Top e Flop, i protagonisti del giorno: 30 giugno 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

FRANCESCO BORGOMEO

Da sinistra: Adriano Costantini Vice Presidente Europa Ecolab Nalco, Francesco Borgomeo CEO Plasta Rei, Emilia Brunotti, responsabile personale Ecolab Italia, Gabriele Piva, Ad Nalco Italia

Ha dichiarato guerra alla plastica che inquina: quella che soffoca i mari o viene interrata perché non si può riciclare. È un’infinità: circa l’84% della plastica non viene avviato ad una seconda vita perché nel riciclo si perde la qualità. Fino ad oggi. Perché Francesco Borgomeo, il profeta della Circular Economy, il creatore della prima Circular Factory in Italia ha deciso di comprare la Nalco di Cisterna di Latina dal colosso americano Ecolab (oltre 150 impianti nel mondo). (Leggi qui Borgomeo scommette sulla plastica del futuro).

Nalco è un pezzo della storia industriale pontina. Dopo 70 anni di attività non era più strategica. Borgomeo ha un piano di riposizionamento che la metterà al centro della nuova produzione ecologica della plastica. Ha sviluppato un metodo che consentirà il recupero del 100% della plastica, attraverso un procedimento chimico: esattamente il settore nel quale le maestranze Nalco sono ben specializzate.

Ad Anagni si discute dell’impianto con cui estrarre metano bio dagli avanzi di cucina che verrebbe realizzato dal Gruppo A2A, con la partecipazione di Saf e del gruppo Saxa; un progetto pianificato da Borgomeo che è riuscito ad attrarre il gigante pubblico lombardo (A2A ha 13mila dipendenti con un fatturato di 7,3 miliardi di euro). (leggi qui Il campo di lavanda intorno agli impianti A2A che qui spaventano).

In provincia di Latina meno chiacchiere: va in scena un altro tassello della vera transizione ecologica. L’industria del futuro passa tutta da lì. Borgomeo lo ha capito prima.

Green Borgomeo

FRANCESCO DE ANGELIS

Francesco De Angelis

Domani mattina l’assemblea del “suo” Consorzio Asi voterà l’adesione all’ente unico regionale. Francesco De Angelis, presidente del primo e commissario-futuro presidente del secondo, non è soltanto il “collegamento” fra le due realtà.

È l’anima. Quando ha raggiunto la guida dell’Asi ha messo in campo un programma ambizioso. Che solo lui poteva realizzare: perché se metti Francesco De Angelis su una sedia a governare un interruttore delle luci, quel lampadario prima o poi sarà il centro dei destini del Mondo.

In quel programma c’era pure una nuova sede di rappresentanza dell’ente. E infatti la struttura è un fiore all’occhiello dell’edilizia legata agli enti locali. Ora però si apre una fase nuova, avvincente e sicuramente importante. Oggi c’è stato il via libera del Roma-Latina. Poi seguiranno gli altri.

Francesco De Angelis sarà presente ovunque, per far capire che siamo in presenza di un’occasione di rilancio unica. Ed è lui a tenere tutto insieme: le radici locali e la dimensione regionale, le esigenze urbanistiche del territorio e la vocazione da Recovery Fund del nuovo soggetto. Una sfida più affascinante di quelle da assessore regionale ed europarlamentare.

Sogna ragazzo sogna.

PAOLO ORNELI

Paolo Orneli (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

“Resta lo stupore per l’astensione di Roma Capitale e della Città Metropolitana al momento del voto: una scelta incomprensibile di cui non si capiscono le ragioni, anche perché nei mesi scorsi era stato costruito un ampio percorso di confronto con tutti gli interessati per illustrare l’importanza e i vantaggi della nascita del nuovo ente unico”. Firmato Paolo Orneli, assessore regionale allo sviluppo economico.

In realtà Orneli non era affatto stupito. Ma ha voluto rimarcare la scelta di Virginia Raggi di cercare di mettersi di traverso ad ogni iniziativa della Regione Lazio. Per far capire alla sindaca di Roma che il pressing non si ferma neppure per un attimo. Pochi se ne stanno rendendo conto, ma il risultato delle comunali della Capitale segnerà un punto di svolta nelle dinamiche politiche italiane. Al ballottaggio si profila, secondo tutti i sondaggi, una sfida tra Enrico Michetti (centrodestra) e Roberto Gualtieri (centrosinistra).

