Top e Flop, i protagonisti del giorno: lunedì 30 agosto 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di lunedì 30 agosto 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di lunedì 30 agosto 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

PIERPAOLA D’ALESSANDRO

Pierpaola D’Alessandro (Foto: Giornalisti Indipendenti)

Copertura vaccinale al 78% in provincia di Frosinone, addirittura più alta di quella della Regione Lazio, prima in Italia. E grande impegno per quanto riguarda la vaccinazione dei sanitari della Asl. Intanto soltanto 30 su 4.000 non si sono sottoposti a profilassi. Di questi 30 soltanto 2 sono stati sospesi, altri potrebbero esserlo nei prossimi giorni. Mentre 22 sono stati ricollocati in altre mansioni, non a contatto con il pubblico. (Leggi qui Sanitari No Vax: alla Asl via a sospensioni e trasferimenti).

In questo modo l’Azienda Sanitaria è riuscita a tenere insieme tutto: l’esigenza di applicare una norma e quella di distinguere tra le varie situazioni cercando in ogni caso delle soluzioni non traumatiche.

Mai nessuno aveva cambiato il volto della Asl come sta facendo Pierpaola D’Alessandro, che peraltro ancora non ha tagliato il traguardo del primo anno alla guida. Adesso la Asl si appresta a chiudere i grandi hub vaccinali, facendo da apripista anche per una nuova fase.

Sempre in anticipo. 

NICOLA OTTAVIANI

Per settimane non ha detto una parola in pubblico, ha sopportato ogni tipo di critica. Poi al momento opportuno il richiamo della foresta della sua anima democristiana è venuto fuori e allora il coordinatore provinciale della Lega ha vinto la partita interna su Sora sbaragliando il campo. Come? Con il simbolo.  (Leggi qui Lino e Maria Paola mollano: la spuntano Altobelli e Luca).

Facendo cioè capire a tutti che chi voleva avere rapporti con il Carroccio avrebbe dovuto trattare solo con lui, in qualche modo custode di quel simbolo. Nicola Ottaviani ha commissariato la sezione di Sora della Lega perché sapeva che Lino Caschera avrebbe potuto vincere la fase “destruens” di siluramento della candidatura a sindaco di Giuseppe Ruggeri. Ma poi nella fase “costruens” avrebbe dovuto avere la rappresentanza della Lega per concludere l’operazione.

Nicola Ottaviani ha rotto il giocattolo e lo ha fatto soprattutto per far capire che non esiste Lega in provincia di Frosinone al di fuori del perimetro tracciato da lui e pattugliato dal consigliere regionale e responsabile dell’organizzazione Pasquale Ciacciarelli.

Se Ottaviani non avesse ‘governato‘ alla fine la mina vagante Caschera, chiunque, in qualunque altro Comune della provincia, avrebbe potuto reclamare analogo diritto di far saltare un accordo regionale.

Non solo: in questo modo Ottaviani ha mandato un messaggio anche a Mario Abbruzzese, responsabile di Coraggio Italia ma mentore dello stesso Ciacciarelli. Un messaggio del tipo: “va bene tutto, ma certi giochi di sponda sono giustificati alla Regione, non ai tavoli politici del centrodestra”. E così ha fatto passare la candidatura a sindaco dell’avvocato Federico Altobelli.

Voce del padrone.

FLOP

NICOLA MOLTENI

Nicola Molteni (Foto: Stefano Carofei / Imagoeconomica)

È sottosegretario al Ministero dell’Interno e nella Lega è quello che maggiormente chiede le dimissioni del ministro Luciana Lamorgese, responsabile del Viminale. Quella che cioè gli ha dato le deleghe.

Nicola Molteni, esponente della Lega, è andato su tutte le furie perché all’interno di Forza Italia le ministre Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini hanno difeso la Lamorgese. Molteni ha detto che è strano l’atteggiamento di Carfagna e Gelmini. E’ dovuto intervenire Gianfranco Rotondi, ultimo dei talebani della Democrazia Cristiana (uomo che la politica la mangia a colazione, pranzo e cena), per fare notare che se c’è uno che dovrebbe dimettersi, quello è proprio Nicola Molteni. Perché essendo sottosegretario nel ministero guidato dalla Lamorgese, dovrebbe dare un seguito concreto alle critiche al capo.

Invece non lo fa e non lo farà, ben sapendo fra l’altro che Mario Draghi ha detto in innumerevoli occasioni che Luciana Lamorgese resterà al suo posto. Alla fine dei giochi ad essere rimasto isolato politicamente è stato Molteni. Con Gelmini, Carfagna e Rotondi a meravigliarsi del perché non sia lui a dimettersi.

Asfaltato. 

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte

Continua ad usare armi di distrazione di massa per evitare che ci si concentri su quello che potrebbe succedere tra poco più di un mese alle elezioni. Il Movimento Cinque Stelle rischia un ridimensionamento storico alle comunali di Roma, Torino, Milano, Bologna e chi più ne ha più ne metta.

Tranne un miracolo, stando ai sondaggi perderà Roma e Torino e questo già basterebbe e avanzerebbe per poter parlare di fallimento politico-amministrativo. Ma lui Giuseppe Conte sposta il tiro su come articolare i rapporti con il governo afgano dei talebani (compito che spetta al ministro degli esteri Luigi Di Maio) e adesso si è messo sulle barricate per difendere il Reddito di cittadinanza dall’assalto del centrodestra (unito) e di Italia Viva di Matteo Renzi.

Forse non ha realizzato che ora ha un altro ruolo, quello di responsabile politico del Movimento Cinque Stelle. Dovrebbe mettere la faccia nelle varie campagne elettorali, da Roma a Torino. Dovrebbe dare un nuovo assetto organizzativo ai Cinque Stelle. Invece continua a muoversi come se fosse ancora il premier. In quel ruolo c’è Mario Draghi, ma evidentemente Conte ha rimosso questo semplice dato di fatto.

Provi a ragionare sulla circostanza che una sconfitta ingestibile alle comunali potrebbe dare il destro a Beppe Grillo per provare a disarcionarlo dalla guida dei Cinque Stelle. Si concentri sul Movimento, la stagione del Governo è finita.

Se ne faccia una ragione.

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