Top e Flop, i protagonisti del giorno: lunedì 20 settembre 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di lunedì 20 settembre 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di lunedì 20 settembre 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore.

TOP

NICOLA ZINGARETTI

Nicola Zingaretti e Virginia Raggi (Foto: Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica)

Da anni la Regione Lazio è in prima linea per ridare vita ai beni confiscati alla mafia, insieme alle associazioni e ai comitati di Roma. Per questo motivo il presidente Nicola Zingaretti ha affermato: “Quella pronunciata dal Tribunale di Roma è una sentenza storica che finalmente mette nero su bianco che Casamonica equivale a mafia ed è un segnale importante da dar eai cittadini del nostro territorio”.

La filosofia amministrativa di Zingaretti è sempre stata quella di garantire più servizi possibili nei quartieri per evitare che negli spazi vuoti possa infilarsi la criminalità organizzata. Ecco perché la sentenza di ieri rappresenta una vittoria anche politica da parte della Regione Lazio.

Il Governatore non sta sbagliando una mossa da mesi e anche per quanto riguarda la campagna elettorale di Roma rimane in regia con una efficacia straordinaria. E resta in trincea su tutti i fronti: dalla vaccinazione ai rifiuti.

Concentrato e lucido.

PIERPAOLA D’ALESSANDRO

Pierpaola D’Alessandro

Protagonista assoluta del meeting che si è tenuto ieri alla Bocconi di Milano. Pierpaola D’Alessandro, direttore generale della Asl di Frosinone, ha portato la sanità ciociara nel Sancta Sanctorum dell’eccellenza culturale italiana. Un risultato che non è esagerato definire storico, anche perché arriva sull’onda lunga di un’ottima gestione della pandemia. In un contesto, quello ciociaro, dove è sicuramente più complicato emergere rispetto alle metropoli e alle roccaforti del nord.

Il merito di Pierpaola D’Alessandro è quello di aver cambiato alla radice l’approccio metodologico e lavorativo all’Azienda Sanitaria. Esaltando le tante eccellenze che ci sono in termini di professionalità. Dal tracciamento alla campagna di vaccinazione, dalle telemedicina agli hub vaccinali, è stata costantemente un passo avanti. Nell’organizzazione e nei numeri.

E se in questo momento il virus in provincia di Frosinone circola meno rispetto ad altri contesto, il merito è proprio degli input arrivati da una manager ormai perfettamente integrata in un territorio che ha prima capito e poi amato.

Lode e bacio accademico. 

FLOP

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte e Beppe Grillo (Foto: Paolo Cerroni / Imagoeconomica)

Un selfie prima della tempesta. Così l’Huffington Post ha titolato un interessante e approfondito servizio sulla galassia dei Cinque Stelle. Giuseppe Conte, capo del Movimento, è atteso al varco all’interno dei Cinque Stelle dopo le amministrative. Perché tutti si aspettano risultati negativi.

Il fatto stesso che il Movimento non riuscirà a confermare Roma e Torino è un segnale di estrema difficoltà. Però non sarebbe intellettualmente onesto attribuire a Giuseppe Conte un arretramento che ormai va avanti da anni. Anche perché ci sono stati addii importanti (Alessandro Di Battista e Davide Casaleggio), oltre che un’emorragia senza fine di parlamentari.

Però Giuseppe Conte da quando è arrivato non ha dato alcun segnale. Non ha nominato i nuovi organismi, ha cercato una mediazione continua pensando forse di essere nella Democrazia Cristiana e non nel partito del Vaffa.

Ma soprattutto non si è mai sforzato di convincere sul serio Beppe Grillo e Luigi Di Maio. In questo modo non è entrato in sintonia con la pancia e con l’anima del Movimento. Sta provando a metterci la faccia in questo ultimo scorcio di campagna elettorale. Infine, non ha neppure accelerato su quella che resta l’unica strada: l’intesa con il Pd. Infatti le sole città dove i Cinque Stelle potrebbero intestarsi una parte di vittoria sono quelle dove il candidato sindaco è dei Democrat.

L’ex presidente del consiglio non ha mosso una foglia. Tanto valeva restarne fuori.

Assediato.

ENRICO MICHETTI

Non ha partecipato neppure all’incontro-confronto con gli altri candidati a sindaco organizzato dal quotidiano La Repubblica a Roma. Enrico Michetti, candidato sindaco del centrodestra a Roma, forse pensa di essere Chirac. Di non avere cioè bisogno né di relazionarsi né di far conoscere i programmi. (Leggi qui Sul palco per il confronto diretto: Michetti non va).

La ripetizione ossessiva del mantra che bisogna rivolgersi ai cittadini è sinceramente risibile. Si possono fare le due cose insieme. La realtà è che Enrico Michetti teme il confronto con Roberto Gualtieri, Virginia Raggi e Carlo Calenda perché in questa campagna elettorale è stata catapultato da Giorgia Meloni sull’onda lunga dell’effetto “tribuno della plebe”. Ma a Roma non è più tempo di tribuni. Servono amministratori capaci che affrontino le mille emergenze della Città eterna.

Matteo Salvini e Giorgia Meloni ci stanno mettendo la faccia per portare loro al ballottaggio Michetti. Poi però nell’uno contro uno non potranno aiutarlo. E a quel punto magari a non voler partecipare ai confronti sarà l’altro che arriverà al secondo turno. Un atteggiamento, quello di Michetti, che snobba le iniziative e ha il sapore della fuga. Anche perché dovrebbe spiegare il perché di tante candidature “singolari” nelle sue liste.

Ritirata disordinata.