I protagonisti del giorno. Top e Flop del 24 dicembre 2020

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

FRANCESCO ZICCHIERI

È molto raro che Matteo Salvini voglia fare direttamente l’annuncio di una nomina che riguarda i quadri di Partito. In genere lo si lascia fare all’Ufficio Stampa attraverso un comunicato asettico nel quale si indica il nuovo dirigente e la mansione che andrà a svolgere; talvolta si conclude con una frase di circostanza. In questo caso no: il Capitano ha voluto fosse chiaro che è stato lui a scegliere Francesco Zicchieri per il nuovo incarico nazionale all’interno della Lega. (Leggi qui Salvini nomina Zicchieri nel cerchio magico della Lega).

Francesco Zicchieri e Matteo Salvini

È questo il vero segnale politico. È come l’imprimatur maximo, un po’ come il Papa quando si toglie il pallio ed in maniera irrituale lo posa sulle spalle di un vescovo: è l’annuncio che presto diventerà cardinale.

Si tratta di un segnale che va ben al di là della carica di responsabile federale della gestione e ampliamento delle sedi territoriali della Lega nel Centrosud. Perché quel ruolo proietta direttamente nel cerchio magico della Lega il parlamentare di Terracina eletto alla Camera nel collegio di Frosinone. Perché gli assegna una personale ipoteca sulla ricandidatura nella prossima tornata. E poi perché gli attribuisce un ruolo centrale quando si tratterà di decidere le prossime candidature ad un Parlamento tagliato di 350 posti attraverso il Referendum.

La Lega si è resa conto in quest’ultimo anno che il suo limite sta proprio nel radicamento fuori dai territori tradizionali; sta nelle posizioni troppo radicali. Occorreva allora un innesto che portasse al centro gli umori dei territori. Toccherà a Zicchieri far sentire quella voce per quanto riguarda il Centrosud.

Guarda negli occhi il Capitano

NICOLA ZINGARETTI

 “Conferma della riduzione dell’Irpef per mezzo milione di cittadini e consistente abbassamento dell’Irap per un numero importante di attività economiche del nostro territorio, coinvolgendo nuovi settori in particolare quelli in sofferenza a causa del Covid”. Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha sintetizzato in questo modo gli asset della manovra di bilancio approvata dal consiglio regionale. (Leggi qui Zingaretti taglia le tasse nel Lazio: “Ora c’è il Covid”).

Regione Lazio, l’Aula Consiliare. Foto © Carlo Carino / Imagoeconomica

Una manovra economica che ribadisce, nonostante le difficoltà di un anno segnato dalla pandemia e da nuovi ingaggi di spesa, “l’impegno di quasi 10 miliardi di euro di risorse economiche dal 2021 al 2023 al netto delle spese sanitarie, delle altre somme già vincolate e delle abituali partite tecniche”.

E fin qui ha parlato l’amministratore Nicola Zingaretti. Poi è subentrato il politico, cioè il segretario nazionale del Pd. Pesando ogni parola. Questo il testo: “Voglio ringraziare tutte le forze, di maggioranza e di opposizione, che hanno contribuito a questo importante risultato e che con un lavoro sempre preciso a attento hanno approvato un bilancio che rispetta gli impegni prefissati. Questa manovra vuole porre la basi per una ripartenza post Covid e tende una mano a chi è stato più colpito dalla crisi sanitaria ed economica del 2020, senza dimenticare gli investimenti nei settori strategici: dal Trasporto Pubblico Locale al sociale, dalla sanità alla agricoltura, dal lavoro all’ambiente”.

Messaggio neppure tanto subliminale al premier Giuseppe Conte, al leader di Italia Viva Matteo Renzi e a tutta la maggioranza. Con questo significato: si può governare anche senza andare costantemente in guerra.

Regalo di Natale.

FLOP

CONTE-RENZI

 Si odiano. Anzi, di più: si detestano. Ma nessuno dei due sembra rendersi conto davvero del particolare momento del Paese. Siamo alla vigilia di un piano vaccinale destinato a passare alla storia. Non soltanto per le dimensioni, ma anche perché rappresenterà veramente l’unica arma possibile per sconfiggere una pandemia terribile. Il tutto ancora nel pieno di una seconda ondata, che potrebbe perfino lasciare spazio alla terza.

Foto © Sara Minelli / Imagoeconomica

In una simile ipotesi proviamo a immaginare cosa potrebbe succedere a gennaio con la sanità pubblica impegnata a gestire contemporaneamente i vaccini e l’emergenza. Loro, il premier Giuseppe Conte e il leader di Italia Viva Matteo Renzi, continuano a giocare una estenuante partita a scacchi. Fatta di frasi, allusioni, accelerazioni, frenate. Strette di mano virtuali e “vaffa” da remoto. Consapevoli entrambi che in Parlamento non esiste un’alternativa a questa maggioranza e che alla fine tutto potrebbe ridursi al cambio del premier.

Senza tenere in considerazione un fatto semplice e cioè che alla fine toccherà comunque al presidente della Repubblica Sergio Mattarella decidere cosa fare. Perché la nostra resta una Repubblica parlamentare.

Nonostante tutto. Hanno siglato una tregua di Natale che a Santo Stefano non reggerà. Intanto però fanno a gara a sentirsi il primo della classe.

Lui è peggio di me. 

SILVIO BERLUSCONI

Gli ultimi sondaggi danno Forza Italia in risalita. Probabilmente perché ha deciso di non farsi notare. Perché se si deve riflettere sulla parabola discendente che gli “azzurri” hanno intrapreso da tempo, allora di sarebbe davvero poco da festeggiare.

Foto: Imagoeconomica / Stefano Carofei

Basta vedere quello che sta succedendo da mesi in provincia di Frosinone e nel Lazio. L’europarlamentare e numero due del Partito Antonio Tajani vuole commissariare il senatore e coordinatore regionale Claudio Fazzone. Per settimane in provincia di Frosinone si è parlato della nomina di Alessandro Battilocchio commissario provinciale. Al posto proprio di Fazzone, che ricopre questo ruolo. Poi niente. (Leggi qui “Via Fazzone da Forza Italia” Ma lui: “Strano, non lo so”).

Però qualche giorno fa Tajani in Ciociaria si è fatto fotografare nelle varie tappe di un tour fatto insieme a Gianluca Quadrini, Anselmo Rotondo e Gioacchino Ferdinandi. Tutti “insofferenti” al predominio di Claudio Fazzone, che invece ha dalla sua parte i sub commissari Adriano Piacentini, Daniele Natalia e Rossella Chiusaroli. Oltre a Peppe Patrizi e a tanti altri.

Claudio Fazzone dal canto suo continua a cannoneggiare i fedelissimi di Tajani. Ora è filtrata l’indiscrezione di una prossima sostituzione di Fazzone come coordinatore regionale. Al suo posto subentrerebbe Paolo Barelli. Claudio Fazzone ha risposto di non saperne nulla. Sembra Il Grande Fratello che però è di gran lunga più avvincente e accattivante. La realtà è che Silvio Berlusconi ha perso il controllo del Partito.

Cavaliere oscurato.