Se l’ex ministro del Pd dovesse vincere, il merito sarebbe quasi interamente della squadra di Nicola Zingaretti, di Goffredo Bettini, di Bruno Astorre ma soprattutto di Claudio Mancini. E a quel punto nel Pd molti equilibri potrebbero cambiare. Paolo Orneli è stato bravissimo a mettere in evidenza quel particolare.

Fuoriclasse.

FLOP

VIRGINIA RAGGI

Virginia Raggi (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Le manca il terreno politico sotto i piedi. La resa dei conti nel Movimento Cinque Stelle le ha fatto venir meno, contemporaneamente, il sostegno di Beppe Grillo e di tutti gli altri big, impegnati a sopravvivere politicamente provando ad evitare la scissione di Giuseppe Conte.

Virginia Raggi è stata quella che si è battuta esclusivamente in una logica “contro”. Evitare cioè la candidatura a sindaco di Roma di Nicola Zingaretti. Il quale però si sta “vendicando” in ogni modo.

La sindaca ormai sta vedendo le streghe. Rischia il commissariamento sui rifiuti e perfino su un tema come quello del Consorzio industriale unico ha cercato di distinguersi con un’astensione che sinceramente non produce alcun risultato concreto. E’ letteralmente “accerchiata” dai Democrat di Zingaretti ed è stata lasciata sola dai vertici pentastellati. Se dovesse restare fuori dal ballottaggio il fallimento politico sarebbe senza precedenti.

Un sindaco uscente di Roma che non arriva neppure al secondo turno. Ma è proprio questa la direzione che sta prendendo la partita.

Sull’orlo di una crisi di nervi.

VITO CRIMI

Vito Crimi (Foto Livio Anticoli / Imagoeconomica)

La ricostruzione del Corriere della Sera è “terribile” nella sua crudezza. Vito Crimi, capo politico reggente del Movimento Cinque Stelle, comunica a Beppe Grillo l’intenzione di voler pubblicare lo statuto redatto da Giuseppe Conte. “Fallo. E sei fuori”: questa la risposta del garante-fondatore. Più che verosimile.

Nelle ultime ore Crimi ha fatto sapere di essere in fase di riflessione sull’opportunità di lasciare il Movimento. Anche perché, a suo dire, non si può votare su Rousseau. In realtà però il punto politico è semplice: Giuseppe Conte e Vito Crimi hanno la forza di strappare e poi fondare un altro partito? Perché Beppe Grillo la forza di andare fino in fondo nella conta l’avrà.

La sensazione è quella che più di qualcuno pensava che Grillo fosse fuori gioco perché preso da altre vicende. A cominciare dalla preoccupazione per la decisione che verrà presa sull’ipotesi di rinvio a giudizio del figlio Ciro. Invece Beppe Grillo ha dimostrato che non intende farsi buttare fuori da casa sua. Magari escono gli altri.

Vito Crimi ha scoperto improvvisamente che perfino lui è sacrificabile per il garante.

Travolto da un insolito destino in un azzurro mare di giugno-luglio.

ROBERTO DE DONATIS

Floriana De Donatis tra Lino Caschera e l’assessore Veronica Di Ruscio

Anche la cugina gli ha voltato le spalle. Non è una tragedia familiare ma politica. Il sindaco uscente di Sora Roberto De Donatis è stato abbandonato anche dalla consigliera civica Floriana De Donatis che in questi anni ha contribuito in modo decisivo a tenere in piedi la maggioranza. (Leggi qui “Ciao Robé”, pure Floriana molla il sindaco).

In un faccia a faccia avvenuto in municipio gli ha detto che non si sarebbe immolata per lui una seconda volta, dando per certa una sconfitta elettorale. Detto e fatto: è andata allr riunione del centrodestra unito che sosterrà l’elezione a sindaco dell’oculista Giuseppe Ruggeri.

Il sindaco uscente, poco alla volta, ha perso tutti i gruppi della sua maggioranza. In pochi mesi si è polverizzata, eccezione fatta per Patto Democratico. Roberto De Donatis, come se nulla fosse, va avanti: da qualche giorno tiene una finestra quasi quotidiana sulla sua pagina Facebook per dire ai cittadini i risultati ottenuti in cinque anni.

Un finale che non può nemmeno essere paragonato a La caduta, la straordinaria pellicola che racconta le ultime ore nel Führerbunker di Berlino: lì almeno un po’ di generali erano rimasti. Qui nemmeno la truppa.

Un uomo da solo al comando