I Protagonisti di giovedì 24 ottobre 2019 * Top & Flop

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP 

MARIO DRAGHI

Nella sua ultima conferenza stampa successiva alla riunione de direttivo dell’Eurotower, il presidente della Banca Centrale Europea ha dribblato tutte le domande di carattere personale, rifiutandosi di dare consiglio al suo successore, Christine Lagarde.

Mario Draghi

Ha detto: “Mi sento come qualcuno che ha cercato di rispettare il mandato nel miglior modo possibile. Se c’è una cosa di cui sono orgoglioso è aver sempre perseguito il mandato. Mai gettare la spugna”.

Naturalmente più di qualcuno gli ha chiesto se vede un futuro in politica. Ha risposto: “L’ho ripetuto tante volte: proprio non lo so”. E sul futuro in generale ha chiosato: “Chiedete a mia moglie”.

Da oggi Mario Draghi è il nome più autorevole per la presidenza della Repubblica. Mancano tre anni? E allora potrebbe fare altro nel frattempo. Bazooka.

SILVIO BERLUSCONI

A poche ore dal voto alle regionali in Umbria il leader di Forza Italia ha piazzato due colpi da fuoriclasse assoluto. Intanto ha fatto tappa al convento dei frati francescani ad Assisi. Il che va sempre bene, considerando che alla fine c’è sempre bisogno di avere… santi in paradiso.

Silvio Berlusconi e Matteo Salvini

Poi, nel momento in cui Giuseppe Conte, Paolo Gentiloni e Nicola Zingaretti hanno accelerato nel chiedere a Matteo Salvini chiarezza e risposte sulla storia dei presunti fondi russi alla Lega, il Cavaliere ha tirato fuori la giocata da “pibe de oro” ai mondiali del Messico 1986, nella celebre gara con l’Inghilterra. Scegliete voi tra lo slalom più bello della storia del calcio e la “mano di Dio”. Ha spiegato Berlusconi ai cronisti: “Credo che Salvini lo abbia già detto. Ovvero, ha detto “io non ho ricevuto nessun sostegno finanziario dalla Russia”. A me questo è stato confermato personalmente dal presidente Vladimir Putin”. Maradona. Ma quando segnava di mano.

FLOP

LUIGI DI MAIO

Il Parlamento europeo ha bocciato per due soli voti, 300 no contro 298 sì, una risoluzione che prevedeva di aprire i porti del Mediterraneo alle Ong che fanno operazioni di ricerca e salvataggio dei migranti.

Luigi Di Maio e Matteo Salvini

Ha scritto La Repubblica: “Voto che ha immediati effetti nella vita politica italiana perché il no è passato grazie all’astensione del Movimento Cinque Stelle, mentre  il Pd ha votato a favore. Con immediate polemiche a Roma, dove esultano Matteo Salvini, Fratelli d’Italia e Forza Italia”. 

Infatti Luigi Di Maio ha commentato: “Come avevamo detto, in Europa il Movimento 5 Stelle è e resta ago della bilancia. Sul tema immigrazione le parole non bastano più. L’Italia non può farsi carico da sola di un problema che riguarda tutta l’Ue”. In realtà sull’immigrazione i Cinque Stelle la pensano come la Lega e infatti fu Di Maio il primo a parlare delle Organizzazioni Non Governative come “taxi del mare”.

Inoltre, e questo è il dato politico, il capo dei Cinque Stelle ha una pazza Nostalgia Canaglia di Matteo Salvini, del quale resta succube. Numero due per sempre.

NICOLA ZINGARETTI

Si sta schiacciando sulle posizioni del presidente del consiglio Giuseppe Conte e perfino sulle aperture di Beppe Grillo e Luigi Di Maio. Probabilmente per cercare di isolare Matteo Renzi.

Ma il Partito Democratico non c’entra nulla con i Cinque Stelle. Da presidente della Regione Lazio  è in una botte di ferro per quanto riguarda la mozione di sfiducia, che non passerà mai. (leggi qui Sfiducia a Zingaretti, Centrodestra compatto: Lombardi mette Di Maio al bivio). Ma i Cinque Stelle non hanno molte alternative, perché uno sgambetto alla Pisana significherebbe la fine del Governo Conte, con tutto quello che ne deriverebbe.

Nicola Zingaretti Foto Daniele Stefanini © Imagoeconomica

Probabilmente al Pd andrebbe meglio lo scenario delle elezioni anticipate, perché il “senso di responsabilità” sta schiacciando il Partito su posizioni innaturali. Sui temi centrali, dall’immigrazione all’impostazione economica, le distanze tra Democrat e Cinque Stelle sono abissali. Se in Umbria la sconfitta sarà netta, allora Zingaretti farebbe bene a effettuare un’analisi lucida. E a staccare la spina al Conte bis. Non è Matteo Renzi l’avversario. Ricordati Piazza Grande