Top e Flop, i protagonisti del giorno: 25 giugno 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

MAURO BUSCHINI

Mauro Buschini

In sede di commissione Trasparenza della Regione Lazio (quella che ha voluto lui) ha raccontato la sua verità sui fatti del concorso di Allumiere e della ormai celebre graduatoria. (Leggi qui Concorsopoli in Trasparenza: Buschini ci mette la faccia).

Lo ha fatto ricostruendo tutti i passaggi formali, sostanziali e procedurali. Ribadendo in più di un’occasione che nessuno di quei passaggi è stato contestato sul profilo della legittimità. Poi però ha pure aggiunto che ha ritenuto opportuno dimettersi da presidente del consiglio regionale pur non dovendo farlo per forza. Ed è stato questo il massimo atto di trasparenza preventivo che potesse fare.

A pensarci bene non lo fanno in molti. Anzi, quasi nessuno. Tanto è vero che tutti gli altri membri dell’ufficio di presidenza (che hanno votato quella determina) sono rimasti al loro posto. In questi mesi Mauro Buschini ha avuto anche la pazienza di recuperare il rapporto con Nicola Zingaretti. Ha dimostrato nervi saldi e capacità di reagire. Ma soprattutto ha dimostrato che quella per la politica è una passione. Nella buona e nella cattiva sorte.

Schiena dritta.

MASSIMO RUSPANDINI

Il senatore e commissario provinciale di Fratelli d’Italia è andato all’Asi per “benedire” l’operazione del Consorzio industriale regionale unico, dando atto a Francesco De Angelis dell’ottimo lavoro svolto, perché il  nuovo ente rappresenterà la più grande occasione di riscatto per questo territorio. (Leggi qui L’asse Pd – Lega genera la più grande occasione di ripartenza per il Lazio).

Non è andato da solo. Con lui i sindaci del Partito di Giorgia Meloni in Ciociaria: Roberto Caligiore (Ceccano), Lucio Fiordalisio (Patrica) e Piero Sementilli (Ripi).

Non è semplice per un esponente di Fratelli d’Italia rendere omaggio al leader storico del Pci-Pds-Ds-Pd Francesco De Angelis. Con il quale c’era anche il presidente del Cosilam Marco Delle Cese.

Non era semplice considerando le contrapposizioni che ci sono state nel recente passato, proprio sul ruolo del Consorzio Asi. Ma soltanto gli imbecilli non cambiano idea.

Inoltre Massimo Ruspandini ha pure voluto “marcare” la Lega, che aveva fatto visita all’Asi qualche giorno fa. Per far capire che pure lui sa giocare in maniera trasversale.

Tignoso.

GABRIELE PICANO

Gabriele Picano con il suo difensore Mario Di Sora

Con stoica rassegnazione ha sopportato anni di indagini sul suo periodo da presidente della società Aeroporti di Frosinone. Lo accusavano di avere sperperato soldi dei cittadini: perché la Procura ne era certa, l’aeroporto a Frosinone non si poteva fare.

Una sentenza il 12 gennaio scorso ha stabilito il contrario: si poteva e anzi si doveva fare. Al punto che c’era stata una legge regionale a disporre di effettuare tutto ciò che era necessario. (Leggi qui L’aeroporto si doveva fare: assolti D’Amico e Picano).

Ora però si rasenta la beffa. Il presidente del Consiglio provinciale di Frosinone Daniele Maura ha diffuso nelle ore scorse un documento con il quale si sollecita l’ente Provincia a sostenere il progetto per la realizzazione dell’Aeroporto a Frosinone.

Perché beffa? Perché l’ente Provincia di Frosinone di cui Daniele Maura è presidente d’Aula, nel recente passato si era costituito Parte Civile nel procedimento contro Gabriele Picano. Gli chiedevano i danni per avere presieduto una società aeroportuale quando era chiaro che lo scalo non si poteva fare.

In pratica: quando Picano era sotto processo la Provincia diceva che l’aeroporto non si poteva fare e chiedeva i danni; ora che Picano è stato assolto, la stessa Provincia sollecita la realizzazione del progetto.

Nel frattempo, nessuno che abbia chiesto scusa a Gabriele Picano. Men che meno Maura: che è suo collega di Partito.

La pazienza di Gabriele

FLOP

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte e Beppe Grillo (Foto: Paolo Cerroni / Imagoeconomica)

Tutti gli addetti ai lavori più informati continuano a scrivere che l’ex premier sta pensando di lasciare i Cinque Stelle. In queste ore il quotidiano La Repubblica titola “Conte: Con il M5S è finita“. In realtà la vera notizia è che ci abbia messo tutto questo tempo per farlo. (Leggi qui Te li do io i Cinque Stelle. Grillo umilia Conte. E ora cambia tutto).

Beppe Grillo lo ha politicamente umiliato, prima davanti ai parlamentari e poi nelle dichiarazioni pubbliche. Facendogli capire che se vuole essere il capo politico dei Cinque Stelle deve prendere ordini dal garante, cioè da Beppe Grillo stesso. Un po’ come quando, da presidente del consiglio, aspettava di capire quale linea mettessero in campo i vicepremier Luigi Di Maio (Cinque Stelle) e Matteo Salvini (Lega).

La verità è che Giuseppe Conte non ha capito la lezione: il tallone di Achille è rappresentato dal fatto che non è stato eletto da nessuno e che con i Cinque Stelle lui non c’entra davvero nulla. Circostanze irripetibili gli hanno consentito di giurare due volte da presidente del consiglio. Ma non ha il “fisico” per poter competere con uno come Beppe Grillo, che in ogni caso è il fondatore dei Cinque Stelle.

Dopo le dichiarazioni dell’ex comico (“sono il garante, non sono un coglione”) doveva andarsene immediatamente.

Pensavo fosse amore invece era un calesse.

ROBERTO GUALTIERI

Il ministro Roberto Gualtieri

A meno di clamorosi colpi di scena al ballottaggio arriverà sicuramente. Ma il problema non è questo. Il problema è costruire le condizioni per poi provare a vincere le elezioni comunali per il Campidoglio.

Perché sicuramente – stando ai sondaggi – arriverà da secondo, dietro Enrico Michetti (centrodestra). Per fare questo Roberto Gualtieri sta cercando di non irretire troppo Virginia Raggi (Cinque Stelle) e provando a ricucire con Carlo Calenda (Azione).

Ma non può essere questa la strada. Perché al ballottaggio il 95% dei candidati al consiglio comunale delle varie liste non avrà alcuna possibilità di essere eletto. E soprattutto in una metropoli come Roma conterà solo il voto di opinione. Nessuno, men che meno Virginia Raggi e Carlo Calenda, potranno controllare nulla al secondo turno. Gualtieri dovrebbe rivolgersi agli elettori e magari affondare di più il colpo sull’emergenza rifiuti e su tutto il resto.

Troppi calcoli e poca avventura.

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