Top & Flop * Mercoledì 2 ottobre 2019

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP 

BRUNO ASTORRE

Democristiano di origine controllata, uno degli ultimi “cavalli di razza”. Senatore e coordinatore regionale del Pd. Ma soprattutto fedelissimo di Dario Franceschini, ministro della Cultura, capo della delegazione del partito al Governo, “doroteo” honoris causa.

Il segretario regionale del Pd Bruno Astorre

Astorre nei mesi scorsi aveva sostanzialmente imposto le primarie per la scelta del candidato sindaco di Cassino, “incastrando” il presidente del consiglio regionale Mauro Buschini nel ruolo di garante. “Incastrando” perché l’area di De Angelis e Buschini in realtà tifava per Giuseppe Golini Petrarcone. Almeno all’inizio. Alla fine le primarie le ha vinte Enzo Salera, che poi è diventato sindaco. Bruno Astorre è uno al quale non sfugge niente. Sa perfettamente che in realtà il “derby” delle correnti non è finito a Cassino. E allora nella splendida casa del presidente del consiglio comunale Barbara Di Rollo, Bruno Astorre ha fatto capire a tutti i commensali (c’erano anche Francesco De Angelis, Mauro Buschini, Francesco Mosillo e naturalmente Enzo Salera) che deve finire la stagione dei veleni, degli sgambetti e di tutto il resto. Perché il Pd si sta giocando tutto al Governo, stretto nella morsa tra i Cinque Stelle e Matteo Renzi.

Ha fatto capire senza giri di parole che la pazienza è finita. La voce del padrone.

NICOLA OTTAVIANI

Il sindaco di Frosinone ascolta tutti (anzi, fa finta di ascoltare tutti) e poi decide lui. Da solo. Come sempre ha fatto. Non darà il via libera ad alcun rimpasto di giunta e vuole essere lui ad individuare il successore. (leggi qui I pascoli di Ottaviani, la guerra fredda nel centrodestra e le divisioni nel centrosinistra)

Nicola Ottaviani

Ma soprattutto, ogni volta che all’interno della maggioranza ci sono problemi seri (e ci sono), Ottaviani tira fuori dal cilindro il “coniglio” dell’attacco al Partito Democratico. Lo ha fatto sulle isole pedonali, spostando l’attenzione sul botta e risposta con i Democrat. Nel centrodestra non hanno scelta: devono allinearsi, come sempre fanno in consiglio comunale. Votando tutte le delibere, anche se in seconda convocazione. Ottaviani tiene insieme una coalizione completamente cambiata rispetto ad un anno e mezzo fa: il peso delle liste civiche è sempre preponderante, ma ci sono anche i partiti. A cominciare dalla Lega, dove peraltro Ottaviani milita.

Lui si confronta, ma poi fa come gli pare. La solitudine dei numeri primi.

FLOP

VIRGINIA RAGGI

Impossibile non relegarla per la seconda volta consecutiva (l’ennesima in assoluto) nella sezione di chi “scende”. Oggi l’ordine dei medici di Roma e i presidi delle scuole della Capitale hanno parlato apertamente di un rischio di emergenza sanitaria per la questione dei rifiuti. Invitando a valutare seriamente la possibilità di chiudere le scuole. La sindaca fa  finta di non capire.

Virginia Raggi © Imagoeconomica, Alessia Mastropietro

Ieri Matteo Salvini ha annunciato una raccolta di firme per far dimettere la Raggi. Tutti i partiti la pensano alla stessa maniera. Poi c’è il silenzio di Movimento Cinque Stelle, a parte qualche debolissima difesa di ufficio. Ma cosa aspetta Virginia  Raggi a dimettersi? Si rende conto di aver danneggiato politicamente i Cinque Stelle trasmettendo un’immagine di assoluta estraneità all’amministrazione? Mai Roma è stata in queste condizioni. Parliamo di una Capitale di livello mondiale, parliamo di una Grande Bellezza che tutti ci invidiano.

Il fallimento sui rifiuti passerà alla storia. Regina del flop.

GIUSEPPE CONTE

Mike Pompeo, potentissimo segretario di Stato degli Usa, oggi a Roma ha detto che l’Italia è sì un partner, “ma non a rischio della sicurezza nazionale”. Con esplicito riferimento al 5G cinese. Sempre nella stessa occasione Pompeo ha annunciato nuovi dazi e quindi rincari per prodotti come il vino e il parmigiano, eccellenze italiane.

Giuseppe Conte

La traduzione del discorso di Mike Pompeo è la seguente: caro Governo italiano, ma davvero pensavi di prendere in giro gli Stati Uniti d’America? Davvero, signor presidente del consiglio Giuseppe Conte, pensava che l’accordo con la Cina per la cosiddetta via della Seta sarebbe passato inosservato? Sul serio pensavate che non aver preso una posizione contro Maduro in Venezuela sarebbe passata in cavalleria? Le parole di Pompeo certificano il fallimento della politica estera del Governo Conte. Ma pure l’irrilevante peso politico del nostro premier, che pochi giorni fa è stato in visita negli Stati Uniti. Donald Trump potrà anche finire sotto attacco da parte dei Democratici, ma intanto l’Italia rischia danni economici non indifferenti. Subito. #giuseppistaisereno. Con la “i”.

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