I protagonisti del giorno. Top e Flop del 7 febbraio 2020

Top e Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP 

NICOLA ZINGARETTI

Ha ragione Alessandro De Angelis, vicedirettore dell’Huffington Post: sulla prescrizione c’è stata la prima grande vittoria politica del segretario del Pd Nicola Zingaretti.

Nicola Zingaretti

Il perché è evidente: ha costretto il Movimento Cinque Stelle ad effettuare un enorme passo indietro su un tema, la giustizia, che per il Movimento fondato da Beppe Grillo era un autentico tabù. In secondo luogo il leader del Partito Democratico, come ha detto in Direzione oggi, ha spiegato chiaramente che nessuno deve pensare di poter tirare a campare con un Parlamento in uno stato vegetativo.

Come dire: il Governo va avanti bene perché c’è una maggioranza solida della quale il Pd è il perno. Infine, ora è palese che il premier Giuseppe Conte, se vuole rimanere tale, deve rispondere politicamente soltanto ai Democrat.

La vittoria in Emilia Romagna ha aperto le porte alla Piazza Grande che Zingaretti aveva in mente. Egemonia gramsciana. E anche un po’ togliattiana.

ACHILLE MIGLIORELLI JR

Nome pesante da portare. Soprattutto se sei un ragazzo. E se tuo nonno era un monumento vivente del Partito Comunista Italiano in provincia di Frosinone. Uno talmente Comunista che lo stesso Pci ne diffidava. E per questo non lo fece diventare deputato: consapevole che aveva idee riformiste troppo in anticipo sui tempi.

Il nipote, stesso nome e stesso cognome, aveva due possibilità: farsi schiacciare da quel nome oppure caricarselo sulle spalle e almeno provarci. E così il giovane Achille Migliorelli jr. studente universitario, ha tenuto il discorso di apertura dell’Anno Accademico a nome della categoria. Attaccando a testa bassa i rigurgiti razzisti di questi tempi, rimproverando alla classe politica degli ultimi quarant’anni di non aver saputo ascoltare gli input arrivati dall’accademia. Facendo perdere, per sua incapacità, enormi occasioni al territorio.

L’intervento di Achille Migliorelli

Che paese è quel paese in cui si deve mettere sotto scorta una donna di 89 anni sopravvissuta ai campi di sterminio? Un paese che in fondo non è mai cambiato, nostalgicamente legato alla tranquillità appiccicosa garantita dal conformismo razzista; un paese mai sbocciato davvero e tornato a tuffarsi nell’ignoranza, che un po’ di benessere ha reso tronfio e superficiale” ha detto di fronte al magnifico rettore ed al signor ministro. Il nonno avrebbe applaudito. Cancro e terremoti: la missione possibile all’Università di Cassino

Non ha gradito il senatore della Repubblica Massimo Ruspandini. Che non a caso milita in FdI. E lo ha detto. Scatenando la reazione dell’uomo di sinistra che sta nascosto dentro il sindaco Enzo pitbull Salera di Cassino: il quale ha reagito con veemenza durante la presentazione di un libro. (leggi qui Scontro sindaco – senatore sull’università. “Faziosi”. “Lui bruciava libri”)

Un tiro. Tanti applausi. Una polemica. Un centro. Degno erede del nonno. Speranza rossa.

FLOP

MATTEO RENZI

Aver detto che Italia Viva non voterà la prescrizione ma non farà cadere il Governo significa aver alzato bandiera bianca su tutti i fronti. L’ex Rottamatore si è arreso. Il vero obiettivo di questa sua azione politica era quello di provocare un cambio del Presidente del Consiglio, mandando a casa Giuseppe Conte.

Matteo Renzi © Imagoeconomica / Livio Anticoli

Non gli è riuscito perché a sbarrargli la strada è stato il suo ex Partito, guidato da Nicola Zingaretti. La forza politica di Renzi è solo quella di avere dei gruppi parlamentari senza i quali, specialmente al Senato, la maggioranza giallorossa non esiste. Ma ora, dopo la battaglia sulla prescrizione, questo discorso vale fino ad un certo punto.

E’ depotenziato perché provocare la crisi vuol dire sparire. Dalle urne e dal Parlamento. Pistola scarica.

MARIO DRAGHI

Da quando ha finito il mandato di presidente della Bce viene tirato in ballo per due ruoli chiave: quello di premier e quello di presidente della Repubblica. Ma se continua così, a non smarcarsi dai due Matteo, non riuscirà a combinare molto in politica.

Mario Draghi

È chiaro che Matteo Renzi pensava a lui come possibile successore di Giuseppe Conte nel caso di un ribaltone. Nei mesi scorsi anche Matteo Salvini non aveva chiuso all’ipotesi di Draghi premier. Ma su questo punto il Capitano ha pagato un prezzo elettorale e politico, considerando che quelli che a destra non erano d’accordo, hanno optato per Giorgia Meloni.

Inoltre, nel Pd zingarettiano l’ipotesi Draghi a Palazzo Chigi non piace. Se Supermario vuole davvero provare a giocarsi le sue carte per il Quirinale, allora deve smentire qualunque endorsement di Renzi e Salvini. Dimmi con chi vai e ti dirò dove non arriverai.

error: Attenzione: Contenuto protetto da copyright