Top e Flop, i protagonisti del giorno: 21 giugno 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

LUIGI DI MAIO

Luigi Di Maio (Imagoeconomica)

Come volevasi dimostrare. Tra il fondatore del Movimento Cinque Stelle Beppe Grillo e l’ex premier Giuseppe Conte il feeling non esiste più. E oggi a Roma lo hanno capito tutti, malgrado i tentativi di cercare di smorzare i toni.

In realtà c’è un fatto: Conte è eternamente il capo in pectore dei Cinque Stelle. La volontà di cambiare lo statuto tradisce quello che è il vero obiettivo dell’ex inquilino di Palazzo Chigi: snaturare completamente il Movimento. E questo Beppe Grillo non può permetterlo. Non dopo aver dovuto “sacrificare” perfino il rapporto con Davide Casaleggio, figlio di Gianroberto.

Conte si muove come fosse il padrone di un Movimento nel quale lui obiettivamente non c’entra nulla. Il ministro degli esteri Luigi Di Maio è uno che ha già dimostrato di saper aspettare. E lo sta facendo anche in questa occasione. Consapevole che prima o poi (più prima che poi) in molti chiederanno a lui di prendere in mano la situazione.

Azionista di maggioranza.

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini (Foto: Sergio Oliverio / Imagoeconomica)

L’accelerazione di Silvio Berlusconi sul Partito unico del centrodestra non lo ha sorpreso. Ma il Capitano della Lega ha dovuto far finta di essere meravigliato.

In realtà il settimanale L’Espresso ha svelato il patto d’acciaio tra Berlusconi e Salvini. Patto cercato e “benedetto” anche da Marina e Piersilvio Berlusconi e da Fedele Confalonieri. Il patto è questo: Forza Italia aderirà ad una partito di centrodestra dominato dal Carroccio. Matteo Salvini si impegna a rappresentare sul piano politico quelle che saranno le esigenze di Mediaset.

Ma il capolavoro di Matteo Salvini è un altro: in questo modo sposta l’allargamento della Lega verso i moderati e verso il centro, compiendo un passo forse decisivo anche per una futura adesione della Lega al Ppe. Un passaporto per governare il  Paese dal 2023 in poi. Prima di allora l’obiettivo sarà quello di eleggere Mario Draghi al Quirinale. E nessuno parla più di elezioni anticipate.

In questo modo il leader della Lega sposta il baricentro dove Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia non possono seguirlo: il centro moderato. 

Contropiede bruciante.

BENEDETTO LEONE

Benedetto Leone

Una zampata con gli artigli tesi. L’ex vicesindaco di Cassino Bendetto Leone si prepara a rientrare in Consiglio Comunale ma questa volta nelle file dell’opposizione. Nel fine settimana era stata fatta circolare una strampalata ipotesi di sostituzione senza rispettare le norme del Diritto Elettorale. Il sindaco Salera è stato al gioco ed ha detto “Lunedì vedremo bene”, senza chiudere in maniera netta. (Leggi qui Poche chiacchiere: l’erede è Leone. Si insedia venerdì)

Benedetto Leone ha fatto capire subito che tipo di opposizione intende portare in Consiglio Comunale: ha rilasciato una dichiarazione ufficiale in cui annunciava la sua intenzione di rivolgersi al Prefetto per ottenere il rispetto della Legge, commentando “Salera vuole scegliersi l’opposizione, ha capito che la musica sta cambiando”.

È l’uomo con tutte le caratteristiche necessarie per riaggregare la minoranza, compattare il centrodestra diviso in mille rivoli, stringere l’assedio intorno all’amministrazione di centrosinistra del sindaco Enzo Salera. Che fino ad oggi, nei fatti, opposizione concreta non ne ha avuta: solo petardi, trica trac e interrogazioni. La Caporetto è stata il Bilancio: ogni amministrazione deve attraversare il fuoco di fila delle opposizioni per riuscire ad approvarlo. A Cassino gli emendamenti proposti sono stati zero.

