I protagonisti del giorno. Top e Flop del 11 dicembre 2019

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP 

MARTA CARTABIA

La prima donna eletta presidente della Corte Costituzionale, la quarta carica dello Stato. Stamattina alla Consulta si è scritta una pagina storica. Marta Cartabia subentra al “ciociaro” Giorgio Lattanzi.

Il presidente Marta Cartabia

Il nome di Marta Cartabia è stato designato da 14 giudici (lei ha lasciato la scheda bianca). Cinquantasei anni, da otto alla Consulta, Cartabia ha commentato così il traguardo raggiunto:  «Sì è rotto un vetro di cristallo. È un passo significativo per la storia delle nostre istituzioni. Le donne in magistratura sono in maggioranza, rappresentano il 53% ma non ai vertici, nelle alte cariche. La mia elezione è un po’ l’elezione di tutte loro».

«In tal senso sento tutta la responsabilità di questa carica e l’onore di essere qui, sperando di fare da “apripista”. La neopresidente finlandese ha detto che età e sesso non contano più. In Italia un po’ ancora contano, spero presto di poter dire che non contano più». Supremazia rosa.

GIUSEPPE CONTE

Il presidente del consiglio ha superato lo scoglio parlamentare sul Mes. Le Camere hanno dato il via libera alla risoluzione di maggioranza. E il governo ha superato la prova del Senato anche se quattro esponenti del Movimento 5 Stelle hanno votato in dissenso dal gruppo: 164 i voti a favore, 122 i contrari. 

Il Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte

A Montecitorio invece 291 voti a favore e 222 contrari, ma 14 deputati pentastellati non avevano partecipato al voto (12 assenti «giustificati», secondo i referenti del gruppo). 

Il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha detto: «Con il voto di oggi in Parlamento sulle risoluzioni sul pacchetto Ue il Pd ha ribadito e sostenuto la netta e inequivocabile scelta europeista a difesa dei risparmi delle famiglie e delle imprese italiane. Il Governo ed il Premier Conte hanno un mandato forte per vigilare sulla difesa degli interessi nazionali e del sistema Paese».

Per Giuseppe Conte un doppio successo: oltre al via libera al Mes anche la vittoria del derby dei Cinque Stelle. Il premier è blindato dai Democrat. Coriaceo.

FLOP

MATTEO SALVINI

La spallata non gli è riuscita. La maggioranza ha retto nonostante le fibrillazioni sistematiche nel Movimento 5 Stelle. La sensazione è che la stella del Capitano sia in calo. Perché alla fine in Parlamento le sconfitte si moltiplicano e nel Paese l’onda lunga delle Sardine ha già ribaltato la situazione nelle piazze.

Matteo Salvini

Resta la partita in Emilia Romagna, dove Stefano Bonaccini dà la sensazione non soltanto di poter reggere, ma di essere nelle condizioni di vincere.

Matteo Salvini è il primo a sapere che anche in politica vale la dura legge del gol. E se fai un gran bel gioco, ma alla fine segnano gli altri, perdi lo stesso. Segnali di allarme.

GRILLO-RENZI

Il Movimento 5 Stelle si è nuovamente spaccato in Parlamento, ma nonostante questo il premier Conte non ha avuto problemi sul Mes. E ci sono 4 senatori che vengono dati in uscita, direzione Carroccio. La preoccupazione è palpabile.

Matteo Renzi © Imagoeconomica

Al punto che Luigi Di Maio ha detto che la Lega ha aperto il mercato delle vacche. Frase ricorrente nella politica italiana, dove impera il trasformismo. Ma il punto è che il fondatore dei Cinque Stelle non riesce più a governare alcuno processo interno. Matteo Renzi invece ha votato con la maggioranza dopo che nelle ultime settimane i “distinguo” erano arrivati su tutto. Alla fine a cosa serve stare sulle barricate se poi ci si adegua.

Grillo e Renzi hanno fatto nascere il governo giallorosso, ma ora contano meno degli altri in maggioranza. Ininfluenti.