Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.
TOP
MARCO CAPPATO
Comunque la si pensi sul tema del fine vita, Marco Cappato ha vinto una battaglia storica per l’Italia. Dopo giorni di udienza i giudici della Corte Costituzionale hanno deciso che “non è sempre punibile chi aiuta al suicidio”.
Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni, rischiava fino a dodici anni di carcere per aver accompagnato Fabiano Antoniani, in arte Dj Fabo (quarantenne milanese tetraplegico) in Svizzera a morire. Ha ricordato La Repubblica: “Come chiedeva da anni dopo essersi ritrovato dopo un incidente intrappolato in un corpo come una prigione, completamente cieco” e paralizzato. Cappato ha commentato così: “Da oggi tutti più liberi, anche quelli che non sono d’accordo”.
La Consulta ha motivato: “È non punibile a determinate condizioni chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”.
Marco Cappato ha segnato una pagina comunque storica. Lucido visionario.
GRAZIANO DELRIO
Dal 7 ottobre la Camera dei deputati inizierà a votare il taglio dei 345 parlamentari. Un tema carissimo al Movimento Cinque Stelle. E infatti il ministro degli esteri Luigi Di Maio, stretto nell’assedio interno, ha colto l’occasione al volo per dire che adesso vuole vedere chi non voterà per il taglio di deputati e senatori.
Aggiungendo un sostanziale ed elegantissimo “alla faccia di Matteo Salvini”. In realtà la sottolineatura politica vera è arrivata dal capogruppo del Pd alla Camera Graziano Delrio. Che infatti ha spiegato ai cronisti: “Il Pd è stato di parola”. Come dire: l’ossigeno a Di Maio lo abbiamo dato noi. Soccorso rosso.
FLOP
MATTEO RENZI
Il quotidiano Libero lo ha sottolineato in questo modo: “Comanda tramite Whatsapp Matteo Renzi. Alla prima riunione di Italia Viva alSenato, il leader non si è visto. Ha mandato messaggi. Per la Leopolda, stesso copione. La gestiranno i coordinatori Ettore Rosato e Teresa Bellanova, lui farà solo qualche apparizione sul palco.
Il quotidiano evidenzia che del resto Renzi ha sempre lavorato così con i suoi più stretti collaboratori, e ora che si è fatto il suo Partito e ha piazzato i suoi fedelissimi nei ruoli chiave, ancora di più.
Intanto però cresce anche l’attesa per il decennale della Leopolda, anche se non è chiaro come sarà strutturata. Maria Elena Boschi, vestale sacra del Giglio magico, ha detto: “Stiamo lavorando. Come sempre siamo partiti, prima ancora di strutturarci. Che tipo di soggetto politico sarà? Lo capiremo alla Leopolda. Nel frattempo, mi pare di essere ringiovanita, di essere tornata al 2012”.
Con luogotenenti del genere Matteo Renzi non solo può limitarsi ai messaggi, ma potrebbe perfino andare in Nuova Guinea. #Conte stai sereno.
SERGIO PIROZZI
Non è vero che è la quinta gamba del tavolo politico di Nicola Zingaretti. Non è vero che la sua assenza odierna in fase di votazione era un escamotage per un sostegno alla maggioranza-minoranza di centrosinistra. (leggi qui Caos in Regione, la nuova maggioranza già vacilla)
Sergio Pirozzi, consigliere regionale ed ex sindaco di Amatrice, non era al bagno per un impellente bisogno fisiologico. Era a parlare con i terremotati. D’altronde, perché continuare a pensare che possa avere una sorta di accordo tacito con Zingaretti? Lui è una risorsa dell’intero centrodestra. Di Fratelli d’Italia ma anche della Lega. Giorgia Meloni e Matteo Salvini potrebbero perfino candidarlo alla presidenza del consiglio, come anti-Conte.
Una serie di incredibili circostanze danno soltanto l’impressione che in realtà l’assenza di Pirozzi sia stata strategica. Non è così. Non è neppure vero che a pensare male si fa peccato ma spesso si indovina. Come insegnava Giulio Andreotti. Con Pirozzi a pensare male si sbaglia e basta. Sfortunato.