Top e Flop, i protagonisti del giorno: martedì 10 agosto 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di martedì 10 agosto 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di martedì 10 agosto 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

TOP

BRUNO ASTORRE

Bruno Astorre (Foto: Paola Onofri / Imagoeconomica)

Da mesi nel Partito Democratico succede di tutto. Le dimissioni da Segretario di Nicola Zingaretti hanno scoperchiato il solito pentolone delle correnti. E il neo segretario Enrico Letta deve correre in lungo e in largo per spegnere gli incendi. Pensiamo al sostegno del presidente della Puglia Michele Emiliano al candidato sindaco di Casapound, pensiamo alle accelerazioni di Vincenzo De Luca in Germania, alle difficoltà del Partito alle comunali di Milano. Oppure alle rese dei conti in Toscana, dove peraltro lo stesso Enrico Letta si candida alle suppletive a Siena.

Ma nel Lazio è tutto sotto controllo, nonostante ci sia una fortissima competizione interna tra l’assessore alla sanità Alessio D’Amato e il vicepresidente della Giunta Daniele Leodori. Entrambi possibili candidati alla presidenza della Regione per il dopo Zingaretti.

Bruno Astorre, Segretario regionale e senatore, è il numero due di Dario Franceschini in AreaDem, la corrente vincente del Pd. Forse è per questo che conosce bene i meccanismi correntizi. Come segretario regionale interviene pochissimo, ma si fa sentire nei momenti opportuni. Per esempio a Roma, dove è stata la sua mediazione ad alto livello a favorire la candidatura a sindaco di Roberto Gualtieri.

Governa il partito più con i silenzi che con gli interventi.

Carismatico.

ROBERTO DE DONATIS

Roberto De Donatis

Voci “leggendarie” riferiscono che una vecchia volpe come Mario Abbruzzese non lo considera per nulla fuorigioco. Anzi, se le cose dovessero continuare così, un Roberto De Donatis lanciato, al ballottaggio potrebbe perfino ottenere il bis.

Qualche settimana fa sembrava politicamente spacciato. Cosa è successo? Di tutto. Hanno fatto e stanno facendo tutto gli altri però, lui si sta limitando a restare fermo.

Cominciamo dal centrodestra. Nessuno lo urla apertamente, ma gli “sherpa” che sussurrano ai cavalli (imbizzarriti) sono disposti a giurare che nel centrodestra i malumori nei confronti di Giuseppe Ruggeri si stanno moltiplicando in  progressione geometrica. E che nessuno ha voglia di risolvere la situazione. Pensavano di avere candidato un medico prestato alla politica e per questo facilmente manovrabile. Hanno scoperto a loro spese che invece è l’opposto di quanto speravano.

Delle due l’una quindi: o si ritira il candidato (e perché mai?) o lo si sostiene senza troppa convinzione (esattamente quello che è accaduto nelle scorse ore). (Leggi qui Il centrodestra sbatte i pugni. E salva la candidatura di Ruggeri).

Mentre nel centrosinistra il sostegno del vicepresidente della Provincia Luigi Vacana ad Eugenia Tersigni ha mandato all’aria le poche certezze del Pd. Al punto che lo stesso presidente della Provincia Antonio Pompeo  farà nulla per far cambiare idea a Vacana.

Nel Pd il messaggio del segretario Luca Fantini è stato chiaro: il nostro candidato è Maria Paola Gemmiti. Ma la frittata è stata fatta (da Vacana, con il silenzio-assenso di Pompeo).

Roberto De Donatis è rimasto fermo, come il cinese sulla sponda del fiume. (Leggi qui Eugenia, Luigi e la conta nel Pd).

Rientrato in gioco.

CLAUDIO FAZZONE

Foto: Imagoeconomica

Con due colpi di telefono ha assestato due colpi alle fondamenta delle campagne elettorali di Roma e Sora. Il coordinatore di Forza Italia nel Lazio Claudio Fazzone nella Capitale ha mandato a dire che «finora l’approccio alla campagna elettorale di Enrico Michetti è stato totalmente sbagliato». (leggi qui Fazzone suona la sveglia a Michetti: “Finora hai sbagliato tutto”).

