Top e Flop, i protagonisti del giorno: 17 aprile 2021

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA

A pensarci bene è davvero lui l’uomo di punta di Fratelli d’Italia per la candidatura a presidente della Regione Lazio. Autorevole, potentissimo, conosciuto. Il suo nome è in grado di mettere in fila quelli di Fabio Rampelli, Maurizio Gasparri e Claudio Durigon. Dietro c’è il ragionamento di Giorgia Meloni, che ormai punta dritta a Palazzo Chigi. (Leggi qui «Zingaretti si candiderà»: il centrodestra si impantana su Roma).

Francesco Lollobrigida (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Nel centrodestra sanno che una candidatura a sindaco di Nicola Zingaretti sarebbe molto forte e complicata da battere al ballottaggio. Quindi il candidato del centrodestra rischierebbe fortemente di perdere e quindi di essere “bruciato”. Ma una eventuale elezione a sindaco della Capitale di Zingaretti aprirebbe in anticipo la partita per le regionali, che a quel punto cambierebbe fisionomia. Con un centrodestra maggioritario già la volta scorsa.

Il passaggio più difficile per i Partiti del centrodestra sarà quello di chi esprimerà il candidato sindaco di Roma: una designazione che scotta probabilmente perdente se dall’altra parte ci sarà Zingaretti. E’ per questo che Fratelli d’Italia aspetta le mosse del Governatore. Ma intanto Francesco Lollobrigida lavora per le regionali. Ipotizza le liste e perfino la squadra. E’ un uomo capace di aggregare e di guidare l’intera coalizione di centrodestra.

Riserva (di lusso) dei sovranisti.

MARCO VINCENZI

Impatto molto forte nel ruolo di presidente del Consiglio Regionale. L’ex capogruppo del Pd Marco Vincenzi è uno che studia le carte e che non si lascia condizionare. Nella complessa vicenda del concorso di Allumiere, Vincenzi si è rivolto ai tecnici, ai legali e all’Avvocatura. Perché è fondamentale contemperare le esigenze politiche di una risposta forte e quelle giuridiche di non esporre poi la Regione a ricorsi che potrebbero mettere in difficoltà l’ente sia sul piano economico che su quello dell’immagine. (Leggi qui Leonori capogruppo Pd. Via alla verifica sulle assunzioni).

Marco Vincenzi

Perciò l’Ufficio di Presidenza ha votato un atto di indirizzo politico affinché gli uffici verifichino se esistono dei presupposti per sospendere le assunzioni. Tenendo presente però che la Regione e altri enti hanno semplicemente utilizzato una graduatoria fatta dal Comune di Allumiere.

Le spinte politiche, soprattutto all’interno del centrosinistra, sono fortissime. Marco Vincenzi le controlla e non si lascia condizionare da chi vorrebbe decisioni ad effetto di pancia. Lui preferisce comunque ragionare.

Lucido.

Paolo Mieli

Il fuoco di fila fatto l’altra sera negli studi di Piazzapulita su La7 al Segretario nazionale del Partito Democratico Enrico Letta è stata da manuale del Giornalismo. Paolo Mieli non ha fatto soltanto delle domande: ha letteralmente messo sotto assedio Enrico Letta, senza reverenza, senza timore di indisporre l’ospite. Con quesiti sempre più scomodi ed impegnativi sotto il profilo politico.

L’intervista di Mieli a Letta in Piazza Pulita

Erdogan è un dittatore?” “Riprendendo la frase di Biden: Putin è un killer?” “Aftar, in Libia?” “Conte è stato costretto a dimettersi?” Una serie interminabile di domande a doppio taglio: perché o scontenti il presidente turco o il tuo premier; o irriti il tuo principale alleato politico o uno dei tuoi principali partner economici; o accendi la miccia con una tua componente o con l’altra ma da una parte devi accendere. Più entusiasmante del match tra Clay e Foreman a Kinshasa.

Mieli ha avuto l’abilita di portare allo scoperto il Segretario Pd su temi sensibilissimi di politica estera, economia, società, candidature, organizzazione del Partito. In dieci minuti Mieli ha tirato fuori tante notizie da riempirci un giornale per due settimane. 

A proposito: Paolo Mieli non dirige un giornale. Forse perché troppo scomodo, oppure perché troppo autonomo, certamente perché non condizionabile. Perché i giornali oggi non si vendono più? Perché giornalisti come Paolo Mieli devono andare ospiti in tv o in radio per poter fare domande e non hanno un giornale da guidare. 

Penna affilata

FLOP

GUIDO BERTOLASO

A questo punto dovrebbe “incazzarsi”. Con l’intero centrodestra. E dire una volta per tutte che con il suo nome non si può giocare. Autorevolissimo responsabile della Protezione Civile per anni, Guido Bertolaso non si pone affatto (e fa bene) il problema di risultare simpatico.

Guido Bertolaso (Foto: Marco Cremonesi / Imagoeconomica)

Dalla sua ha la competenza e il curriculum. I sondaggi dicono che sarebbe lui il candidato sindaco migliore del centrodestra a Roma e che se la coalizione fosse unita e “laboriosa” si potrebbe lavorare a rafforzare l’ultima fase, quella del ballottaggio. Invece Fratelli d’Italia fa capire un giorno sì e l’altro pure che non lo sosterrebbe, mentre Forza Italia e Lega continuano a proporlo senza però cercare di blindarlo.

Adesso che appare chiaro come possa essere Zingaretti il candidato del centrosinistra, si gioca a mettere in campo l’anello debole. Che sicuramente non può essere Guido Bertolaso, che però dovrebbe definitivamente ribaltare il tavolo in faccia ai big.

L’educazione non paga.

GOFFREDO BETTINI

A Roma è capace di determinare vittorie e sconfitte. Chiedere, per entrambi gli scenari, all’ex sindaco Francesco Rutelli. Goffredo Bettini è una delle menti politiche più sopraffine della sinistra italiana. Ma il fatto è che adesso la situazione è cambiata radicalmente. E lo è da quando è franato il Governo Conte bis, “distrutto” dai bombardamenti chirurgici di Matteo Renzi.

Goffredo Bettini (Foto Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

Goffredo Bettini era uno dei sostenitori più convinti di Conte. La fine di quell’esperienza ha travolto la segreteria politica di Nicola Zingaretti e tutti gli assetti consolidati del Movimento Cinque Stelle. Aprendo la strada alla riscossa degli ex democristiani nel Partito Democratico. Con Enrico Letta e con il solito Dario Franceschini.

Nel nuovo progetto non c’è spazio per l’agorà di Bettini, che richiama alla Piazza Grande di Zingaretti. La candidatura a sindaco del presidente della Regione Lazio può rappresentare l’ultima possibilità per tenere in vita un pezzo di cultura politica del Pd. Che ha in Bettini il mentore. Ma in questa fase Goffredo Bettini tutto può fare meno che apparire come l’architetto e il regista dell’operazione. Perché rischia di scatenare il fuoco amico e compromettere tutto.

Sindrome da primo della classe.

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