Top e Flop, i protagonisti del giorno: 27 maggio 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

GIOVANNI ACAMPORA

Il presidente della Camera di Commercio di Latina si conferma uomo di mediazione e di potere. L’incontro con il commissario del Consorzio industriale regionale unico Francesco De Angelis sta lì a dimostrare che Giovanni Acampora guarda ad un mercato ampio, quello del Lazio. In termini economici, industriali e produttivi.

Anticipando anche la classe politica, che ancora non ha ben compreso come il taglio di 345 seggi parlamentari ha già comportato una rivisitazione dei collegi che ridurrà posti e spazi, ma che darà al Basso Lazio una forza enorme sul piano della rappresentanza.

Inoltre, nel documento stilato unitariamente tra Camera di Commercio e Consorzio industriale si fa riferimento alla necessità di una digitalizzazione. E’ il settore più importante del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Acampora dimostra di avere il controllo assoluto della situazione.

Robusto.

DANIELE NATALIA

Daniele Natalia (Foto: Massimo Iachetta)

È successo questo: nella seduta del Consiglio regionale, raccogliendo la richiesta dell’Amministrazione Comunale di Anagni, Fratelli d’Italia, tramite il consigliere Giancarlo Righini, ha presentato una mozione per la riapertura immediata dell’ospedale della città dei Papi. 17 sono stati i favorevoli, 8 gli astenuti ed i contrari.

Ma, nonostante il voto positivo, la mancanza del numero legale in aula ha impedito l’approvazione della mozione. In aula mancavano anche tre consiglieri regionali eletti in Ciociaria: Mauro Buschini, Sara Battisti (Pd) e Pasquale Ciacciarelli (Lega).

Daniele Natalia, sindaco di Anagni, ha tuonato: “La mancanza del numero legale ha impedito di riaprire l’ospedale della nostra città. Nel corso degli ultimi mesi i contatti tra la nostra Amministrazione e la Asl Frosinone, anche a fronte della questione vaccini da affrontare congiuntamente, si sono rafforzati. A restare sempre sorda alle nostre richieste è stata la Regione Lazio. Non tanto il voto in aula ma le assenze hanno condizionato la riapertura del nostro ospedale, e questo mi fa pensare che, in fondo, il problema con l’ospedale di Anagni sia di natura politica e che quella dei costi sia in sostanza una scusa”.

Ringrazio l’onorevole Righini per essersi fatto portavoce delle istanze di 80.000 cittadini che chiedono solo di poter godere del loro diritto alla salute ma, contemporaneamente invito i tre Consiglieri ciociari assenti, a riflettere su quanto pesante e negativo sia stato questo loro gesto. Non esistono cittadini di serie A e di serie B, così come non vi sono zone della Provincia che hanno più diritti di altre”.

La mozione non avrebbe certo fatto riaprire l’ospedale, ma Natalia ha colto l’attimo politico. Caratterizzandosi come sindaco e attaccando avversari (Buschini e Battisti) e alleati (Ciacciarelli).

Cinico e determinato.

FLOP

PAOLA TAVERNA

Paola Taverna, Roberta Lombardi, Luigi Di Maio (Foto: Imagoeconomica, Benvegnu’ Guaitoli)

Cosa fa il Movimento Cinque Stelle quando è in difficoltà e non riesce a cavare un ragno dal buco da quelle che sono le vere emergenze e priorità del Paese? Rispolvera le battaglie ideologiche, quelle dei vitalizi innanzitutto.

E allora Paola Taverna ha annunciato, magno cum gaudio, “che è stata appena depositata una mozione a firma M5s, Pd e Leu per discutere domattina sul tema dei vitalizi”.  Spiegando: “Bisogna rimettere mano alla delibera per poter ripristinare una situazione di equità degna del Senato. L’impegno fa leva sui principi della legge Severino”.

Poi ha pure detto che il Parlamento non è una scatoletta di tonno, ma un bunker antiatomico e che serviranno 20 anni per scardinarlo. La solita retorica pentastellata, demagogica e rivolta ad un Paese stremato da quindici mesi di pandemia.

Ma il fatto è che i Cinque Stelle questo Paese lo stanno governando dal 2018. E se non fosse arrivato il Governo di Mario Draghi, sulle vaccinazioni e sul Recovery Fund staremmo a carissimo amico. Il Governo Conte aveva fatto ben poco. Il fallimento dei Cinque Stelle al Governo è già sui libri di storia. Ma loro insistono con la demagogia a costo zero. Rispolverando il tema dei vitalizi.

Armi di distrazione di massa.

GIANCARLO GIORGETTI

Giancarlo Giorgetti (Foto: Imagoeconomica, Benvegnu’ Guaitoli)

Il  caso Alitalia va verso la soluzione. Ma come? Il ministro dello sviluppo economico Giancarlo Giorgetti (Cardinale Richelieu della Lega di Matteo Salvini) non è riuscito però ad aprire una breccia nel muro alzato dalla commissaria europea.

Nella nota di Palazzo Berlaymont si legge: “La Commissione e le autorità italiane hanno raggiunto un’intesa comune sui parametri chiave per garantire la discontinuità economica tra Ita e Alitalia. I contatti continueranno ora a pieno ritmo a livello tecnico. E’ stato compiuto un passo importante verso la soluzione del problema”.

Le condizioni però non sono semplici da ingoiare per il governo e decisamente al ribasso: drastici tagli del personale, flotta più che dimezzata e altri parametri per garantire la discontinuità tra Alitalia e la newco Ita.

Ha scritto l’Huffington Post: “Il primo punto che Giorgetti ha dovuto garantire con la Commissione è la discontinuità tra la nuova compagnia e il vecchio marchio Alitalia, che andrà a gara nel giro di due mesi, si apprende. In sostanza, il tempo di preparare le gare, ma prima un soggetto indipendente dovrà determinarne il prezzo. La stessa Ita, dice il ministro incontrando i giornalisti al Parlamento Europeo dopo un incontro con il presidente David Sassoli, “potrà partecipare alla gara” per recuperare il marchio. E anche per avere la maggioranza dell’handling – cosa che finora registrava la contrarietà della Commissione Europea – ma non della manutenzione, dove già ora è minoranza. E inoltre non ci sarà un trasferimento della base clienti del programma fedeltà, evidenziando che i bandi dovranno essere concorrenziali, trasparenti e aperti”.

Quanto al personale, il nuovo vettore non potrà avere più di 5mila dipendenti, meno della metà degli attuali, e dai 55 ai 60 aerei, meno della metà della flotta attuale. Il personale potrà essere pescato anche da fuori Alitalia, non dovrà esserci un travaso automatico dalla vecchia alla nuova compagnia. Insomma, si va verso la soluzione. Ma da un prezzo altissimo per il Governo italiano.

Respinto con (molte) perdite.