A Sora ha letteralmente preso per il bavero la Lega accusandola di voler azzoppare il candidato unitario azzerando la credibilità del centrodestra (Leggi qui Il centrodestra sbatte i pugni. E salva la candidatura di Ruggeri).

Abilissimo nell’usare il fioretto, Claudio Fazzone è altrettanto capace di maneggiare la sciabola. Oltretutto con uno stato di servizio che gli consente di non avere timori reverenziali.

A Roma ha assestato i colpi con i quali rilanciare una campagna elettorale che sta assistendo al lento recupero degli avversari ed all’erosione del vantaggio con cui il centrodestra era Partito. A Sora ha assestato i colpi che hanno salvato la candidatura di Giuseppe Ruggeri e la faccia al centrodestra.

Occorreva uno pragmatico che dicesse in faccia ai protagonisti come stessero le cose. Fazzone non si è fatto pregare.

Il Potentissimo

FLOP

CLAUDIO DURIGON

Claudio Durigon (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

Tutti vogliono sfiduciare Claudio Durigon da sottosegretario al Mef: così ha titolato nelle ore scorse l’influente Huffington Post. Verrà presentata una mozione di sfiducia, che sarà votata dal Pd di Enrico Letta, dal Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte, da Leu e Articolo Uno di Pierluigi Bersani e Roberto Speranza.

Ma anche, probabilmente, da Forza Italia. O perlomeno da una parte di Forza Italia, considerando la netta presa di posizione di Elio Vito. Il tutto per la proposta di Claudio Durigon di reintitolare il parco di Latina alla memoria di Arnaldo Mussolini. Togliendo quindi la dedica ai giudici antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. (Leggi qui «Ridateci il parco Mussolini»: e su Durigon si scatena la polemica bis).

Una scivolata tremenda sul piano politico e mediatico da parte di Durigon. Vero che il Mussolini richiamato è Arnaldo, non Benito. A chi interessa? Vero che il parco è stato già intitolato a Mussolini. Ma chi lo sa? La realtà è che Claudio Durigon è nel mirino di Cinque Stelle e Pd da mesi. La volta scorsa, dopo il servizio giornalistico di Fanpage, è intervenuto il premier Mario Draghi a blindarlo. Ma sull’antifascismo non potrà farlo.

Matteo Salvini proverà a blindarlo, ma una conta in aula (a scrutinio segreto) potrebbe mettere in crisi tutta la maggioranza. Claudio Durigon stavolta rischia di non superare la nottata.

Al centro del mirino.

ENRICO MICHETTI

Giorgia Meloni si è pentita di averlo candidato a sindaco di Roma. Matteo Salvini si è pentito di aver dato il via libera. Enrico Michetti non convince il centrodestra, ma a questo punto bisogna sostenerlo.

Claudio Fazzone, senatore e coordinatore regionale di Forza Italia, ha esperienza da vendere. Nelle ore scorse Fazzone ha detto che Enrico Michetti è il candidato giusto, ma finora l’approccio alla campagna elettorale è stato totalmente sbagliato. Una legnata terribile. Poi Fazzone ha aggiunto che occorre maggiore presenza sul territorio e  che bisogna conoscere la città. Ha spiegato Fazzone: “Non c’è stata grande organizzazione e in questo ci sono responsabilità anche da parte dei partiti della coalizione”. Aggiungendo che non basta andare alle iniziative dei singoli candidati, ma che durante la giornata bisogna incontrare associazioni, categorie produttive, gruppi di cittadini, anche per stilare un programma che non dia l’impressione di essere calato dall’alto. Come dire: manca l’abc.

Ma poi Fazzone ha sganciato il siluro  maggiore quando ha affermato di valutare positivamente la decisione di inserire Luigi Di Gregorio nel team di Michetti. Soprattutto per comunicazione e organizzazione. Di Gregorio ha curato le campagne elettorali di Gianni Alemanno e Renata Polverini. Un modo elegante per dire che adesso Enrico Michetti deve limitarsi a fare quello che gli diranno di fare sul piano politico.

La ricreazione è finita.

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