Top e Flop, i protagonisti del giorno: 25 febbraio 2021

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

NICOLA ZINGARETTI

Il segretario del Pd è riuscito a piazzare il fedelissimo assessore regionale alla Programmazione Economica Alessandra Sartore come sottosegretario al Mef, il ministero dell’Economia e Finanza. Il più importante, il più strategico, il più pesante, quello alla guida del quale il premier Mario Draghi ha voluto Daniele Franco, il numero uno dei tecnici prestati alla politica. Viceministro del Mef è Laura Castelli, del Movimento Cinque Stelle. E tra gli altri sottosegretari c’è Claudio Durigon, tra i pretoriani di Matteo Salvini. Insomma, una specie di consiglio di guerra. (Leggi qui Il trionfo di Ilaria: al Governo con Durigon).

Nicola Zingaretti (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Nicola Zingaretti ha capito che è in quel Ministero che si gioca la partita vera, anzi la madre di tutte le partite. Perché è da lì che verranno definiti investimenti e progetti di rilancio. E allora ha voluto come sottosegretario Alessandra Sartore: brava, competente, lucida, con una visione politica oltre che economica.

E poi è il segnale che il capo del Partito Democratico, cioè Nicola Zingaretti, in questo Governo vuole starci da protagonista. Per poi candidarsi lui stesso a Palazzo Chigi.

La voce del padrone.

CLAUDIO DURIGON

Nella stessa legislatura prima sottosegretario al Ministero del Lavoro (mister Quota 100 è lui) e poi addirittura al Mef. In quello che, come abbiamo scritto prima, è una specie di consiglio di guerra. (Leggi qui Il trionfo di Ilaria: al Governo con Durigon).

Al Ministero del Lavoro c’è stato il veto del “titolare”, vale a dire Andrea Orlando. A quel punto Matteo Salvini ha trasformato la difficoltà in risorsa, indicando Durigon per il piano superiore. Quello dove si trovano Economia e Finanza. Ed è riuscito a raggiungere l’obiettivo.

Claudio Durigon con Matteo Salvini. (Foto Benvegnù Guaitoli / Imagoeconomica)

Dunque Claudio Durigon torna al Governo, passando dall’esecutivo più “rivoluzionario” della storia della Repubblica (Cinque Stelle e Lega) a quello più conservatore, europeista e atlantista che nemmeno De Gasperi. Segno del ruolo fondamentale e centrale che ricopre nella Lega e della considerazione che Matteo Salvini nutre per lui.

Durigon è anche coordinatore regionale della Lega nel Lazio e in pole position per una candidatura alla presidenza della Regione. E la legislatura non è ancora finita.

E chi lo ferma più?

ILARIA FONTANA

Sottosegretario alla Transizione Ecologica. Probabilmente la nomina di Ilaria Fontana è la sorpresa più grande dell’intera squadra del Governo in questa fase. Soprattutto se la situazione viene analizzata nella prospettiva del Movimento Cinque Stelle. (Leggi qui Il trionfo di Ilaria: al Governo con Durigon).

Proviamo a mettere in fila i fatti. Beppe Grillo sblocca la situazione del sì dei pentastellati al Governo di Mario Draghi proprio proponendo ed ottenendo la costituzione del Ministero alla Transizione Ecologica. E’ su questa novità che viene formulato il quesito votato sulla piattaforma Rousseau, quello che ha spaccato il Movimento e cambiato per sempre gli equilibri interni.

Ilaria Fontana (Foto: Alessia Mastropietro / Imagoeconomica)

Poche ore dopo nella delegazione dei Cinque Stelle che andrà ad incontrare Draghi si nota Ilaria Fontana, eletta deputata nel collegio maggioritario della Camera Cassino. E’ con Vito Crimi, il capo politico, l’uomo probabilmente decisivo in quello che sarà l’ultimo atto del passaggio da una fase all’altra. Cioè la guida politica attribuita a Giuseppe Conte.

Ma torniamo ad Ilaria Fontana: una scalata silenziosa e inesorabile. Le nomine dei sottosegretari dei Cinque Stelle hanno ulteriormente ribaltato il Movimento. E lei, Ilaria Fontana, è in cima. Con Beppe Grillo, con Vito Crimi, con Giuseppe Conte.

