ernesto Salvini di centrare  3 promozioni (1 in Serie B e 2 in A), una semifinale ed una finale playoff in B, lo scudetto e la Supercoppa con la Berretti e gli Allievi nazionali.

Un ciclo si è concluso. E lui si è fatto da parte. Senza una parola fuori posto, senza una lamentela. In silenzio, per rispetto alla bandiera ed alla maglia fino alla fine. La differenza tra i professionisti ed i campioni sta tutta qui.

Ed Ernesto Salvini ha dimostrato di esserlo.

Campeao

FLOP

VITTORIO SGARBI

Ancora una volta è stato portato via di peso dalla Camera. Per non aver indossato la mascherina e per aver scatenato la bagarre. Ormai è diventato folcloristico e decorativo, proprio lui che per decenni è stato sicuramente un brillante anticonformista.

Vittorio Sgarbi © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Ma perché continuare ad esibire il fatto di non indossare la mascherina? La pandemia da Covid continua a contagiare e anche a provocare decessi.

Le regole sono fondamentali perfino per rispettare le posizioni e la salute degli altri. Vittorio Sgarbi ha fatto una lunghissima carriera politica. Adesso, per provare a ritagliarsi un ruolo, è costretto a fare il “provocatore” politico in servizio permanente effettivo.

Ma davvero non riesce a trovare altri argomenti per farsi notare e magari anche per lasciare un segno diverso?

Sic transit gloria Vittorio.

STEFANO PARISI

Che fine ha fatto? Davvero. Eppure come candidato alla presidenza della Regione aveva fatto la sua figura, considerando che nel Lazio era stato candidato all’ultimo minuto utile da un centrodestra diviso e distratto.

A distanza di più di due anni da quell’elezione il centrodestra alla Regione Lazio non ha una sua vera identità. E in questo periodo non sa fare altro che attaccare Zingaretti su ogni cosa, senza mai dare la sensazione di poter rappresentare un’alternativa.

Stefano Parisi © Imagoeconomica, Stefano Carofei

Stefano Parisi è un professionista capace e competente e non si capisce per quale motivo non provi perlomeno a distinguersi. E a farlo all’interno di una coalizione che è rimasta ferma e che non sembra avere una prospettiva vera nel breve periodo.

In Consiglio regionale non lo si nota mai e si è perso il conto di quanto tempo è passato da un suo intervento vero e “graffiante”.

Lockdown politico.