Top e Flop, i protagonisti del giorno: 26 marzo 2021

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

DARIO FRANCESCHINI

Come in un mondiale. Nella semifinale di Messico ’70: Italia-Germania 4-3. Oppure nella finalissima di Spagna ’82: Italia-Germania 3-1. Solo che stavolta la partita si è giocata nel campo della Cultura. Con i tedeschi che hanno attaccato frontalmente Dante Alighieri, il Sommo Poeta.

Dario Franceschini

È accaduto sulle pagine del quotidiano Frankfurter Rundschau durante i festeggiamenti per il 700esimo anniversario della morte dell’Alighieri. Il fondatore della testata e traduttore Arno Widmann ha sottolineato “il piacere di giudicare e condannare” dell’autore fiorentino. Affermando: “L’amoralità di Shakespeare, la sua descrizione di ciò che è, ci sembra anni luce più moderno dello sforzo di Dante di avere un’opinione su tutto, di trascinare tutto davanti al giudizio della sua morale. Tutta questa gigantesca opera è lì solo per permettere al poeta di anticipare il Giudizio Universale, di fare il lavoro di Dio” e di dividere il buono dal cattivo.

Ma ci si rende conto della straordinarietà di un’opera come la Divina Commedia? Una “summa” letteraria, poetica, filosofica, religiosa, politica. Dante aveva un’opinione su tutto. E non la nascondeva. Condannava, assolveva, elevava a… riveder le stelle. Era un magnanimo fazioso, come lui stesso amava definirsi. Una polemica quindi gratuita e anche invidiosa.

Il ministro della Cultura Dario Franceschini (sentendosi un po’ Gianni Rivera e un po’ Paolo Rossi) ha voluto replicare alle parole del quotidiano tedesco con un tweet, che cita un famoso verso dantesco tratto dall’Inferno: “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa”. Risposta eccezionale.

Fatti non foste a viver come bruti.

ALESSIO D’AMATO

Dicono che quando glielo hanno comunicato abbia avuto due reazioni a pochissimi minuti di distanza l’una dall’altra. All’inizio Alessio D’Amato, assessore regionale alla Sanità, non voleva crederci. Poi l’incredulità ha lasciato spazio all’ira.

ALESSIO D’AMATO. FOTO: CARLO LANNUTTI / IMAGOECONOMICA

Ha tuonato D’Amato: “E’ assurdo che siano state portate le persone sgombrate da Castel Romano presso una struttura che viene utilizzata per l’emergenza Covid a totale carico del Servizio sanitario regionale e senza che la Regione e la Asl competente sappiano alcunché”. Il riferimento è ai nomadi, spostati nella struttura sanitaria per volontà della sindaca di Roma Virginia Raggi.

D’Amato ha spiegato: “A questo va posto immediato rimedio poiché la struttura è destinata per isolamenti e quarantene Covid e non può essere utilizzata per altre finalità. All’interno ci sono anche persone positive in isolamento. Le modalità di invio alla struttura devono esser fatte dal Servizio sanitario regionale attraverso la centrale operativa Coa che non ha autorizzato. Vi è stato un totale abuso da parte del Comune di Roma nell’inviare queste persone presso questa struttura senza il parere della Asl competente. Ora deve essere immediatamente liberata e destinata alla sua funzione. Chiedo al Sindaco di rimediare immediatamente a questa grave e incresciosa situazione che si è venuta a creare e che mette a repentaglio la salute delle persone e priva di fatto la città di una struttura per l’emergenza Covid”.

Ed è partita la diffida.

Massiccio e incazzato.

MAURO BUSCHINI

La Regione Lazio ha scelto da tempo la linea del basso profilo: niente politica sulla Sanità. Niente fanfare allora e niente conferenze stampa per un annuncio che la provincia di Frosinone attendeva da decenni. L’ospedale Fabrizio Spaziani diventerà Dea di II Livello con tutti i servizi di emergenza che oggi sono disponibili soltanto a Roma. L’elevazione avverrà subito dopo la fine dell’emergenza Covid. (Leggi qui Regione: “Dea di II livello per l’ospedale di Frosinone”).

