Top e Flop, i protagonisti del giorno: 20 gennaio 2021

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

MATTEO RENZI

Il giudizio è politico e prescinde dalle motivazioni e dall’opportunità di avere aperto una crisi di Governo nel pieno della pandemia. La sintesi finale del Corriere della Sera è perfetta.

La cronaca è questa. “Il suo governo (ndr: di Giuseppe Conte) ha ottenuto la fiducia con 156 sì e 140 no. Decisivi da un lato l’astensione di 16 senatori di Italia viva, dall’altro il soccorso inatteso di due rappresentanti di Forza Italia. Ora Conte deciderà se consultarsi con Mattarella, vista la precaria maggioranza su cui il suo esecutivo può contare. Giallo finale prima del conteggio finale: sono stati riammessi al voto due senatori (Ciampolillo e Nencini) risultati inizialmente assenti. E’ stato necessario l’esame di alcune immagini video da parte della presidente dell’aula Elisabetta Casellati”.

Matteo Renzi Foto © Carlo Lannutti / Imagoeconomica

Insomma, una fiducia ottenuta per il rotto della cuffia e in piena bagarre.

Matteo Renzi, leader di Italia Viva, ha detto: “Conte non ha i numeri per andare avanti”. Infatti è così. I 16 voti di Italia Viva saranno decisivi in ogni singola seduta di Palazzo Madama. Insomma, Conte dipende da… Renzi.

Ma non è tutto: il leader di Italia Viva è stato anche bravo a tenere il punto sull’astensione. Se avesse optato per il no il gruppo si sarebbe spaccato. Alla fine ha ottenuto quello che voleva: dimostrare che senza di lui la maggioranza giallorossa non ce la fa.

Primo della classe in Parlamento.

MATTEO SALVINI

Il discorso al Senato dimostra che è lui il leader del centrodestra. Non più soltanto della Lega. Ha letteralmente fatto a pezzi l’impostazione e la narrazione della maggioranza, facendo emergere le manovre che sono state fatte per arrivare ad una maggioranza che in realtà è minoranza.

Matteo Salvini

Poi ha citato le parole di Beppe Grillo per sottolineare come questo Governo sarà legato anche al voto dei senatori a vita. Non ha insultato lui i senatori a vita. Ha detto Matteo Salvini: “Ricordo ai senatori a vita che si apprestano a votare la fiducia, cosa diceva il leader dei 5 Stelle di loro: “non muoiono mai o muoiono troppo tardi”.  Aggiungendo: “Ai senatori a vita, che legittimamente vengono a votare, che coraggio che avete…”.

A quel punto la maggioranza è insorta contro le parole del leghista tanto che è dovuta intervenire la presidente del Senato Elisabetta Casellati, biasimando le sue parole. Salvini non ha fatto una piega e ha aggiunto: “Sono d’accordo con lei, presidente che le parole dette sono disgustose e quindi il senatore M5S che interverrà dopo di me chiederà scusa”. E ha ragione il Capitano. I Cinque Stelle hanno ormai seppellito definitivamente tutto quello che avevano detto e sostenuto per anni.

La realtà è che il Movimento di Beppe Grillo è appeso a Clemente Mastella e ai senatori a vita. Matteo Salvini lo ha evidenziato.

Proiettato al futuro prossimo.

FLOP

GIUSEPPE CONTE

Ha incassato la fiducia anche al Senato, ma la nottata non è affatto passata. Anzi, deve ancora cominciare. Intanto il suo Governo non ha la maggioranza assoluta. Secondo: sommando i voti dei contrari (140) agli astenuti (16) si arriva a quota 156. La stessa raggiunta da quelli che hanno votato la fiducia. L’avvocato del popolo è premier guidando una maggioranza che non ha la maggioranza. E da domani mattina avrà bisogno dei 16 voti dei senatori di Matteo Renzi. Quelli che si sono astenuti.

Ma l’intero film di questa crisi ha fatto emergere il peggio del peggio della politica italiana. La caccia ai volenterosi è stata sfacciata e imbarazzante: telefonate, offerte politiche di ogni tipo, rincorsa ai senatori ai vita, pelo lisciato ai transfughi. Il tutto senza mai neppure pensare di rimettere il mandato nelle mani del presidente della Repubblica.

Giuseppe Conte ha accettato l’aiuto di tutti, da Clemente Mastella a Pierferdinando Casini. E da quelli che hanno lasciato Forza Italia. Uno spettacolo che poteva essere risparmiato. L’avvocato Giuseppe Conte dovrà guidare un Governo di minoranza nella più grave pandemia della storia, nel corso della quale bisognerà prendere decisioni da far tremare i polsi. Dovendo cercare ogni volta la maggioranza al Senato.

L’obiettivo è arrivare ad agosto, quando inizierà il semestre bianco del Capo dello Stato Sergio Mattarella. Perché da allora le Camere non potranno essere sciolte. E lui resterà a Palazzo Chigi, l’unica cosa che gli interessa. Ma dal punto di vista politico è sparito. Anzi, non c’è mai stato.

Vittoria di Pirro.

ANTONIO TAJANI

“Sono fuori dal Partito”. E ci mancherebbe pure. Il vicepresidente di Forza Italia ha saputo dire solo questo in due giorni. Ieri sera Renata Polverini ha votato la fiducia al Governo Conte alla Camera lasciando Forza Italia. Dopo essere stata presidente della Regione Lazio e parlamentare. Pochi minuti fa al Senato hanno votato la fiducia al Governo Adriano Causin e soprattutto Mariarosaria Rossi. (Leggi qui Polverini vota Si a Conte e lascia Forza Italia).

Antonio Tajani. Foto © Marco Cremonesi / Imagoeconomica

Sì, avete letto bene: Mariarosaria Rossi, definita la “zarina”. Cioè la fedelissima dei fedelissimi di Silvio Berlusconi per anni. Quella che neppure consentiva che ci si potesse avvicinare al Cavaliere senza il suo permesso.

Allora, cerchiamo di capirci: o siamo ad un gigantesco gioco delle parti oppure le continue emorragie dovrebbero allarmare soprattutto Tajani. Nel primo caso significherebbe che in realtà c’è il via libera di Berlusconi ad un “aiutino” all’esecutivo guidato dal premier Giuseppe Conte. Nel secondo caso invece Forza Italia dovrebbe chiedersi come mai se ne continuano ad andare quelli che più di tutti hanno creduto nel Partito e nel suo leader. (Leggi qui Perché il “ribaltone” della Polverini inguaia Tajani).

Nell’uno e nell’altro caso, però, la sostanza non cambia. E la sostanza è che Antonio Tajani, il capo operativo degli “azzurri” in questo momento, per due volte è stato colto di sorpresa. Non sapeva quello che stava per accadere.

Vice leader a sua insaputa.