Top e Flop, i protagonisti del giorno: 16 febbraio 2021

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

WALTER RICCIARDI

Un lockdown rigido su tutto il territorio nazionale, come a marzo 2020, anche se di durata limitata. Lo ha proposto Walter Ricciardi, che è uno scienziato oltre che il consulente del ministro della Salute Roberto Speranza. E ha ragione lui, Ricciardi. Perché altrove la campagna di vaccinazione avviene con il lockdown.

Ma poi, cosa altro deve succedere in Italia per far capire che la situazione è grave? In queste ore si stanno facendo i conti con le varianti, soprattutto quella inglese. Che secondo gli esperti non è soltanto più contagiosa, ma anche più letale.

Walter Ricciardi (Foto: Alessia Mastropietro / Imagoeconomica)

Poi ci sono i numeri di un anno di pandemia. Solo nelle ore scorse ci sono stati 7.351 nuovi casi di Coronavirus in Italia. In diminuzione, ma comunque alti considerando che dal 30 settembre la seconda ondata imperversa nel Paese. I contagiati, dall’inizio, sono 2.729.223. Un numero enorme. I decessi di lunedì sono stati 258, per un totale di 93.835 vittime. Cifre da far tremare i polsi. 

Il professor Walter Ricciardi, dopo aver lanciato la proposta che ha diviso il mondo politico, ha ribadito la posizione. Dicendo: «Credo che il ministro della Salute Roberto Speranza sia convinto di questa nuova fase, spero che il presidente del Consiglio Draghi recepisca e che il governo appoggi, ma dipende dal Governo». Ha proseguito: «Dimissioni? Sono considerazioni che lascio alla politica. Bene se posso essere utile con i miei consigli, lo faccio a livello internazionale e anche in Italia, altrimenti mi faccio da parte».

Non deve essere simpatico e nemmeno rassicurante. La situazione reale della pandemia è grave e pericolosa. Ricciardi lo ha detto senza nascondersi e senza preoccuparsi delle reazioni.

Non  ti curar di loro, ma guarda e passa.

ANTONIO TAJANI

Il top è dovuto esclusivamente ad una considerazione. Per la prima volta da quando è in Forza Italia (cioè da sempre) si è “incazzato”. Perché per il resto la sua nomina a coordinatore nazionale di Forza Italia ha tanti lati deboli. (Leggi qui Tajani coordinatore nazionale: comanda sempre Silvio).

Antonio Tajani

Intanto perché è una specie di “riparazione” per essere stato “bruciato” (da Gianni Letta e Fedele Confalonieri) nella corsa a ministro del Governo di Mario Draghi. In secondo luogo a comandare negli “azzurri” resterà sempre e soltanto Silvio Berlusconi. Infine, nella stessa giornata dell’incarico politico più rilevante, tre parlamentari hanno lasciato il partito per andare con Giovanni Toti in Cambiamo.

Ma in tutto questo Antonio Tajani ha tirato fuori orgoglio e determinazione. Facendo tremare i lampadari e dicendo in maniera forte a Silvio Berlusconi che l’affronto subito nella corsa al ministero stavolta avrebbe avuto delle conseguenze. Anzi, una sola conseguenza: l’addio di Antonio Tajani al Partito. Silvio Berlusconi non poteva permetterlo, non poteva permettere che l’uomo più fedele e preparato sbattesse la porta in quel modo. Tajani lo ha intuito benissimo e ha perfino giocato sul senso di colpa del Grande Capo.

Cinico e determinato. Meglio tardi che mai.

FLOP

SPERANZA-GARAVAGLIA

Le loro azioni e reazioni politiche hanno reso chiaro a tutti per quale motivo l’Italia aveva bisogno di un Governo tecnico guidato da un fuoriclasse come Mario Draghi.

Il ministro della Salute Roberto Speranza ha grande competenza. E ha fatto bene, nel merito, a stoppare la riapertura delle stazioni sciistiche. Ma era una cosa che avrebbe dovuto fare molto prima, per tempo. Non all’ultimo istante utile, dopo che tutti gli imprenditori del settore avevano investito soldi e prospettive. Adesso quegli imprenditori si trovano davvero nel baratro.

Roberto Speranza. (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Il punto politico è che Roberto Speranza non lo ha fatto come ministro del Governo di Giuseppe Conte perché quell’esecutivo su temi del genere andava avanti alla giornata, nella logica dell’”io speriamo che me la cavo”. Con Draghi la musica è cambiata.

Il ministro del turismo Massimo Garavaglia ha mostrato il volto della Lega di opposizione, attaccando  il Governo. Peccato che adesso al Governo ci sia pure il Carroccio. Le sue motivazioni sono giuste, a cominciare dalla richiesta di indennizzi. Ma andavano avanzate in Consiglio dei Ministri, non “sparate” a uso e consumo dei media.

In conclusione: Roberto Speranza si è attivato solo all’ultimo, mentre Massimo Garavaglia ha scelto la strada dello scontro frontale.

Le stecche nel coro.

LUIGI DI MAIO

C’è la possibilità (concretissima) che si ritrovi come sottosegretario al ministero degli esteri Maria Elena Boschi. Il vero leader del Movimento Cinque Stelle passerà giorni molto difficili, perché non potrà farci nulla.

Luigi Di Maio Foto Livio Anticoli / Imagoeconomica

La nomina dei viceministri e dei sottosegretari sarà soprattutto l’occasione per ridare spazio ai Partiti, esclusi dalla nomina dei ministri. Perché sulla nomina dei ministri ha deciso soltanto Mario Draghi. Come confermato da Vito Crimi (Cinque Stelle), Matteo Salvini (Lega) e da molti altri.

Il Movimento Cinque Stelle ormai ha provato di tutto: dall’alleanza con Matteo Salvini a quella con Nicola Zingaretti e Matteo Renzi, fino all’abbraccio con Silvio Berlusconi. Per non parlare delle spaccature interne, perfino tra Beppe Grillo e Alessandro Di Battista.

Però il fatto stesso che si ipotizzi Maria Elena Boschi sottosegretario nel ministero di Luigi Di Maio, vuole dire solo una cosa: i pentastellati hanno perso perfino la possibilità di opporsi. Luigi Di Maio è il simbolo di tutto questo.

Pungiball.