Top e Flop, i protagonisti del giorno: mercoledì 15 settembre 2021

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di meroledì 15 settembre 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

Top e Flop. I fatti ed i protagonisti di meroledì 15 settembre 2021. Per capire cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore.

TOP

FRANCESCO STORACE

Francesco Storace (Foto: Stefano Carofei / Imagoeconomica)

In effetti un ciociaro che ha avuto il coraggio di difendere Claudio Durigon in splendida solitudine c’è: Francesco Storace. (Leggi qui Lo strano caso di mister Quota 100).

L’ex presidente della Regione Lazio e già ministro della Sanità è nato a Cassino. Adesso è il vicedirettore del quotidiano Il Tempo, ma a prescindere dal ruolo, è un esponente di destra e soprattutto un uomo vero. E’ stato tra i pochi a dire che lo scivolone sulla reintitolazione del parco di Latina alla memoria di Arnaldo Mussolini non era certo l’attentato alle Torri Gemelle. Ma in particolare aveva capito dove voleva arrivare l’intera operazione: cioè a mettere all’angolo Matteo Salvini oltre che Claudio Durigon.

È quello che sta succedendo adesso, con il Capitano assediato nel suo stesso Partito e con Durigon costretto a rimanere una ventina di passi indietro. D’altronde Francesco Storace è stato quello che ha ha attaccato Gianfranco Fini quando era fortissimo e in auge, non dopo che era finito nel dimenticatoio. Non si è smentito neppure in questa occasione e ha nel dna la capacità di nuotare controcorrente.

Lucido e coraggioso.

STEFANO CECCARELLI

Stefano Ceccarelli

Il presidente di Legambiente Frosinone Stefano Ceccarelli ha detto una cosa rivoluzionaria nella sua semplicità: l’ambientalismo a colpi di no serve a poco se poi non c’è un orizzonte del sì. Nel senso che si può certamente dire che un progetto non va bene, a patto però di delineare un’alternativa seria e credibile. (Leggi qui Battiamo le mani a Greta ma l’egoismo ci seppellirà).

Ha parlato di “ancestrale riluttanza verso il cambiamento che tira il freno a mano” e di un “attivismo ambientalista meramente divulgativo delle catastrofi assortite a cui stiamo andando incontro, che porta applausi e pacche sulle spalle, ma non sposta di una virgola lo status quo”. Tradotto: si sale sulle barricate in modo pregiudiziale, magari perché fa chic. Non ci si pone il problema che nel 2021 il mondo è cambiato e che occorrono soluzioni all’altezza anche in campo ambientale. Ha ribadito che ci si limita a demonizzare e a distruggere senza costruire e senza assumersi la responsabilità di decidere in modo ragionato.

Ha spiegato Stefano Ceccarelli: “E’ dunque una vera e propria tenaglia quella che stringe in una morsa i coraggiosi che si sporcano le mani declinando i sì necessari e sforzandosi di cercare vie di uscita praticabili e desiderabili alla crisi ecologica, vie che sappiano essere strette come sentieri impervi e inevitabilmente foriere (come tutte, del resto) di rischi”. E ha parlato, con coraggio, di “novelli savonarola anti-biodigestori”. Perché il dibattito che alcuni apprendisti stregoni stanno alimentando contro il progetto del biodigestore di Anagni e quello di Frosinone è davvero surreale e sganciato da ogni tipo di evidenza progettuale e scientifica.

Il numero uno di Legambiente ha un curriculum di primo livello. Parla a ragion veduta. L’ambiente si salvaguarda con progetti moderni che riducono l’impatto, non certamente con i no che non cambiano nulla e che alla fine si rivelano un boomerang per il territorio.

Petto in fuori e testa alta.

FLOP

DI BATTISTA – CASALEGGIO

Davide Casaleggio e Alessandro Di Battista (Foto: Stefano Carofei / Imagoeconomica)

L’ex enfant prodige del Movimento Cinque Stelle ha espresso questo concetto. Siccome, dice lui, nel Movimento lo vogliono far rientrare, soprattutto Giuseppe Conte, non pensassero di uscire dal Governo due mesi prima della scadenza naturale e poi chiamarlo per prendere i voti. Lui non ci starebbe.

Ora, Alessandro Di Battista è uscito dal Movimento e in precedenza non si è ricandidato alla vigilia del massimo successo (storico) dei pentastellati, il 4 marzo 2018. Quindi ha tenuto un profilo di critica verso ogni decisione dei suoi ex compagni di Partito. Dopo che in sostanza aveva perso il derby con Luigi Di Maio. Infine, ha avuto il coraggio di lasciare un Movimento nel quale non si riconosce più. E però dal minuto successivo ha sentito il richiamo della foresta. Vorrebbe rientrare, pretendendo che i Cinque Stelle lascino la maggioranza che sostiene Mario Draghi.

Luigi Di Maio e Beppe Grillo non ci pensano proprio. E nei Cinque Stelle sono loro che comandano. Non Giuseppe Conte. Di Battista è sicuro che perlomeno l’ex premier intende farlo rientrare davvero?

Quanto a Davide Casaleggio, per il momento è letteralmente scomparso dalla scena politica e nessuno si ricorda della piattaforma Rousseau. Cancellata da un progetto alternativo, sviluppato da un team partito dalla provincia di Frosinone (Leggi qui Giovanni Di Sotto, l’uomo che ha fatto dimenticare Rousseau).

Sic transit gloria mundi.

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini a Frosinone

Gli spazi si stanno restringendo, ma lui, il Capitano della Lega va avanti nella sua posizione “contro” l’estensione del Green pass. E “contro” tutto il resto. Il problema è che il suo interlocutore non è più Mario Draghi. I suoi interlocutori sono i vari Giancarlo Giorgetti, Luca Zaia, Massimiliano Fedriga, Attilio Fontana.

C’è un Carroccio di Governo che condivide e attua nei territori che amministra tutto quello che il Governo Draghi sta mettendo in campo nella lotta al Covid. E questo vuol dire che c’è una parte di Lega (forse maggioritaria) che nella sostanza pensa che il leader parli ormai a titolo personale.

Lui non riesce a ribaltare questa dialettica interna perché preoccupato dell’avanzata dei Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni a destra. Inoltre, insistendo nella richiesta di dimissioni del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, fa emergere in modo clamoroso che i suoi desiderata non sono condivisi da nessuno. E che quindi è minoritario nella maggioranza di governo. Infine, con l’autoisolamento è caduto nella trappola di Enrico Letta.

Disastro su tutti i fronti.