I protagonisti del giorno. Top e Flop del 4 agosto 2020

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

LUIGI DI MAIO

Il ministro degli esteri, nonché vero capo politico del Movimento Cinque Stelle, ha imposto al Governo e a Giuseppe Conte la linea dura per quanto riguarda l’immigrazione. Al presidente del consiglio non è rimasto altro che pronunciare un “obbedisco” a denti stretti. Ingoiando un rospone grosso come una casa.

Luigi Di Maio © Valerio Portelli / Imagoeconomica

Ma Di Maio non è fermato e anche sulla legge elettorale sta forzando i tempi. Certo che il referendum sul taglio dei parlamentari sarà approvato a valanga. Bisogna mettersi d’accordo sugli obiettivi.

Quello dei Cinque Stelle è resistere a dispetto dei santi in questa legislatura e approvare una legge proporzionale, per poter essere sempre decisivi, con una percentuale tra il 15 e il 18%. Infine, il leader della Lega Matteo Salvini ha proposto ai pentastellati un accordo su un nome di garanzia per la presidenza della Repubblica. Per Luigi Di Maio tre squilli importanti.

Realpolitik.

NICOLA OTTAVIANI

Ogni volta che c’è qualche bivio importante, il sindaco di Frosinone va avanti da solo. Senza consultare gli assessori, i consiglieri, la maggioranza, i Partiti. Ha effettuato un cambio in giunta, sostituendo Francesca Chiappini con Noemi Graziani. Entrambe del Polo Civico.

Nicola Ottaviani

Lo ha fatto il 3 agosto, in un periodo in cui nel centrodestra non mancano malumori e perfino mal di pancia.

Però nessuno osa criticare a voce alta il sindaco. Nicola Ottaviani lo sa benissimo e infatti fa quello che deve fare: il sindaco.

La prossima volta non potrà ricandidarsi, ma una cosa è certa sin da ora: deciderà lui successore, coalizione e liste.

Il cannibale.

FLOP

MASSIMO RUSPANDINI

La strage di Bologna è l’atto terroristico più vile ed infame della storia della Repubblica italiana. E soltanto ieri sono stati ricordati i 40 anni trascorsi da quell’avvenimento. Dire che non è stata una strage fascista è come dire che la terra non è rotonda. Ci sono verità processuali e storiche definite e… passate in giudicato.

Massimo Ruspandini

Il senatore Massimo Ruspandini su twitter ha scritto: «Nessuno di noi era a Bologna, 40 anni di bugie e di processi farsa».

Enrico Mentana, direttore Tg La7, ha risposto: «Quando qualcuno – oltretutto senatore in questo caso – nega le responsabilità del terrorismo nero per la bomba alla stazione affermando fieramente ‘Nessuno di noi era a Bologna’ rivendica la propria appartenenza a quell’esercito eversivo e se ne fa tuttora portavoce».

Non sappiamo quali atti processuali abbia consultato Ruspandini. Che però ha replicato in questo modo: «Sulla strage di Bologna (e non solo), l’Italia ha bisogno di verità, non di propaganda e mistificazioni. Dal 1980 a oggi è stata raccontata una storia che, a chiunque abbia un briciolo di onestà intellettuale, non convince e cioè quella di una “strage fascista” (dalle oscure finalità), termine dietro al quale non sono stati additati solo i “terroristi neri”, ma anche un intero mondo politico di destra, MSI compreso. Nello scrivere “nessuno di noi era a Bologna” rivendico il diritto di contestare una verità giudiziaria palesemente falsa che imputa alla destra la strage di Bologna e difendere milioni di elettori e militanti di destra che da sempre agiscono nel pieno rispetto della democrazia e delle leggi».

«Se taluni giornalisti e politici avessero in questi 40 anni dedicato lo stesso sforzo a cercare la verità di quello che hanno profuso a costruire teoremi contro la destra, oggi si parlerebbe con ogni probabilità in modo diverso della strage di Bologna. Al direttore Mentana, ai diversi giornalisti e politici, all’Anpi, che sono stati così solerti nello scagliarsi contro un mio post su Facebook, chiedo di trovare il tempo (e il coraggio) per chiedere la desecretazione di tutti gli atti riguardanti la strage di Bologna, ancora oggi in gran parte non disponibili. Oppure preferiscono che la verità non emerga?».

La verità è emersa. Basta leggere. Se poi si era solo in cerca di propaganda, allora meglio fare a meno di certa propaganda. Massimo Ruspandini è politico in gamba ed esperto. Questa scivolata doveva risparmiarsela, anche perché non ha fatto un buon servizio né a Giorgia Meloni né al suo Partito.

Indifendibile.

VINCENZO SPADAFORA

Una lettera formale del direttivo del Movimento 5 Stelle è stata recapitata oggi al ministro Vincenzo Spadafora. Come scrive l’Huffington Post: «La richiesta, rinviare la riunione di maggioranza sul decreto attuativo della legge dello sport, in modo da avviare un confronto interno sul testo col capo politico Vito Crimi e col capo delegazione Alfonso Bonafede.

Vincenzo Spadafora

Dall’interno del Movimento, trapelano indiscrezioni secondo le quali l’obiettivo sarebbe più ambizioso: bloccare l’ampia riforma che abbraccia tutti i settori del mondo sportivo, dai mandati dei presidenti di Federazione alle tutele e garanzie per i lavoratori, e spingere Spadafora a rimettere la delega allo Sport».

La lettera del direttivo nasce su richiesta dei parlamentari Tuzi, Mariani, Provenza e Dessì che sottolineano come «la bozza di decreto legislativo derivante dall’attuazione della legge 86/2019 non sia pronta per approdare in Consiglio dei Ministri». Un effetto la lettera l’ha già avuto: la riunione in videoconferenza con le forze di maggioranza non si è tenuta.
E la proposta di legge delega di Spadafora sull’ordinamento sportivo è stata accantonata. Il ministro ha minacciato le dimissioni, che in realtà avrebbe già dovuto dare.

Sfiduciato dal fuoco amico. Figuriamoci quello nemico.