Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore
TOP
ENRICO LETTA
Ha chiesto a Matteo Salvini se fa parte della maggioranza o se sta all’opposizione. Aggiungendo che entrambe le cose non si possono fare. Ed ha ragione. Ma per quale motivo il Carroccio è entrato in questa maggioranza? La linea sulle riaperture è perfettamente coerente con la posizione del Carroccio, che però non è quella del Governo di Mario Draghi.
Il segretario del Pd Enrico Letta resta sotto traccia, ma lavora moltissimo. Parla pochissimo con Mario Draghi e perfino con i ministri del suo stesso Partito. Non per snobismo ma semplicemente perché è concentrato sul “cacciavite”. Cioè sul montaggio di pezzi fondamentali per il Partito.
La situazione più importante da definire è quella della candidatura a sindaco di Roma. È chiaro che la prima scelta rimane Nicola Zingaretti, ma ci sono obiettive difficoltà. Non insuperabili, ma comunque complesse. Intanto però Letta ha fatto passare un messaggio molto forte: cosa ci sta a fare la Lega in maggioranza?
Contropiedista.
VITO CRIMI
In attesa di capire se (e come) Giuseppe Conte deciderà di assumere sul serio la leadership dei Cinque Stelle, il “reggente” è il vero punto di riferimento del Movimento Cinque Stelle. Soprattutto in un momento nel quale si sta consumando lo strappo con Davide Casaleggio, il figlio del fondatore e quello che rappresenta la linea di continuità con le origini del Movimento.
A mezzanotte infatti scade il termine che Casaleggio aveva dato per consentire ai Cinque Stelle di fargli arrivare un messaggio forte e chiaro sulla volontà di proseguire con la piattaforma Rousseau, saldando gli arretrati. Ma non arriverà alcun segnale e quindi si porrà il problema di trovare un’altra piattaforma per i voti online.
Vito Crimi è quello che si è posto il problema. Come è quello che più di tutti potrà garantire sul piano politico Giuseppe Conte. Specialmente adesso che Beppe Grillo è scivolato sul video.
Bandiera.
FLOP
GIANCARLO GIORGETTI
È quello che ha convinto Matteo Salvini a portare la Lega in questo Governo. Con una motivazione soprattutto: stare nella stanza dei bottoni nel momento in cui il Paese è chiamato alla campagna vaccinale di massa e a prendere i finanziamenti del Recovery Fund. E’ per questo che la posizione del Capitano adesso crea imbarazzo soprattutto a lui, a Giancarlo Giorgetti, ministro dello sviluppo economico.
Il quale però prima o poi dovrà decidere se restare sempre in silenzio oppure dire che Matteo Salvini non ha il crisma dell’infallibilità papale. Oppure nella Lega è vietato criticare il Capitano?
Sottosegretario alla presidenza del consiglio del primo Governo Conte, ora ministro dello sviluppo. L’uomo di Governo della Lega è lui. Ma non può continuare a farsi smentire da Matteo Salvini facendo finta di nulla.
Stretto al Governo.
BEPPE GRILLO
Il silenzio imbarazzato della maggior parte degli esponenti del Movimento Cinque Stelle a distanza di giorni dovrebbe consigliare a Beppe Grillo un passo indietro da garante del Movimento che lui stesso ha fondato. Uscendo da quella scena politica nella quale è da anni. Come protagonista.
È stato lui a dicembre a spingere il Movimento a sostenere il Governo di Mario Draghi. E’ stato lui, nell’estate del 2019, a favorire l’accordo con il Pd per il Conte bis. Insomma, Beppe Grillo è il capo del Movimento che ha la maggioranza relativa in entrambi i rami parlamentari. Nessuno discute sulla difficoltà del padre, ma la sfera politica è un’altra cosa.
E Beppe Grillo ha fatto un clamoroso autogol, soprattutto per uno che sulla comunicazione ha puntato tutto da sempre. Nel Movimento è diventato un peso. E neppure ha ritenuto opportuno un video di scuse.
Fuorigioco.