I protagonisti del giorno. Top & Flop del 19 novembre 2019

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP

ANTONIO POMPEO

Saggia e lungimirante la decisione di restare nel Partito Democratico e di non seguire Matteo Renzi in Italia Viva. Il presidente della Provincia e dell’Upi Lazio Antonio Pompeo ha dimostrato freddezza e capacità di analisi in un momento delicato. (leggi qui Pompeo ha scelto: resterà nel Pd. E adesso vuole contare di più)

Perché mai come in questo momento la componente Base Riformista (quella di Luca Lotti, Lorenzo Guerini, Andrea Marcucci e Alessandro Alfieri) acquista un peso specifico nei Democrat di Nicola Zingaretti. Sia come riequilibrio nei confronti dell’area ex Ds che come prospettiva futura nel medio periodo.

Antonio Pompeo

A questo punto Antonio Pompeo a livello provinciale avrà un suo spazio, naturalmente nel contraddittorio con Francesco De Angelis, capo assoluto della componente Pensare Democratico.

Ma c’è un’altra notizia, resa nota dall’Adnkronos. Con riferimento al summit di Base Riformista di qualche giorno fa a Roma. Scrive l’agenzia di stampa: “Una riunione soprattutto organizzativa in vista della seconda assemblea nazionale di Base riformista in programma a Milano il 29 e 30 novembre e che avrà al centro tre principali filoni: il contrasto al sovranismo, il ruolo chiave degli amministratori locali e dei sindaci, il profilo riformista del Pd”.

Rileggiamo insieme: “Il ruolo chiave degli amministratori locali e dei sindaci”. E’ il tema di Antonio Pompeo, che sicuramente sarà a Milano. Tattica e strategia.

GIANFRANCO BATTISTI

L’amministratore delegato e direttore generale di Ferrovie dello Stato Italiane, è stato nominato “Ambasciatore Europeo per la diversità”, con il ruolo di promuovere la strategia dell’inclusione nel settore dei trasporti.
La nomina è stata conferita da Violeta Bulc, Commissaria Europea ai Trasporti.

Gianfranco Battisti © Imagoeconomica

Si legge in una nota: «Il riconoscimento testimonia l’apprezzamento della Commissaria Bulc all’impegno e al contributo del Gruppo FS Italiane a sostegno della diversità e dell’inclusione nel settore dei trasporti, nell’ambito  della Piattaforma per il Cambiamento (Platform for Change), istituita dalla Commissione Europea nel 2017».

Gianfranco Battisti ha detto: «Il riconoscimento della Commissaria Violetta Bulc testimonia l’impegno del Gruppo FS Italiane nel promuovere inclusività e diversità, valorizzando i talenti professionali e attuando best practices nei processi industriali. Valori che ci consentiranno di essere leader nei mercati europei e, allo stesso tempo, di essere competitivi su quelli globali».

La Piattaforma per il Cambiamento (Platform for Change – Women in Transport) della Commissione Europea ha l’obiettivo di rafforzare l’occupazione femminile (al momento pari al 22% nel settore) e le pari opportunità per uomini e donne che lavorano nei trasporti.

Gianfranco Battista non si ferma più. In carrozza.

FLOP

DARIO FRANCESCHINI

Pubblicamente ripetono che va approvato, ma poi in realtà frenano e snobbano. Il tema è lo ius soli rilanciato dal segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti. La Repubblica lo ha raccontato così: «Molti big, con Dario Franceschini in testa, non condividono la strategia di Zingaretti. Sono i ministri che tifano per la legislatura. E il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini dice: “Ius Soli? In questo momento servono un grande piano di prevenzione contro il dissesto idrogeologico e cambiare la plastic tax”. Di Maio insiste: “Sconcertato”».

Dario Franceschini

Ma esisterà un momento in cui il Partito Democratico si renderà conto di essere l’erede del Pci, del Pds, del partito maggiore della sinistra? Oppure, come accaduto nello scorcio finale del governo presieduto da Paolo Gentiloni, prevarranno sempre altre logiche? Come quella, perdente, di inseguire la destra sul suo terreno? Oppure come quella di non turbare gli equilibri pur di mantenere il proprio ruolo nel Governo?

Dario Franceschini viene dalla tradizione democristiana e popolare, ma anche lui fa parte di una comunità politica che non può continuare a rimanere ripiegata su sé stessa e in posizione di sudditanza politica nei confronti della Lega.

La battaglia sui valori è più importante perfino della permanenza in un Governo che sta tirando a campare. Di tattica si muore.

GIUSEPPE CONTE

La miccia l’ha accesa ieri il leader della Lega Matteo Salvini. Dicendo: «Conte subito in Parlamento a dire la verità, il sì alla modifica del Mes sarebbe la rovina per milioni di italiani e la fine della sovranità nazionale». Mes sta per Meccanismo Europeo di Stabilità. Sulla stessa lunghezza d’onda di Salvini si era subito sintonizzata anche Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia).

Salvini e Meloni avevano attaccato il premier Giuseppe Conte. Accusandolo di avere avallato la riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità, senza il necessario coinvolgimento del Parlamento. Fonti di Palazzo Chigi aveva fatto sapere che «la sottoscrizione della revisione del Trattato sul Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) è calendarizzata per dicembre e il ministro Gualtieri ha già chiarito, per iscritto, la sua disponibilità a riferire alle Camere l’avanzamento dei lavori e a illustrare nel dettaglio i contenuti della riforma».

Giuseppe Conte

Aggiungendo che la revisione del Trattato «non è stato ancora sottoscritta e che non c’è stata nessuna firma né di giorno né di notte». Ci mancherebbe pure.

Ma oggi la “bomba” l’hanno fatto esplodere quelli del Movimento 5 Stelle, chiedendo un vertice di maggioranza sulla questione. «Il Parlamento aveva dato un preciso mandato al Presidente del Consiglio. La discussione sul Mes deve essere trasparente, il Parlamento non può essere tenuto all’oscuro dei progressi nella trattativa e non è accettabile alcuna riforma peggiorativa», hanno scritto in una nota i deputati M5S della commissione Finanze.

Insistendo: «Oggi è chiaro, invece, che la riforma del Mes sta andando proprio nella direzione che il Parlamento voleva scongiurare. Chiediamo al Capo Politico di far convocare un vertice di maggioranza, perché sul Mes noi non siamo d’accordo». Per Giuseppe Conte è accerchiamento dall’interno. Senza via di fuga.