Top e Flop, i protagonisti del giorno: 29 giugno 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

NICOLA ZINGARETTI

Nicola Zingaretti (Foto: Vincenzo Livieri / Imagoeconomica)

La presa di posizione con la quale ha motivato il perché dell’ordinanza di proroga di quindici giorni per il conferimento dei rifiuti romani a Viterbo evidenzia una carica politica mai vista prima. Neppure quando è stato segretario del Pd.

Nicola Zingaretti ha voluto sottolineare di avere ancora una volta “salvato” la Capitale da un’emergenza senza fine, con mucchi di immondizia nelle strade e con rischi igienico – sanitari. Ha detto senza mezzi termini che per i romani si sta configurando anche la beffa di un aumento della tariffa dei rifiuti.

E infine ha annunciato di voler proseguire lungo la strada della nomina di un commissario. Non solo: Zingaretti ha anche dichiarato che a Roma è possibile prevedere meno tasse e niente rifiuti per strada. In sostanza il presidente della Regione Lazio è entrato in campagna elettorale con tutto il suo peso. Volendo far capire che non intende dimenticare la “trappola” ordita ai suoi danni dalla stessa Virginia Raggi e da Giuseppe Conte.

Libero da cariche che gli imponevano il politichese, Nicola Zingaretti è il vero valore aggiunto dei Democrat in questo momento.

Toro scatenato.

LUCIO MIGLIORELLI

Lucio Migliorelli

Da settimane il presidente della Saf ripete che non c’è alternativa alla proroga. E oggi, puntuale, è arrivata la proroga di un mese per il conferimento dei rifiuti prodotti in provincia di Frosinone nelle discariche di Viterbo e Civitavecchia. Con una novità per nulla di secondo piano. Vale a dire che il quantitativo aumenta fino a 240 tonnellate al giorno, 100 in più rispetto a quello attuale. E si tratta di una parte dei rifiuti di Roma, che quindi saranno trattati nell’impianto di Colfelice prima di essere poi mandati a Viterbo e Civitavecchia.

In questo modo Lucio Migliorelli ha raggiunto due obiettivi. Il primo è operativo: con queste quantità Colfelice lavora secondo i suoi standard, visto che con i soli rifiuti di Frosinone resta sottodimensionato. Il secondo è politico, perché  così va a “credito” nei confronti di tutti i livelli superiori (Ministero, Regione, Prefettura di Roma) che stanno cercando di risolvere il problema dell’immondizia romana.

Lucio Migliorelli non parla molto. Ma il risultato lo centra sempre.

Il risolutore.

SARA BATTISTI

Sara Battisti ed Enzo Salera

Ha preso il toro per le corna. Ancora una volta. E lo ha portato dove voleva lei. Sara Battisti ha indicato al Pd di Cassino la strada che da due anni rifiutava di imboccare: quella del dialogo che porta all’unità. Ha organizzato una tavola rotonda di profilo regionale, nel cuore della città. E tra i protagonisti ha messo Sarah Grieco, l’ex Consigliere con il quale il Partito in città ha interrotto i contatti. (Leggi qui Nel nome di Sarah, via alla pacificazione nel Pd).

Non è stato un gesto di rottura. Ma di unione. Per ricordare che unità non è unanimità; che la dialettica è l’anima della sinistra. E che la somma di tante differenze è la forza di un Partito.

Al Partito di Cassino ha detto che anche Sarah Grieco è Pd, pure se non è scesa in campo a sostegno dell’elezione di Enzo Salera. E che nel Pd, nel suo campo largo, c’è spazio non solo per l’ex consigliera ma anche per tante altre sfumature. Il compito della politica, della buona politica, è quello di fare la sintesi tra le tante sensibilità della comunità.

Ci vuole coraggio e consapevolezza per compiere un gesto del genere. Esattamente quelli che Sara Battisti sfoderò quando due anni fa diede il via al Congresso provinciale del Pd: di fronte alle interminabili titubanze dei maschietti lei con una sola frase diede il via al ricambio nei vertici provinciali Pd; al termine di un’assemblea dei Giovani Democratici a Frosinone, dopo avere ascoltato l’intervento di Luca Fantini disse “Bene, per me il dibattito congressuale è iniziato oggi“. Fu l’avvio della valanga che ha portato Fantini alla guida del Partito.