Mauro Buschini (Foto: Paola Onofri / Imagoeconomica)

Il presidente del Consiglio Regionale del Lazio Mauro Buschini ha scelto lo studio di A Porte Aperte su Teleuniverso per annunciare la svolta. Spiegando che la scelta è maturata sia per le esigenze sanitarie del territorio e sia perché Frosinone “ha dimostrato di avere una Sanità efficiente, preparata, moderna. Che sta affrontando in maniera ammirevole l’emergenza Covid”.

È un doppio riconoscimento: all’impegno dei medici ed a quello della manager Pierpaola D’Alessandro che in questi mesi ha organizzato in maniera militare la macchina delle vaccinazioni.

Il Dea consentirà di salvare molte vite evitando i trasferimenti a Roma per i casi più disperati. Alzerà il livello delle prestazioni sanitarie per tutto il territorio. Il tutto, annunciato senza fanfare.

Dritto al sodo

FLOP

 VIRGINIA RAGGI

Ormai è tutto chiaro. La sindaca di Roma ha un obiettivo: sabotare l’accordo tra Pd e Cinque Stelle, indebolire i due partiti e recitare ogni sera la famosa frase “dopo di me il diluvio”.

Non si spiega altrimenti la decisione di trasferire i nomadi in una struttura allestita come centro Covid. La sindaca sta facendo di tutto per cercare di far saltare l’intesa tra Pd e pentastellati, culminata con la nomina ad assessore regionali del Lazio di Roberta Lombardi e Valentina Corrado.

Nicola Zingaretti e Virginia Raggi (Foto: Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica)

Ma tutto questo perché? Semplice: perché lei non potrà vincere nuovamente le comunali di Roma. Gli obiettivi sono due. Uno è Nicola Zingaretti, ex segretario Dem e Governatore del Lazio, che da sempre sbarra la strada alla conferma della Raggi. L’altro è Giuseppe Conte, leader in pectore del Movimento Cinque Stelle che verrà.

Non è neppure casuale che l’uscita della Raggi sia avvenuta nel giorno dell’incontro tra Giuseppe Conte e Enrico Letta, neo segretario Democrat. Veramente Virginia Raggi pensa che la politica italiana giri attorno a lei? Probabilmente sì, altrimenti non potrebbe mettersi di traverso su tutto. Però in questo modo è sempre più isolata. Perfino all’interno dei Cinque Stelle.

Ma i nomadi in una struttura Covid supera ogni precedente presa di posizione.

In lockdown.

DEBORA SERRACCHIANI

Nel giorno in cui Simona Malpezzi viene eletta capogruppo del Pd al Senato (con il via libera anche del “ribelle” Andrea Marcucci), alla Camera l’opzione Debora Serracchiani rallenta.

E a fine giornata politica l’attuale capogruppo Graziano Delrio dice: “Sono grato a Debora Serracchiani e a Marianna Madia per la loro disponibilità a diventare capogruppo alla Camera del Pd. Apriremo il seggio martedì”.

Debora Serracchiani (Foto: Sara Minelli / Imagoeconomica)

La disponibilità in realtà c’era anche prima. E le favorite restano loro. Ma è evidente che si sono registrate delle frizioni, per molti versi inaspettate considerando l’imprimatur di Enrico Letta e il via libera a Palazzo Madama. Debora Serracchaini rappresenta un pezzo di storia del Pd. Inoltre ha un’esperienza enorme, politica ed amministrativa.

La realtà è che avrebbe dovuto essere già lei la capogruppo a Montecitorio. Magari lo sarà lo stesso, ma non con quell’entusiasmo e quello slancio che sembravano scontati. Invece non è stato così e la Serracchiani dovrebbe cominciare a riflettere sul perché nel Partito Democratico in fondo non riesce mai a sfondare.

Ridimensionata.