Top e Flop, i protagonisti del giorno: 7 aprile 2021

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore

Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore.

TOP

ENRICO LETTA

Una giornata impegnativa che però ha fatto segnare un punto di svolta importante in serata. Ricostruiamola.

Il neo segretario del Pa Enrico Letta ha incontrato il leader di Italia Viva Matteo Renzi, quello che, da segretario dei Democrat, lo aveva mandato a casa per prenderne il posto a Palazzo Chigi. Il famoso #enricostaisereno. I due si sono trovati d’accordo sul sostegno a Mario Draghi (ci mancherebbe altro), ma sono divisi sul rapporto con il Movimento Cinque Stelle (ci mancherebbe altro).

Enrico Letta (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

Poi c’è stata la mobilitazione dei circoli del partito nel Lazio: 300 sezioni (70 della provincia di Frosinone) che si sono confrontate sulla piattaforma politica proposta da Letta. Numeri importanti perché sottolineano una voglia di partecipazione e di confronto ai tempi del Coronavirus. Non era scontato. (Leggi qui Pd allo specchio: 300 circoli si confrontano sulle tesi Letta).

Ma il magistrale colpo di fioretto è arrivato, come detto, in serata. Quando Enrico Letta, a proposito del rapporto con i Cinque Stelle, ha detto che la leadership dell’alleanza la decideranno gli elettori. Nel senso che saranno questi ultimi, con i loro voti, a dire chi dovrà mettersi al timone tra lo stesso Letta e Giuseppe Conte.

Per la prima volta da tre anni a questa parte il Pd dimostra di non dare per scontata la guida di Conte. Spezzando la subalternità ai Cinque Stelle.

#giuseppistaisereno.

MATTEO RENZI

Il coraggio non gli è mai mancato. Lo ha dimostrato anche oggi quando ha spiegato che la moglie Agnese è risultata positiva al Coronavirus pur avendo ricevuto la somministrazione della prima dose di vaccino. Ma aggiungendo subito dopo che la vaccinazione va assolutamente fatta perché rappresenta l’unica vera arma contro il “maledetto virus”.

Matteo Renzi (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

In questo modo Renzi ha lanciato un messaggio che potrebbe diventare lo spot più forte per invogliare gli italiani alla profilassi. Per un motivo soprattutto: la vaccinazione impedisce l’evoluzione grave della malattia, che può portare alla morte, al ricovero in terapia intensiva e a sintomi complicati da gestire.

Sul piano politico, invece, le indiscrezioni si stanno moltiplicando: Matteo Renzi starebbe pensando a lasciare la guida di Italia Viva. Sarebbe l’ennesimo atto a sorpresa del fondatore di Italia Viva: il sì al Conte bis, la scissione, il dimissionamento di Giuseppe Conte, il contributo decisivo alla nomina di Mario Draghi premier. Renzi ha sicuramente preso atto del fallimento politico di Italia Viva.

Però al punto in cui si è arrivati, a Renzi del consenso interessa sempre meno. Probabilmente punta davvero alla nomina come segretario della Nato.

Cuore impavido.

FLOP

MARIO DRAGHI

Il colore che maggiormente gli si addice è il grigio. Ma non per l’attenuazione della figura politica, ma perché il grigio è l’abito perfetto per gli ambienti finanziari, quelli che Mario Draghi conosce come le sue tasche. Soltanto che adesso non è il Governatore di Bankitalia o della Bce. Adesso è il presidente del consiglio della Repubblica Italiana.

Mario Draghi (Foto via Imagoeconomica)

È stato chiamato a Palazzo Chigi per salvare il Paese. Ottenere e spendere bene le risorse del Recovery Fund sarà fondamentale. Ma prima bisognerà abbattere la curva dei decessi e dei ricoveri (soprattutto in terapia intensiva). Mentre contemporaneamente occorrerà arrivare in tempi rapidi a 500.000 vaccinazioni al giorno. Soltanto in questo modo si otterrà l’immunità di gregge e quindi il Paese potrà davvero riaprire.

Il punto però è proprio questo: la campagna di vaccinazione non decolla, le dosi non ci sono e troppe Regioni (non il Lazio) girano a vuoto.

La fase di Governo si articola in due fasi. La prima è quella del lavoro oscuro per ottenere risorse, fondi e dosi di vaccino. E su questo terreno Mario Draghi è come Maradona. Poi però c’è l’altra fase, quella della comunicazione ad un Paese reale stremato e al collasso. Sanitario, economico e nervoso.

Su questo piano Mario Draghi dovrebbe fare di più. Il grigio non basta, occorrono tonalità nette e rassicuranti. Altrimenti il rischio non è quello di perdere dosi di vaccino o fondi. Ma di perdersi il Paese.

Il troppo (aplomb) storpia.

VIRGINIA RAGGI

La sindaca di Roma è scivolata sulla Ryder Cup, la storica sfida che dal 1927 mette di fronte una selezione dei migliori giocatori statunitensi contro una composta da golfisti europei. Vecchio e nuovo continente si affronteranno nel 2023 e lo faranno a Roma. (Leggi qui Ciacciarelli e Raggi litigano sul trofeo di golf).

La sindaca Virginia Raggi si è precipitata a rivendicarne il merito. Con questo post: “La Ryder Cup 2023, il grande torneo di golf, si svolgerà a Roma”. Peccato che la Regione Lazio ci stesse lavorando dal 2018. Da tre anni. E che la sede del trofeo fosse stata fissata a Roma da ben sei anni.

Il consigliere regionale Pasquale Ciacciarelli (Lega) non credeva ai suoi occhi. E ha attaccato così la sindaca di Roma: “Fa sorridere il fatto che la sindaca di Roma Virginia Raggi scopra soltanto oggi che laRyder Cup 2023, si disputerà a Roma”.

Che dire? La fretta non aiuta mai. La sindaca Virginia Raggi non scorderà più il nome di Pasquale Ciacciarelli.

Messa in buca Pasquale.