Oggi ha sollevato un putiferio: che ha innescato nel Pd di Cassino quella riflessione che potrà portarlo a diventare il Partito Nuovo che Zingaretti immaginava.

Campionessa di Tauromachia

ROBERTA LOMBARDI

Roberta Lombardi

Non so se trovo più folle le valutazioni su Conte, che ha guidato due governi tra crisi economica e pandemica, o il fatto di rimetterci nella gabbia Rousseau“: non ha mai usato giri di parole, non lo fece con Pier Luigi Bersani nella celebre diretta streaming, non lo ha fatto ora rispondendo all’Adnkronos. L’assessore regionale del Lazio Roberta Lombardi, componente del Comitato di garanzia M5S, ha detto a brutto muso a Beppe Grillo cosa pensa delle sue parole contro Giuseppe Conte.

Di più ancora: “In ogni caso non condivido una virgola di quel post“.

 Il post di Beppe Grillo praticamente mette Giuseppe Conte alla porta del M5s. Parole inequivocabili “Non possiamo lasciare che un MoVimento nato per diffondere la democrazia diretta e partecipata si trasformi in un partito unipersonale governato da uno statuto seicentesco”. 

Quello di Roberta Lombardi non è un No: è molto di più, il segnale di uno strappo profondo e doloroso che il M5S rischia di subire. Soprattutto da parte di quella che viene considerata l’ala più contiana dei Cinque stelle. 

FLOP

BEPPE GRILLO

Giuseppe Conte e Beppe Grillo (Foto: Paolo Cerroni / Imagoeconomica)

In politica, come nella vita, bisognerebbe accontentarsi di vincere. Non di stravincere. Beppe Grillo aveva già umiliato politicamente Giuseppe Conte al cospetto dei gruppi parlamentari. (leggi qui Te li do io i Cinque Stelle. Grillo umilia Conte. E ora cambia tutto).

L’ex premier ha risposto dicendo che non intende fare il prestanome. E allora Grillo ha  pensato bene di far vedere che è lui che comanda, spiegando che Giuseppe Conte non ha visione politica e che ai Cinque Stelle non serve il principe azzurro.

C’è un piccolo particolare però: è stato Grillo a volere Conte presidente del consiglio quando c’è stata la frattura tra Cinque Stelle e Lega di Matteo Salvini. Ed è stato sempre Grillo a indicare l’avvocato del popolo come possibile capo politico di un Movimento da rifondare. Quando però ha capito che Giuseppe Conte e Rocco Casalino puntavano alla leadership vera, allora il fondatore e garante si è messo di traverso.

Ma nemmeno in questo c’è visione politica. A questo punto è evidente che in ogni caso diversi parlamentari pentastellati seguiranno Giuseppe Conte. E in questi anni in tantissimi se ne sono andati. Per far vedere urbi et orbi che è lui il capo supremo, Beppe Grillo espone il Movimento ad una scissione che cambierà tutto: equilibri, rapporti e perfino il peso nel Governo e nella maggioranza.

Dopo di me il diluvio. Universale però. 

ANTONIO TAJANI

Antonio Tajani

Il coordinatore nazionale di Forza Italia disfa di notte la tela che Silvio Berlusconi fa finta di cucire di giorno. In un gioco delle parti che francamente non potrebbe essere più banale e telefonato.

Oggi Tajani ha detto che prima bisogna fare le riforme e poi la legge elettorale. E che nel 2023 il centrodestra dovrà avere un assetto da Partito unico. Melina. Fuffa. La realtà è che all’interno di quel che resta di Forza Italia hanno fatto capire a Berlusconi e Tajani che nel caso di federazione con la Lega se la sarebbero cantata e suonata da soli.

Non è neppure un caso che con riferimento ad un possibile asse con la Lega, Berlusconi abbia evocato la prospettiva della Cdu tedesca. Per farsi rispondere no da Matteo Salvini. Come è puntualmente avvenuto.

Forza Italia in realtà non può muoversi perché i parlamentari e i ministri non seguono più Silvio Berlusconi. E’ quest’ultimo ad avere bisogno di loro per esistere politicamente in questa fase. Non viceversa. Antonio Tajani in tale quadro è l’avvocato di una causa persa.

Penelope virtuale.