Soprasegretario.

FLOP

LUCA FRUSONE

Scavalcato (a sportellate) nelle gerarchie territoriali del Movimento Cinque Stelle. Luca Frusone è al suo secondo mandato da parlamentare e per la terza volta in questa legislatura è stato in corsa per la nomina a sottosegretario. Stavolta si parlava della Difesa. Ma è rimasto ancora una volta al palo, pagando probabilmente la fedeltà a quel Luigi Di Maio che ormai può soltanto difendere il suo ruolo di ministro degli Esteri. In più dovrà metabolizzare l’irresistibile ascesa di Ilaria Fontana, che già in partenza aveva mandato un segnale forte. Essendo stata eletta nel maggioritario e non nel proporzionale. (Leggi qui Il trionfo di Ilaria: al Governo con Durigon).

Luca Frusone © Imagoeconomica / Daniele Scudieri

A questo punto per Luca Frusone la situazione si complica anche sul versante della candidatura. Ammesso che venga abolito il limite dei due mandati all’interno dei Cinque Stelle. In ogni caso, con 345 seggi in meno e con Ilaria Fontana sottosegretario, per le candidature non sarà più Frusone ad avere la prima parola.

E’ come per la Roma veder vincere lo scudetto alla Lazio. O viceversa.

L’ora del rosicamento.

CLAUDIO FAZZONE

A distanza di pochi giorni arriva il secondo potente ruggito politico di Antonio Tajani. Dopo la nomina a coordinatore nazionale di Forza Italia, l’ex presidente del Parlamento europeo mette a segno un colpo forte e chiaro. La nomina di Francesco Battistoni sottosegretario all’Agricoltura ha il marchio di fabbrica di Tajani. (Leggi qui Il trionfo di Ilaria: al Governo con Durigon).

R rappresenta molte cose: un riconoscimento alla fedeltà di Battistoni, ma pure un segnale a quella Ciociaria che Tajani ritiene un po’ ingrata. E’ chiaro che a questo punto il senatore Claudio Fazzone, coordinatore regionale del Partito, deve cominciare a stare in guarda.

Claudio Fazzone

Nubi fosche si addensano all’orizzonte, con Tajani che potrebbe mettere in discussione il ruolo di coordinatore regionale del Lazio e anche quello di commissario provinciale del partito in Ciociaria.

Certo è che l’uno-due di Antonio Tajani oggettivamente fa suonare l’allarme nell’area di Claudio Fazzone.

Sotto assedio.

MARIO ABBRUZZESE

Nello stesso giorno le nomine come sottosegretari di Ilaria Fontana (Cinque Stelle) e Francesco Battistoni (Forza Italia). Nemmeno nel peggiore degli incubi Mario Abbruzzese poteva immaginare uno scenario del genere. Degno, contemporaneamente, di un giallo di Dario Argento o di una commedia di Carlo Verdone. Magari con un cambiamento di titolo: Un sacco brutto. A dimostrazione che non c’è fine al peggio. Mai. (Leggi qui Il trionfo di Ilaria: al Governo con Durigon).

Ilaria Fontana ha battuto Mario Abbruzzese nel testa a testa del 4 marzo 2018. E lo ha battuto in casa sua, nel cassinate (la Fontana è di Frosinone). Da quella sconfitta politica è iniziato il ridimensionamento di Mario Abbruzzese.

Mario Abbruzzese. (Foto: Alessia Mastropietro / Imagoeconomica)

Ma ancora più beffarda è la nomina di Francesco Battistoni. Fedelissimo di Tajani. Dopo che per tanti anni il fedelissimo dei fedelissimi di Tajani era stato proprio Mario Abbruzzese. Fra l’altro alla Regione Lazio Mario Abbruzzese (allora presidente del consiglio della Pisana) aveva incrociato già Francesco Battistoni. L’antipatia epidermica è stata a prima vista. Un doppio colpo pesantissimo.

Un pomeriggio di un giorno da cani.