I protagonisti del giorno * Martedì 29 ottobre 2019 * Top & Flop

Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.

TOP 

MANUELA SANGIORGI

Il M5S non esiste più. Il M5S è morto ed è morto quando è morto Gianroberto Casaleggio. Abbiamo visto appropriarsi di ruoli apicali da parte di persone senza arte né parte, perdere sei milioni di voti in un anno e fare finta di niente”: lo ha detto, in un’intervista all’emittente E-Tv, Manuela Sangiorgi, sindaca di Imola che formalizzerà in consiglio comunale le dimissioni, dopo poco più di un anno di governo della città.

Il sindaco di Imola Manuela Sangiorgi

Ha scritto l’Huffington Post: “Il successo di Sangiorgi aveva segnato una sconfitta particolarmente simbolica per il centrosinistra dell’Emilia-Romagna perché Imola era sempre stata considerata un feudo inespugnabile, sia per il fortissimo radicamento del Partito, sia per la presenza di moltissime grandi cooperative che per anni sono state una forma di finanziamento e di creazione di consenso per lo stesso centrosinistra”.

La Sangiorgi ha spiegato: “Io mi aspettavo un appoggio dal M5s nazionale, mi aspettavo fosse un salotto dei big, perché siamo il terzo comune più grande amministrato dal Movimento. Poi, quando sono andata a chiedere aiuto su questioni importanti, ho avuto risposte imbarazzanti. C’è stato un muro. Io per 15 mesi sono stato un sindaco commissariato, quando venivo in Comune era come entrare nella foresta dei pugnali volanti”.

La Lega sta corteggiando politicamente la Sangiorgi. Legittima difesa.

ROBERTA LOMBARDI 

Insieme a Beppe Grillo e Roberto Fico, Roberta Lombardi è stata la più convinta fautrice dell’accordo con il Pd. Oggi, in un’intervista a Il Fatto Quotidiano, ha detto la capogruppo dei Cinque Stelle alla Regione Lazio, spiegando la Caporetto dell’Umbria: “Significa che il M5s per alcuni non è più attrattivo. Che non si capisce più cosa siamo, qual è la nostra identità”. (leggi qui La rabbia di Roberta: «Perso un elettore M5S su due: non si sa più che cosa siamo»)

Roberta Lombardi, capogruppo M5S in Regione Lazio

E ancora: “Siamo nati come un’intelligenza collettiva, ma oggi i gruppi locali sono troppo distanti dai parlamentari, i parlamentari spesso non riescono a interagire con il governo, e così via. Ma serve un collegamento, e le decisioni non possono essere calate dall’alto. Con i litigi degli scorsi giorni sembrava di essere tornati ai tempi del governo con la Lega”.

Senza giri di parole: Roberta Lombardi ha asfaltato la leadership di Luigi Di Maio. Spietata.

FLOP

STEFANO BONACCINI

I Cinque Stelle hanno detto di non essere più disposti a fare accordi locali con il Pd. Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna, si è giustamente preoccupato. Lui vorrebbe invece allearsi non solo con i Cinque Stelle ma pure con Italia Viva di Matteo Renzi.

Stefano Bonaccini

In un post su Facebook ha spiegato che in Umbria l’accordo Pd-5 Stelle “ha risposto ad una condizione di emergenza, arrivando ad una candidatura neutra e ad un disarmo bilaterale per rendere possibile l’alleanza”.

Continuando: “Qui, invece io posso essere in campo con la mia faccia, la mia storia e con quel che sto facendo. C’è un centrosinistra largo che si apre al civismo”.

Nel panico.

GIUSEPPE CONTE

All’indomani di una sconfitta storica e dirompente, come ha risposto il Governo guidato dal premier Giuseppe Conte? Con un vertice di due ore sulla manovra economica. Al termine del quale Loredana De Petris, capogruppo di Leu al Senato, ha affermato: “L’impianto della manovra resta quello che si conosce: l’accordo sostanziale c’è. L’incontro è avvenuto in un clima assolutamente tranquillo. Andiamo avanti determinati, con più coesione“.

Il presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte

Come ha scritto l’Ansa “restano in manovra la tassa sulla plastica e la sugar tax, mentre è stato fermato l’aumento della cedolare secca. La cedolare secca, oggi al 10%, era previsto che salisse al 15%: in una prima bozza di manovra era stata portata al 12,5% ma oggi si è fatto uno sforzo per tenerla al 10% e rendere questa aliquota permanente. C’è stata la forte volontà di tutte le forze politiche di non aumentare le tasse sulla casa”.

Il virgolettato è attribuibile a fonti di Palazzo Chigi. Cioè, per semplificare, la riposta allo strapotere di Lega e Fratelli d’Italia è che non si aumenta la cedolare secca sugli affitti.

Se questo è un successo, se questa è una Finanziaria capace di imprimere una svolta al Paese… E il presidente del consiglio Giuseppe Conte ci pure crede. Siamo su Scherzi a parte.