Top e Flop, i protagonisti del giorno: giovedì 12 agosto 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di giovedì 12 agosto 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di giovedì 12 agosto 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

IGNAZIO PORTELLI

Ignazio Portelli, prefetto di Frosinone. (Foto: Stefano Strani)

Poteva limitarsi alle solite lettere standard, scritte in burocratese arcaico. Invece no: il Prefetto Ignazio Portelli ha voluto diffidare i Comuni di Ceccano, Patrica e Vico nel Lazio in modo forte e chiaro, spiegando che se le inadempienze non verranno colmate una volta per tutte si può procedere anche allo scioglimento dei consigli comunali.

I sindaci Roberto Caligiore, Lucio Fiordalisio e Antonio Guerriero non l’hanno presa bene, ma francamente non hanno molte alternative. Devono ottemperare. E di corsa: entro il 31 agosto occorrerà approvare i documenti contabili del 2020. Altrimenti game over e tanti saluti. (Leggi qui Portelli: «Sempre le solite pastoie». Caligiore: «Non è colpa nostra»).

Per quanto riguarda i passaggi chiave delle lettere, ce n’è uno significativo: “E’ incredibile che codesta Amministrazione comunale non abbia ancora provveduto in tal senso. Ed è incredibile che sia sempre nelle solite pastoie”.

Ignazio Portelli parla poco ma molto chiaramente. Non si nasconde dietro formule da Azzeccagarbugli di manzoniana memoria, non ha problemi a bacchettare i sindaci sui temi più vari. Ma soprattutto è attentissimo. Non farà sconti.

E quindi Caligiore, Fiordalisio e Guerriero dovranno sbrigarsi nella logica dell’obbedir tacendo. Portelli non scherza.

Severissimo.

NICOLA OTTAVIANI

Nicola Ottaviani

In qualità di presidente della conferenza sanitaria locale ha inviato una nota a tutti i sindaci della provincia per esternare la sua preoccupazione per l’impennata della curva dei contagi. Non si è nascosto Nicola Ottaviani, spiegando che le informazioni che stanno arrivando non sono affatto tranquillizzanti, che la pandemia è tutt’altro che superata, che non possono esserci distrazioni o sottovalutazioni di sorta.

Il sindaco è autorità sanitaria di primo livello nel proprio Comune. Quindi deve vigilare, segnalare, interagire, comunicare. Ha scritto Ottaviani: “La variante Delta, dilagante in questo periodo, sembrerebbe sia solo l’apripista rispetto ad altre, come la Lambda, attese per il prossimo mese, dinanzi alle quali non devono trarre in inganno i numeri dei bollettini quotidiani delle nuove diagnosi, sottostimati a causa delle città e dei paesi semivuoti o peggio ancora dei cittadini che, sintomatici, preferiscono optare per l’anamnesi o l’approccio terapico del fai da te”.

Nicola Ottaviani ha fatto benissimo, considerando anche il vento dei no vax che continua a soffiare forte nonostante sia dimostrato che l’unico argine è la vaccinazione.

Allarme preventivo.

FLOP

SALVINI-MELONI

Matteo Salvini e Giorgia Meloni (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Stavolta Claudio Durigon rischia davvero di non rimanere nel ruolo di sottosegretario al Mef.  Il Pd presenterà una mozione di sfiducia che verrà messa ai voti, ma non è solo questo. Il premier Mario Draghi potrebbe decidere di chiedere un passo indietro a Durigon e anche nella Lega non mancano i malumori, specialmente lungo l’asse formato da Giancarlo Giorgetti e Luca Zaia.

Il punto in realtà non è rappresentato soltanto dalle parole di Claudio Durigon sull’intitolazione del parco di Latina ad Arnaldo Mussolini. Il punto sta nel non aver considerato che in Italia non si può certamente bypassare la memoria di giudici antimafia come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. (Leggi qui Il caso Durigon infiamma anche lo scontro editoriale).

Ma il punto sta soprattutto nel fatto che la destra di questo Paese continua a non prendere le distanze in maniera netta da un passato indifendibile e da un presente non sdoganabile. I leader della Lega (Matteo Salvini) ma anche di Fratelli d’Italia (Giorgia Meloni) potevano prendere le distanze dal fascismo e da Arnaldo Mussolini (la storia del quale va conosciuta, a prescindere dal ruolo del fratello Benito).

Potevano dire che non c’è paragone tra l’intitolazione a Falcone e Borsellino e quella a Mussolini. Potrebbero cominciare a dire che il ventennio fascista è stata una iattura per l’Italia e che quell’ideologia non può stare neppure ai margini del perimetro costituzionale. Ma perderebbero diversi voti.

Potevano dire che Durigon ha sbagliato, invitandolo a chiedere scusa. Invece no. Perché in questo Paese la destra continua ad ammiccare a chi ha nostalgia di un passato che ha rovinato l’Italia, a fare il saluto romano, a non prendere le distanze dalle manifestazioni di Casapound e più in generale da un elettorato di estrema destra. Ma così la destra non potrà mai davvero pensare di accreditarsi nelle Cancellerie europee per governare uno dei maggiori Paesi dell’Occidente.

Il fascismo è tra le peggiori pagine della storia italiana. Lo dice la Storia. Occorre prendere le distanze una volta per tutte. Invece prevalgono i silenzi.

Fermi al passato.

VIRGINIA RAGGI

Virginia Raggi (Foto Livio Anticoli / Imagoeconomica)

Avanti con coraggio”: questo lo slogan scelto da Virginia Raggi per la campagna elettorale. C’è il colore giallo del Movimento, ma non il simbolo dei Cinque Stelle. Basterebbe questo per rendersi conto dell’isolamento politico della sindaca.

Il leader pentastellato Giuseppe Conte è stato “costretto” a mandare una smentita sul fatto che non è certo che sostiene Roberto Gualtieri (candidato del Pd), ma la Raggi. In realtà la sindaca è isolata e dopo cinque anni di amministrazione i Cinque Stelle a Roma sono divisi in almeno sei o sette correnti diverse.

Nel 2016 la vittoria di Virginia Raggi spianò la strada al Movimento, che due anni dopo conquistò la maggioranza relativa in Parlamento. Adesso di quella stagione non c’è più traccia. E l’emergenza dei rifiuti di Roma fotografa il fallimento di un’Amministrazione che ha sempre e soltanto cercato lo scaricabarile nei confronti della Regione.

Nel logo scelto da Virginia Raggi c’è tutta la trasformazione politica di un Movimento che rischia percentuali da prefisso telefonico alle prossime amministrative.

Sola e neppure al comando.