Top e Flop, i protagonisti del giorno: 21 maggio 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

MARIO DRAGHI

Da tempo ha smesso i panni del banchiere per indossare quelli del politico. Nel corso della conferenza stampa tenuta nelle ore scorse Mario Draghi ha detto fra le altre cose: “In varie occasioni della mia vita mi hanno chiesto: “Come pensi di farcela?”. Beh, insomma, abbastanza spesso ce l’ho fatta io, e stavolta ce la farà il governo. Occorre avere fiducia nel Parlamento più che guardare al Parlamento per la sua diversità di opinioni come a un ostacolo». Un capolavoro.

Perché Mario Draghi ha fatto vedere il bicchiere mezzo pieno. La sua è una maggioranza ampia, eterogenea, litigiosa, complessa da gestire. Nella quale lo scontro tra Lega e Partito Democratico è continuo. Forza Italia e Movimento Cinque Stelle sono lontani anni luce. Ma Draghi ha invitato a guardare le differenze come fossero ricchezze, nobilitando l’arte del compromesso.

Lui è stato chiamato da Sergio Mattarella per rimediare al fallimento dei partiti e della politica. Ha fatto la cosa più semplice, ribaltando la prospettiva. E’ il Parlamento il tempio della democrazia in Italia. E poi quell’abbastanza spesso ce l’ho fatta io, è semplicemente sublime.

Spread incolmabile.

PASQUALE CIACCIARELLI

Sarà fortuna: ma il Tempio di Adriano riapre per ospitare la presentazione del suo libro. Ed a moderare il confronto ci va il direttore della seconda agenzia di stampa in Italia, a commentare c’è il direttore del Tg2, a dire la sua interviene il sottosegretario alle Finanze. E si accomoda al tavolo dei relatori direttamente Matteo Salvini: non per un saluto, ma sta lì oltre un’ora, si fa fare le domande e vuole che si veda che è a quel tavolo. Pasquale Ciacciarelli ha avuto la massima benedizione possibile.

Nulla accade per caso in politica. Meno ancora accade a Roma, E men che meno all’interno della Lega. Pasquale Ciacciarelli è l’uomo destinato a portare le preferenze nel Carroccio in provincia di Frosinone. Tanto quanto Nicola Ottaviani è destinato a portare il valore aggiunto di analisi politica e proposta amministrativa.

Tra le prima file, nemmeno era casuale la presenza di Mario Abbruzzese. Si va verso un periodo di grandi cambiamenti nel centrodestra. Ora più che mai conteranno i voti. Comanda chi li ha.

Pasquale: poche parole, un libro, molti voti

DAVIDE CASALEGGIO

Davide Casaleggio davanti al manifesto di Rousseau

Un monito al Movimento 5 Stelle. Un attacco di Davide Casaleggio ai vertici pentastellati. L’associazione Rousseau ha lanciato l’offensiva annunciando il supporto alla petizione che chiede di inserire la regola dei due mandati per legge, fissata nell’ordinamento giuridico italiano.

Scrive Il Giornale: “E la mossa appare un affronto ai pentastellati, anche perché arriva proprio da quel blog delle stelle, un tempo megafono dei grillini. Nel testo si legge: “La proposta di legge consiste nell’indicare il limite in due mandati o in un numero massimo di anni già trascorsi in Parlamento al momento della candidatura pari a 7 (in modo che un’ulteriore legislatura eventualmente completa porti il numero di anni trascorsi in Parlamento al massimo a 12)”.

Un’iniziativa destinata a non avere seguito in Parlamento, ma che rappresenta un altolà alla tentazione delle deroghe che circola con insistenza nel Movimento. Con tanto di richieste al leader in pectore Giuseppe Conte, che sulla questione si sta barcamenando. Davide Casaleggio sta facendo ballare i leader pentastellati: Luigi Di Maio, Roberto Fico, Paola Taverna e tutti gli altri.

Sa che alla fine Giuseppe Conte guiderà il Movimento. Ma gli obiettivi di Casaleggio sono due: dimostrare che il Movimento è un’altra cosa rispetto al soggetto politico fondato dal padre Gianroberto e sfiduciare i colonnelli.

