Top e Flop, i protagonisti del giorno: 29 gennaio 2021

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

MATTEO RENZI

Con il 3% nei sondaggi sta dominando la scena politica da mesi. Oggi ha ricevuto la telefonata del premier dimissionario Giuseppe Conte trenta minuti prima di salire al Quirinale. E Conte voleva sapere soltanto una cosa: se Renzi avesse messo il veto sul reincarico. Maggiore dimostrazione di debolezza politica il presidente del consiglio non poteva dare.

Matteo Renzi (Foto: Imagoeconomica, Paolo Lo Debole)

A quel punto Matteo Renzi ha inanellato una serie di passaggi importantissimi. Ha aperto la strada ad un mandato esplorativo prima dell’incarico vero e proprio. Non ha chiuso a Giuseppe Conte, ma ha fatto capire che occorre più tempo. E che comunque non è la sola ipotesi sul tappeto.

Poi ha lanciato l’idea di un ticket da favola composto da Mario Draghi e Paolo Gentiloni. Quindi davanti ai microfoni ha “sfidato” Conte, Pd e Cinque Stelle. Chiedendo a tutti di uscire allo scoperto e comunicare ad Italia Viva se intendono continuare il percorso insieme.

Sa che senza di lui non si va da nessuna parte, anche se dovessero essere trovati i numeri in aula, che comunque non ci sono. Infine, sta sbarrando la strada alla strategia del Partito Democratico di fare una un’alleanza stabile con il Movimento Cinque Stelle.

Immarcabile.

ROBERTO FICO

Il presidente della Camera è lanciatissimo verso l’incarico di un mandato esplorativo. Il precedente non è benaugurante. Fico ebbe lo stesso ruolo subito dopo le elezioni del 4 marzo 2018. (Leggi qui E se ne venisse fuori un Governo proprio Fico?).

Roberto Fico (Foto: Alessandro Di Meo via Imagoeconomica)

Mentre stava cercando di arrivare ad un’alleanza tra Pd e Movimento Cinque Stelle, l’allora segretario nazionale dei Democrat Matteo Renzi andò a Che Tempo che fa di Fabio Fazio a mandare all’aria quel progetto. Dopo qualche settimana i Cinque Stelle siglarono un’intesa con la Lega di Matteo Salvini.

Adesso però il contesto è diverso e Roberto Fico ha due opzioni davanti: quella del regista (mandato esplorativo) o quella del centravanti (incarico da premier). Questo perché gli schieramenti sono definiti e non sembra esserci alternativa ad un’alleanza tra Pd, Cinque Stelle, Leu e Italia Viva.

Soprattutto Italia Viva. Roberto Fico incarna da sempre l’ala più a sinistra dei pentastellati e perfino Renzi non lo vedrebbe male. Il mandato esplorativo lo metterebbe al centro della scena.

Punto di equilibrio.

FLOP

LUIGI VITALI

Si è addormentato “contiano”, costruttore, responsabile e volenteroso, si è svegliato sovranista, berlusconiano d’assalto e responsabilmente nel Partito che aveva lasciato qualche ora prima.

Luigi Vitali e Antonio Tajani (Foto: Rocco Pettini / Imagoeconomica)

Luigi Vitali, senatore di Forza Italia, aveva deciso di aderire al gruppo degli Europeisti. Poi però ha ammesso alla luce del sole: «Mi hanno chiamato Silvio Berlusconi e Matteo Salvini». Aggiungendo:  «Ho sbagliato e lo riconosco». Però pochissime ore prima aveva affermato: «In tutte le riunioni del gruppo di Forza Italia ho espresso le mie perplessità sulla presa di posizione del centrodestra e degli azzurri perché questo non è il momento di tornare alle urne. Al di là del rapporto personale con il Cavaliere e di un’amicizia con il presidente dei senatori Anna Maria Bernini è finita la liason con la classe dirigente azzurra». (leggi qui Il ‘responsabile’ Vitali accusa Tajani: “Mi ha preso a calci”).

Quindi la decisione di diventare costruttore e responsabile, chiamando Giuseppe Conte. Ma l’offensiva telefonica del Capitano della Lega e del Cavaliere “azzurro” ha sgretolato le certezze appena acquisite.

Di buono c’è che Luigi Vitali non si è nascosto e ha ammesso di essersi sbagliato. Passando da una parte all’altra ad una velocità supersonica. L’Italia è il Paese del trasformismo, dei cambi di casacca, dei responsabili a corrente alternata. Nessuno si meraviglia. Soltanto però che in questo caso si è tornati al punto di partenza, come se nulla fosse.

Responsabile volenteroso per una notte.

AMADEUS

Il ministro della cultura Dario Franceschini è stato categorico su Twitter: “Il Teatro Ariston di Sanremo è un teatro come tutti gli altri e quindi,  il pubblico, pagante, gratuito o di figuranti, potrà tornare solo quando le norme lo consentiranno per tutti i teatri e cinema. Speriamo il prima possibile”.

Parole che hanno cambiato completamente lo scenario, visto che sia Fiorello che Amadeus avevano dichiarato che senza pubblico era impossibile fare il Festival.

Amadeus (Foto: Imagoeconomica / Livio Anticoli)

Gli esperti del Comitato tecnico scientifico hanno ribadito le proprie perplessità sulla possibilità di far svolgere il festival di Sanremo con la presenza del pubblico, seppur composto da figuranti.  Amadeus sarebbe pronto a rimettere il suo mandato di direttore artistico e conduttore del festival di Sanremo  Secondo voci insistenti raccolte dall’Adnkronos  il conduttore starebbe valutando il “gran rifiuto”.

Franceschini ha aggiunto: “Io sono il primo a sperare che l’andamento dei contagi consenta di riaprire al più presto i teatri con le misure di sicurezza necessarie e sto lavorando per questo. Ma le regole vigenti valgono per tutti, dallo spettacolo più grande al teatro più piccolo”. E ha ragione. Ma Amadeus non pare intenzionato a cambiare posizione.

Però, di cosa stiamo parlando? In piena pandemia e nel mezzo di una complicatissima campagna vaccinale, il Festival di Sanremo deve essere esentato dal rispetto delle regole? E perché? Perché lo dice Amadeus? Siamo seri.

Stonatissimo.