I protagonisti del giorno * Top & Flop di lunedì 14 ottobre 2019

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP 

NICOLA ZINGARETTI

Si è reso conto che provare a mediare su tutto con i Cinque Stelle non è soltanto inutile ma rischia di affossare il Partito Democratico. Così oggi il segretario nazionale del Pd ha detto che a Roma bisogna assolutamente evitare un altro sindaco come Virginia Raggi e che i Dem stanno già lavorando ad una soluzione alternativa.

Nicola Zingaretti © Imagoeconomia, V.P. Gerace

Dopo poche ore, il ministro Dario Franceschini, capo delegazione del Partito nel Governo, stoppava la pretesa di Luigi Di Maio di ridiscutere l’intero impianto della legge finanziaria. Nicola Zingaretti non intende più subire l’eterno gioco dei Cinque Stelle del “poliziotto buono e di quello cattivo”. Una volta erano Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, ora con Di Maio si alterna addirittura Beppe Grillo.

Fra l’altro “Zinga” non può lasciare scoperto il varco al centro, nel quale Matteo Renzi vuole infilarsi. Dunque, la musica è cambiata. Incazzato. Finalmente.

ENZO SALERA

Il sindaco di Cassino ha centrato l’obiettivo della presidenza del Cosilam, sul quale da oggi siede Marco Delle Cese. Enzo Salera ha vinto anche il secondo tempo contro Mario Abbruzzese, dopo il successo al ballottaggio di Cassino. (leggi qui Cosilam, il presidente è Marco Delle Cese: per acclamazione)

Enzo Salera, sindaco di Cassino

Lo ha fatto con un gioco di sponda con il vicecoordinatore regionale di Forza Italia Gianluca Quadrini. E lo ha fatto nello stesso giorno in cui le opposizioni al Comune hanno attaccato i suoi primi cento giorni di… fascia tricolore. In realtà Enzo Salera sta continuando a regolare i conti politici con tutti, anche con Giuseppe Golini Petrarcone e Massimiliano Mignanelli. Infine, la regia al Cosilam lo ha accreditato pure agli occhi dei leader provinciali e regionali del Partito Democratico. Ha dimostrato di essere concentrato e politicamente cinico.

La presidenza del Cosilam è il suo modo di rispondere alle critiche. Me ne frego.

FLOP 

ROBERTO CALIGIORE

Ha sperato fino all’ultimo che qualcuno potesse sfilarsi. Non è stato così. Manuela Maliziola non ha firmato le dimissioni di massa per rispetto della sua storia politica (è stata mandata a casa nello stesso modo), ma ci ha pensato Tonino Aversa a mettere l’autografo decisivo. (leggi qui Nove firme, Roberto Caligiore non è più sindaco).

Roberto Caligiore

Da mesi era chiaro che sarebbe finita in questo modo, soltanto Caligiore ha fatto finta di non vedere quello che era chiaro a tutti. Si discuterà a lungo del ruolo del senatore Massimo Ruspandini (Fratelli d’Italia), che indubbiamente ha lasciato il sindaco al suo destino. Scaricandolo platealmente. Salvo poi rientrare in scena quando ormai il quadro era compromesso in maniera irrimediabile: a causa della sua assenza, a causa della litigiosità e delle beghe. Li ha lasciati fare, nell’intelligente intuizione che restando troppo vicino sarebbe stato raggiunto prima o poi da qualche schizzo. Alla fine ne è stato travolto lo stesso. perché questa è anche la sua sconfitta, visto che Caligiore se l’era inventato lui per dirla con un’espressione cara a Pippo Baudo.

Massimo Ruspandini © Imagoeconomica, Benvegnu’ Guaitoli

Ma l’ormai ex sindaco poteva giocarsela diversamente. Poteva per esempio dimettersi lui e giocarsi tutte le carte in venti giorni, magari pure attraverso una conferenza stampa per dire come effettivamente sono andate le cose nell’ultimo anno. Oppure poteva gestire diversamente il passaggio di Marco Corsi all’opposizione, lasciandolo andare, invece di tentare d’ucciderlo politicamente con una mozione di sfiducia. Che ha generato la reazione: la mozione contro il sindaco.

Potrà provare a “vendicarsi” facendo perdere il centrodestra. Ma intanto oggi il grande sconfitto è lui: mandato interrotto a pochi mesi dal traguardo finale. Bidonato.

GIUSEPPE CONTE

La copertura politica di Beppe Grillo e l’abilissima regia mediatica di Rocco Casalino hanno “cambiato verso” alla sua comunicazione politica. Ma in fondo cosa dice Conte? Fa  battute politiche telefonate, banali, che hanno il solo scopo di “bucare” lo schermo.

Ma quando il gioco si fa duro… giocano gli altri. E precisamente: Matteo Renzi, Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti. La seduta del consiglio dei ministri per varare la manovra economica è stata aggiornata “suo malgrado”. Forse chissà, perfino a “sua insaputa”. E le cronache raccontano di un Luigi Di Maio che ormai gioca a fare il Matteo Salvini (ribaltando tutto sempre).

Giuseppe Conte

Raccontano di un Pd che non intende cedere su nulla ai Cinque Stelle sulla finanziaria e Nicola Zingaretti lo ha fatto capire. Raccontano soprattutto di un Matteo Renzi scatenato e intenzionato a far pesare la sua pattuglia parlamentare. Giuseppe Conte non può far altro che affidarsi alla copertura politica di Beppe Grillo e magari all’intervento risolutivo del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Convincendosi magari di essere diventato uno statista.

In realtà fa quello che faceva prima con il governo gialloverde, quando guardava decidere Salvini. Adesso quello decisivo è Renzi. Perseguitato dai… Matteo.