Nel nome del padre.

FLOP

RENATA POLVERINI

Renata Polverini (Foto: Imagoeconomica)

La lady di ferro torna  casa. Dopo soli quattro mesi. Era uscita sbattendo la porta. Renata Polverini era uscita da Forza Italia il 21 gennaio scorso per aderire al gruppo Centro democratico-italiani in Europa (poi abbandonato il 25 febbraio per restare al Misto). Lo ha annunciato su Twitter Roberto Occhiuto, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati.

Scrivendo: «Renata Polverini da oggi torna a far parte del gruppo di Forza Italia alla Camera e del nostro Partito. Riabbracciamo un’amica e una collega di grande valore ed esperienza. Siamo pronti ad affrontare le nuove sfide con una freccia in più al nostro arco. Bentornata Renata».

Lei ha scritto: “Forza Italia è sempre stato il mio unico partito. Torno in Forza Italia, casa mia, in realtà è come se non fossi mai andata via. In questi mesi non ho mai interrotto i rapporti con la base di Forza Italia, con il gruppo parlamentare, e con la delegazione azzurra al governo. Le telefonate, non ultima quella di ieri, del presidente Silvio Berlusconi -rivela- sempre affettuoso e coinvolgente, mi hanno convinta definitivamente a tornare nell’unico partito al quale sono stata iscritta dopo la mia esperienza nel sindacato e dopo gli anni alla presidenza della Regione Lazio. Continuerò a dare il mio contributo per il rilancio di un movimento che continuo a considerare l’unica area moderata e liberale della quale il Paese ha bisogno”.

Va tutto bene, però la memoria storica è un valore anche in politica. Andare a sostenere Giuseppe Conte e poi tornare per appoggiare Mario Draghi non è esattamente la stessa cosa. La parabola del figliol prodigo non si concentra soltanto sul figlio che torna. Ma pure su quello che resta e che non fa salti di gioia quando il padre prepara il banchetto di bentornato per l’altro.

Poi Renata Polverini sembra aver smarrito quelle convinzioni forti che ne avevano distinto il percorso iniziale.

(A)Renata.

ENRICO LETTA

Enrico Letta (Imagoeconomica)

L’inizio da segretario del Partito Democratico era stato decisamente promettente. Poi però si è smarrito. E quanto successo nelle ore scorse lo dimostra ancora di più. La proposta di Enrico Letta, di finanziare “una dote per i diciottenni” con una tassa di successione è stata stoppata brutalmente stoppata dal premier, Mario Draghi

Letta l’aveva spiegata in questo modo: “Per la generazione più in crisi un aiuto concreto per studi, lavoro, casa. Il mio sogno è trattenere i ragazzi italiani in Italia, senza però farli restare in casa con mamma e papà fino a trent’anni. Il problema principale del nostro Paese è che non fa più figli. Ci vuole una dote per i giovani, finanziata con una parte dei proventi della tassa di successione, e un accesso ai mutui-abitazione anche per chi non ha genitori in grado di fornire garanzie”. Ineccepibile.

Se non fosse che c’è un Governo di unità nazionale che sta gestendo una pandemia sanitaria ed economica senza precedenti. Infatti il premier Mario Draghi nella conferenza stampa di presentazione del Dl Sostegni bis, ha liquidato così la proposta: “Non ne abbiamo mai parlato, non l’abbiamo mai guardata ma non è il momento di prendere i soldi ai cittadini ma di darli”. Matteo Salvini non si è lasciato sfuggire l’occasione. Spiegando: “Anche in questa circostanza c’è piena sintonia con il premier Draghi, se c’è una cosa di cui l’Italia non ha bisogno sono nuove tasse. Letta e il Pd si rassegnino”.

Dopo la mancata candidatura a sindaco di Roma di Nicola Zingaretti, Enrico Letta ha perso lucidità e strategia. E sta schiacciando il Pd troppo a sinistra. Lui che è un democristiano.

Sbandata.