Ruggito preventivo

RICCARDO DEL BROCCO

Riccardo Del Brocco con Licia Colò

Per capire la politica non basta guardare i cani ma si devono osservare quelli che li portano al guinzaglio. O almeno è così a Ceccano dove lo scorso fine settimana l’assessore all’Ambiente Riccardo Del Brocco ha inaugurato il primo Dog Garden in provincia di Frosinone: un parco attrezzato interamente dedicato ai cani. Che ha saputo trasformare in un evento politico.

Una giornata inaugurale con il volto televisivo più famoso nel mondo degli appassionati di animali: Licia Colò. E prima quella dedicata agli amministratori del territorio per il taglio del nastro. Lì si sono letti gli indizi politici.

Riccardo Del Brocco è stato ad un passo dal fare il Segretario provinciale di Partito e non si è ritirato nella clausura di Ceccano. All’apertura del Dog Garden realizzato dal suo assessorato si è presentata Chiara Colosimo, il consigliere regionale di Fdi che ha sollevato la questione Concorsopoli ed ora guida la commissione speciale d’inchiesta, in precedenza ha sfiorato la designazione a candidato sindaco di Roma; oltre al sindaco Roberto Caligiore, al senatore Massimo Ruspandini ed al consigliere provinciale Stefania Furtivo, c’erano amministratori di Fumone, Monte San Giovanni Campano, Castro dei Volsci, Arnara, Pofi, Torrice: tutta gente che fa riferimento politico a lui.

Sta giocando disciplinatamente la sua partita politica. Innanzitutto sul piano amministrativo: in pochi mesi ha rimesso ordine nella raccolta dei rifiuti, installato le fototrappole sulle strade della città, proiettato Ceccano nel progetto della Green Valley, realizzato il parco per gli ‘amici a quattro zampe‘. E poi sul piano politico: ha un suo personale spazio di manovra. Che sarà strategico alle prossime Provinciali ma ancora di più alle prossime Regionali.

Assessore che abbaia… costruisce

FLOP

MATTEO RENZI

Matteo Renzi (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Le primarie di Bologna, vinte da Matteo Lepore (Pd) su Isabella Conti (renziana) dimostrano due cose. La prima: l’ex rottamatore è il numero uno nelle strategie politiche e il fatto stesso che la Conti se la sia giocata fino in fondo sta a dimostrare che Matteo Renzi aveva avuto fiuto. Alla fine però l’organizzazione e la forza della Ditta sono superiori.

Matteo Renzi deve decidere cosa intende fare da grande. Se opterà per rimanere nel centrosinistra, dovrà prendere atto che l’esperimento politico di Italia Viva è fallito. Nonostante le sue straordinarie capacità strategiche e tattiche (leggi: ascesa di Mario Draghi a palazzo Chigi). Avventurarsi fuori dal centrosinistra non avrebbe né senso né spazi.

Il punto è che non si rassegna al fatto che nel Pd c’è stato un dopo di lui: Nicola Zingaretti e ora Enrico Letta.

Matteo stai sereno.

CARLO CALENDA

Le primarie del centrosinistra vinte da Roberto Gualtieri hanno fatto capire al leader di Azione che non può vincere. E che al massimo potrà avere un ruolo al ballottaggio.

I sondaggi stanno cominciando a delineare un distacco incolmabile tra Enrico Michetti (centrodestra) e Roberto Gualtieri (Pd) da una parte e Virginia Raggi (Cinque Stelle) e lo stesso Carlo Calenda (Azione) dall’altra. Un risultato superiore al 10% sarebbe un successo enorme per Carlo Calenda.

Ma il fatto è che lui è in campo da tantissimi mesi e ha davvero creduto che il Pd alla fine potesse convergere su di lui. Non lo hanno voluto né Nicola Zingaretti né Enrico Letta. E non lo hanno voluto perché alla fine a prevalere è stata la linea dei tre avversari irriducibili di Calenda: Goffredo Bettini, Claudio Mancini e Bruno Astorre.

Ridimensionato.

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