I protagonisti del giorno. Top e Flop del 5 agosto 2020

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

TOP

NICOLA ZINGARETTI

Il segretario del Pd è uscito allo scoperto, dicendo chiaramente che si aspetta il voto favorevole di almeno un ramo del Parlamento sulla nuova legge elettorale (proporzionale) entro il 20 settembre. Cioè prima del referendum sull’abolizione di 345 seggi parlamentari.

Qualche giorno fa Goffredo Bettini, cardinale Richelieu del Partito, aveva ammonito che tagliare i seggi senza una nuova legge elettorale sarebbe stato pericoloso.

Italia Viva di Matteo Renzi si è subito smarcata dicendo che la nuova legge elettorale non rappresenta una priorità. Zingaretti sa benissimo che non verrà approvato nulla, ma in questo modo sta mettendo le mani avanti.

Perché dopo l’election day sarà libero di assumere le scelte che vuole. Nel Pd sta salendo il malumore per la sforbiciata alle postazioni di Camera e Senato. E nel Partito sono in tanti ad essere stanchi di tirare a campare. C’è perfino chi vorrebbe Zingaretti Presidente del Consiglio.

Lui, da presidente della Regione Lazio, sta riflettendo bene sul da farsi. Intanto però con questa mossa ha voluto mettere tutti davanti alle proprie responsabilità.

Chi mena per primo, mena due volte.

UMBERTO BOSSI

La Repubblica ha ricordato le parole del Senatur: «Salvini ha un problema: può essere fascista e comunista nello stesso momento. È un opportunista, occupa gli spazi». Qualche mese fa Umberto Bossi aveva pennellato questo ritratto del Capitano.

UMBERTO BOSSI. FOTO © BENVEGNU’ GUAITOLI / IMAGOECONOMICA

Scrive La Repubblica: «Ma la parte finale di quella frase, “occupa gli spazi”, è forse la più importante. Da oggi ci sono due Partiti, la “vecchia” e la “nuova” Lega. In politica, però, gli spazi non restano mai vuoti».

E’ esattamente ciò che sta succedendo in queste ore, con tanti militanti che non rinnoveranno la tessera perché al Nord la Lega di Bossi non c’è più.

In Lombardia e in Veneto la questione settentrionale è ancora sentita e l’estensione del Partito su scala nazionale ha fatto venir meno lo zoccolo duro. In più c’è la marcia indietro di Salvini sull’uso delle mascherine dopo la sfuriata del Governatore del Veneto Luca Zaia.

Ma è l’ombra di Umberto Bossi che sta terrorizzando il leader della Lega-Noi per Salvini. Bossi ha fatto capire che Alberto da Giussano finisce con lui.

Senatur per sempre.

FLOP

GIORGIA MELONI

Secondo La Stampa la leader di Fratelli d’Italia starebbe pensando ad una “Fiuggi 2”. Ripercorrendo il cammino di Gianfranco Fini. Nel 1992 il Msi ottenne il 5,3%, due anni più tardi An balzò al 13,4%. Però alla fine quell’esperienza lì è finita malissimo.

GIORGIA MELONI © CARLO LANNUTTI / IMAGOECONOMICA

Adesso la tentazione sarebbe la stessa: aprire ai moderati, con il rischio però di annacquare le radici di un Partito che è arrivato fino a questo punto grazie soprattutto ai militanti. In realtà l’obiettivo vero potrebbe essere quello di lasciare alla Lega di Matteo Salvini l’ala radicale della destra.

Ma la scommessa vera è l’adesione dei moderati. In realtà c’è stata. Nella provincia di Frosinone, per esempio, Alfredo Pallone, Antonello Iannarilli e Alessia Savo hanno deciso di passare in Fratelli d’Italia. Su larga scala però l’operazione è complicata e potrebbe rivelarsi un effetto boomerang non da poco.

Sindrome della Democrazia Cristiana.

VIRGINIA RAGGI

Se anche dovesse essere ricandidata a sindaco di Roma, quale risultato raggiungerebbe? Virginia Raggi non otterrà mai la conferma della fascia tricolore. Lei però si ostina a cercare di accreditarsi a sinistra. Dicendo per esempio che la città eterna non ospiterà mai il museo del fascismo. Pensa davvero che il Pd possa sostenerla? Nicola Zingaretti ci perderebbe la faccia e con lui tanti altri.

Virginia Raggi © Imagoeconomica, Alessia Mastropietro

Forse Virginia Raggi sta cercando però un compromesso che la porti ad una candidatura alla Camera o al Senato. Anche se ci saranno 345 seggi in meno.

Il fatto è che lei è stata sempre blindata da Beppe Grillo e tollerata da tutti gli altri. Adesso poi che Paola Taverna e Chiara Appendino possono lottare per la guida del Movimento e che Roberta Lombardi delinei un quadro di collegialità, Virginia Raggi deve aver capito che ormai è tagliata fuori.

Gelosia politica.